Ma il referendum non era stato la Waterloo di Renzi e del Pd? Tre quarti degli italiani uniti a votare contro di loro? Se si guardano i sondaggi degli ultimissimi giorni parrebbe proprio di no: il Pd resta il primo partito italiano e anche la fiducia nei confronti di Renzi rimane forte. E allora? Che sta succedendo veramente? “C’è una evidente cristalizzazione del quadro politico” spiega a ilsussidiario.net il sondaggista Nicola Piepoli: “di fatto dopo il voto tutto o quasi è rimasto come prima”. Il motivo? “Il fatto che il Partito democratico oggi in Italia è l’unico ad avere una classe dirigente forte, un seguito di popolo, una leadership, tutte cose che mancano ai suoi rivali, da Grillo a Salvini a Berlusconi. E davanti a una crisi economica che perdura implacabile la gente va da chi ha esperienza e leadership, tanto è vero che a Roma i 5 stelle, incapaci di muoversi, hanno perso il 4%”.
Pare che dopo la botta del referendum il Pd sia sempre il primo partito, seguito a ruota dal M5s. Lei conferma? Tutto come prima insomma?
Non solo, anzi, il vero vincitore del referendum è proprio il Pd che si è rafforzato.
Ma quel 60% di italiani che ha votato contro Renzi?
Non era infatti un voto contro il Pd e neanche contro Renzi in quanto tale, era un voto contro quello che lui sosteneva. Non è stato bocciato un partito, è stata bocciata una proposta politica.
Però è difficile spiegarsi lo stesso questo consenso di cui continua a godere il Pd.
E’ un consenso maturato dal fatto che questo è l’unico vero partito nel senso puro del termine che c’è oggi in Italia. La gente allo sbando va dove vede che c’è un gruppo di leader, non va dai 5 stelle che si comportano come dei bambini. La gente si rivolge a persone con esperienza che sanno cos’è la politica e il futuro delle persone. Siamo ancora dentro una crisi economica spaventosa: da chi dovrebbe andare la gente?
Fatti come quelli di Roma stanno penalizzando i 5 stelle, è così?
A Roma negli ultimi giorni hanno perso il 4% delle preferenze. E a Roma, anche se è sempre stata la cosiddetta patria nazionale della destra, la gente non va neanche più a destra, ma va dal Pd. La destra non ha capi credibili. Ovviamente il mio è un estremismo comunicativo, stiamo parlando di livelli marginali, di cellule di scontenti che comunque tornano a guardare al Pd come unica offerta politica credibile.
Però il M5s è sempre il secondo partito italiano.
Sì, ma il voto non va al leader, non è merito di Grillo, che non è una guida politica. Il voto è concentrato su un movimento dello scontento, è il movimento che attira le persone, non Grillo.
E Berlusconi? Con il referendum Forza Italia è tornata a crescere.
Un conto è passare dal 12 al 13%, un altro dal 27 al 28. Sono due cose ben diverse. A Berlusconi manca il popolo; prima lo costruisca, poi potrà dire di essere un grande leader. Il popolo oggi sta col Pd.
Il popolo non sta neanche con la Lega?
Direi proprio di no, siamo intorno al 12%. La Lega è mal distribuita a livello nazionale, è un sedicente partito nazionale, in realtà è solo un partito macro-regionale.
Come pensa si possa evolvere l’assetto politico se si torna al Mattarellum, come Renzi ha auspicato, e anche Salvini?
Il Mattarellum sostanzialmente è molto simile alla prassi elettorale inglese, mette in palio il 75% dei seggi di tipo unoniminale. L’Italia è divisa in 475 di questi, in ciascuno si elegge un candidato che abbia un voto in più rispetto al secondo. Poi c’è il proporzionale, il 25% rimanente, che viene calcolato con un sistema elettorale sviluppato nella Germania dell’800 che in sostanza calcola i resti: si elimina chi ha avuto pochi voti, si contano i voti non sul totale dei seggi ma sul totale + 2 e si eliminano i resti. E’ una legge di tipo democratico, l’elettore vota il proprio candidato con l’uninominale e poi per il proporzionale c’è una divisione tra i partiti.
Chi si può avvantaggiare con questo sistema?
Le forze che a livello locale ottengono un voto in più, capitava al Pci, poi al Pd e lo stesso con Berlusconi. Così è successo nelle due elezioni fatte con il Mattarellum. Si sapeva chi vinceva e chi perdeva, senza trucchetti o maggioranze prestabilite. E’ una legge meritocratica, dove vince il migliore. Non per niente autore di questa legge è l’attuale presidente della Repubblica. Il Porcellum è una schifezza e l’Italicum è fatto per proteggere qualcuno, ma non il futuro degli italiani.
E le grandi coalizioni?
Oggi la sinistra sarebbe vincente.
Se non si vota in primavera, se Gentiloni dura, il tempo che passa chi penalizza di più?
Se si aspetta e si va avanti col tempo, il centrodestra ha la possibilità di costruire la leadership che oggi non ha e dunque si avvantaggia. I 5 stelle rimarranno quello che sono, non hanno leader e non vogliono alleanze, hanno già raggiunto il loro massimo storico. Il Pd oggi ha in mano un’occasione unica, probabilmente non se ne rendono conto neanche loro. Se continuano a litigare all’interno ne pagheranno il prezzo.