La legge italiana che vieta la pubblicazione di sondaggi elettorali ha pochi paragoni al mondo, solo qualche paese africano la supera vietandone la pubblicazione per tutta la durata della campagna elettorale. In Italia i sondaggi sono vietati nei 15 giorni precedenti il voto, in Francia ad esempio solo nelle 24 ore precedenti. Chi la viola paga multe da un minimo di 25 euro a un massimo di 250mila. Il motivo? La diffusione dei sondaggi potrebbe influenzare gli elettori. Ma siamo in Italia e fatta la legge gabbato il santo. Diversi siti infatti pubblicano sondaggi camuffati, dedicandoli alle corse dei cavalli o a quelle delle macchine o addirittura al prossimo conclave. Si usa un linguaggio in codice che permette di capire nel caso del referendum di domani che percentuale abbia il sì o il no. Sul sito You Trend ad esempio sono stati resi noti i sondaggi relativi alle modifiche della legge fondamentale dello Stato Vaticano: secondo il sondaggio sarebbero in vantaggio i contrari, cioè i no. Chicca finale: “saranno decisivi i voti dei nunzi apostolici all’estero”…



Quando è che si dice il sì più importante della vita? Al giorno del proprio matrimonio ovviamente. Ma se questa cerimonia capita prima di referendum in cui il quesito è tra sì e no, quando per legge è vietato fare propaganda, è ovvio che si possa pensare a infrazione della legge. E’ quello che è successo stamattina al comune di Firenze, dove il sindaco Dario Nardella, rendiamo doc e quindi schierato per il sì, ha celebrato un matrimonio. Ma, come ha detto lui, gli si è raggelato il sangue quando ha visto che i presenti, familiari e amici, alzavano cartelli con scritto sì. “Stamattina mi sono trovato a celebrare unmatrimonio in Palazzo Vecchio, come spesso mi capita di fare il sabato, e al momento del ‘sì’ che i due sposi dovevano pronunciare, alle loro spalle amici e familiari hanno sollevato dei cartelli con scritto Sì”, di quelli usati per la campagna referendaria Basta un Sì” ha raccontato. Ma nessuno è stato denunciato: “”mi si è un po’ raggelato il sangue perché ho pensato: oddio c’è il silenzio elettorale e non mi vorrei ritrovare in una grande polemica, ma è stata una simpatica iniziativa organizzata da loro per questo matrimonio. Diciamo che hanno voluto dirsi sì in un giorno importante”.



A poche ore dal referendum costituzionale, con le polemiche scaturite dalla presunta violazione del silenzio elettorale dalla quale sono derivate reciproche accuse, Silvio Berlusconi auspica che Matteo Renzi dia seguito al proposito di lasciare la politica in caso di vittoria del No. Come riportato dall’Ansa, dopo aver accolto a Palazzo Grazioli i 40 volontari degli equipaggi ‘Missione Italia’ che hanno girato la Penisola a bordo di 15 Fiat 500 per promuovere gli argomenti cari al fronte del No, Berlusconi ha dichiarato:”Renzi davvero accetterà di restare ancora presidente dopo quello che ha detto ripetutamente? “Io non sono di quelli che galleggiano, di quelli che restano nella palude, se perdo vado a casa”.” Il leader di Forza Italia ha aggiunto:”E poi ha detto ancora di più, “Vado fuori dalla politica, non mi vedrete più”….Meno male!”, ha chiosato Berlusconi.



Ancora scontri e polemiche a poche ore dal voto al referendum 4 dicembre sulla riforma costituzionale. L’ultimo botta e risposta tra il Comitato del sì e il Comitato del no è avvenuto sulla rottura del silenzio elettorale scattato alla mezzanotte di oggi 3 dicembre. Come riportato dal Corriere della Sera, Deborah Bergamini, responsabile Comunicazione di Forza Italia, ha denunciato che il Comitato Basta un sì “continua a fare propaganda a pagamento anche oggi, giorno di silenzio elettorale, attraverso una pubblicità presente sul motore di ricerca Google”. “Tra l’altro – continua Bergamini – la pubblicità del comitato per il Sì è ingannevole e subdola in quanto attribuisce al presidente Berlusconi una volontà di voto opposta a quella da lui espressa chiaramente a favore del No”. Non si è fatta attendere la risposta di Antonio Funiciello, presidente del Comitato nazionale Basta un Sì: “La pubblicazione sulla pagina Facebook del Comitato per il No di un video con protagonista Anna Falcone, vicepresidente dello stesso Comitato, determina la rottura del silenzio imposto alla vigilia del voto”.

Anche Bruxelles si sta preparando ai risultati del referendum sulla riforma Costituzionale: si stanno valutando i rischi finanziari e politici non solo per l’Italia ma anche per l’Unione europea. Il primo scenario prevede la vittoria del No con le mancate dimissioni di Matteo Renzi. Una sconfitta al referendum renderebbe il premier politicamente più debole di fronte alla Commissione. L’incertezza e instabilità derivante, però, preoccupa l’Ue e non è da escludere – secondo il Foglio – che il Partito popolare europeo faccia in tal caso pressioni su Silvio Berlusconi per un nuovo patto del Nazareno. Il secondo scenario prevede, invece, la vittoria del No con le dimissioni di Renzi ed è quello più temuto per le ripercussioni possibili sul sistema bancario e sul debito dell’Italia: Monte dei Paschi di Siena, ad esempio, avrebbe bisogno molto probabilmente di un intervento pubblico, con perdite per azionisti e obbligazionisti; problemi potrebbe avere anche Unicredit nella sua ricapitalizzazione. In tal caso non andrebbe escluso un intervento del fondo salva stati Esm, ma servirebbe un governo tecnico per firmare il memorandum con le condizioni del salvataggio. Questo scenario avvantaggerebbe il Movimento 5 Stelle in vista delle elezioni. Infine, il terzo scenario, quello sognato da Bruxelles: la vittoria del Sì al referendum, sempre meglio per l’Ue di una vittoria del Movimento 5 Stelle.

Tra le prese di posizione più particolari in merito al referendum costituzionale di domani, 4 dicembre 2016, non possiamo non annotare quella di Rocco Siffredi, il noto pornoattore italiano che per l’occasione ha detto di essere intenzionato ad andare a votare per la prima volta nella sua vita. Come riportato da L’Huffington Post, Siffredi ha espresso la propria intenzione di voto attraverso un video pubblicato sulla sua pagina Facebook, nel quale ha dichiarato:”Amo l’Italia. Ormai è qualche che ci fanno credere di andare avanti ma ci tirano dai piedi. Domani si vota, o dopodomani… non me ne frega quando si vota”. Siffredi, dopo un po’ ha aggiunto:”Fate attenzione perché la solita inc.. è dietro l’angolo, è quella definitiva non quella minima. Avete capito? Mi sa che voto pure io quest’anno per la prima volta. Stiamo tornando indietro di tanti anni con la libertà. Un bel No, mandiamoli affan…”. Insomma, non proprio un campione d’eleganza, ma il messaggio è arrivato forte e chiaro…

Bufale anche sul referendum costituzionale del 4 dicembre: in vista del voto sulla riforma della Costituzione sono circolate moltissime notizie false sul web, alcune più o meno palesi. In questo speciale “calderone” inseriamo quella che riguarda la profezia di tale Carlo Mansoni, un veggente che avrebbe svelato il risultato finale del referendum. La notizia è stata pubblicata sul Fatto Quotidaino e ciò avrebbe dovuto destare già qualche dubbio sulla sua autenticità. Ma, se ciò non bastasse per “smontare” la bufala, allora passiamo al secondo elemento che rende monumentale tale bufala: l’individuo di cui si parla in realtà è Charles Manson, un cantautore e soprattutto criminale. “So solo, che ci sarà pareggio, numero per numero”, la profezia della versione italiana del musicista classe 1934, che – a scanso di equivoci, ci teniamo a ribadirlo – non si è mai occupato di politica italiana. Se però ora avete voglia di conoscere la sua storia criminale, potete gustarvi il documentario Hall Of Crime.

Giornata di silenzio elettorale in Italia in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Fino a ieri, però, esponenti politici nazionali di ogni schieramento ce l’hanno messa tutta per convincere gli elettori a votare Sì o No, a seconda del loro convincimento, alla prossima consultazione referendaria. Questo non ha impedito al portavoce di Barack Obama alla Casa Bianca, Eric Schultz, di far sapere qual è il parere dell’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America su una vicenda che non tocca direttamente le dinamiche a stelle e strisce. Come riportato dalla versione online de La Repubblica, il portavoce di Obama ha infatti dichiarato:”Spetta agli italiani decidere. In linea generale posso solo ricordare che il presidente Barack Obama sostiene l’agenda di riforme del primo ministro Matteo Renzi”. Un’investitura, quella del due-volte Presidente americano, che ricalca il sostegno accordato dal Presidente del Consiglio italiano alla candidatura, poi risultata perdente, della candidata democratica Hillary Clinton appoggiata da Obama.

Il referendum costituzionale di domani, 4 dicembre 2016, fa discutere anche oggi, giornata dedicata al silenzio elettorale. Come riportato da La Repubblica, infatti, stanno montando le proteste dei sindaci per il taglio del 60% ai rimborsi per le spese elettorali ai comuni ordinato dal Ministero dell’Interno. L’Anci Puglia, allineandosi sulla posizione già espressa dall’Anci Sardegna, ha definito la vicenda come “una vera e propria batosta per tutti i Comuni costretti a fronteggiare una spesa non prevista”. Il presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani e sindaco di Bari, Antonio Decaro, in una nota ha però chiarito di avere già preso contatti con il Viminale:”Abbiamo avuto rassicurazioni dal ministro dell’ Interno Angelino Alfano sul rimborso delle spese elettorali sostenute dai Comuni in occasione del referendum. Il ministero dell’Interno invierà nelle prossime ore una nota in questo senso”.

Il regime di silenzio elettorale è scattato alla mezzanotte di oggi, sabato 3 dicembre, ma i leader politici impegnati nella campagna elettorale per il referendum costituzionale nella giornata di ieri hanno approfittato per lanciare gli ultimi appelli agli italiani prima del voto. Non ha fatto eccezione Silvio Berlusconi, il presidente di Forza Italia schierato per il No, che dopo aver dichiarato in un’intervista al Corriere.it che in caso di sconfitta del Sì Renzi dovrebbe lasciare Palazzo Chigi, sul proprio profilo Facebook ha chiesto agli italiani di non disertare le urne, pena il pericolo di una deriva autoritaria:”Care Amiche, cari Amici, domenica prossima, lo sapete, c’è il referendum. E voi avete nelle vostre mani un diritto importante, quello di andare a votare per evitare che Renzi diventi il vostro padrone e il padrone dell’Italia. E dovete ricordare a tutti che questo referendum non ha il quorum. Non c’è bisogno, perché sia valido, che vadano a votare un certo numero di persone: se anche votasse un solo italiano e votasse sì, il referendum sarebbe valido con effetti devastanti per la nostra democrazia. Per questo dovete insistere con i vostri famigliari, con i vostri amici, con i vostri conoscenti, affinché vadano tutti a votare. Stare a casa significa farsi del male, fare del male all’Italia, e fare un favore invece a Renzi che per come ha governato e come governa da tre anni, e senza mai essere stato votato, non se lo merita di certo”. Clicca qui per il video dell’ultimo appello al voto di Silvio Berlusconi.

Scontro tra si e no al referendum 4 dicembre sulla riforma costituzionale fino all’ultima ora. Ieri sera, verso le 20 infatti, come riportato da Il Giorno, a Milano sul Pirellore si è illuminata la parola No. Dopo mezz’ora le luci sono state spente, come disposto dal presidente del Consiglio regionale, Raffaele Cattaneo. Ma è subito scoppiata la polemica sulla scritta che è apparsa legata al voto per il referendum costituzionale ed è anche partita la caccia al responsabile. Secondo gli esponenti del Pd “le luci sono in corrispondenza dei piani che vanno dal 17 al 21esimo. Piani occupati dalle forze di maggioranza, Lega e Forza Italia. Accendere è un gioco da ragazzi, basta avere lo schema della facciata del Pirellone”. “Le istituzioni sono di tutti – ha sottolineato Cattaneo – e non possono essere utilizzate per la campagna elettorale di una parte. Ho disposto che venga avviata una indagine interna per verificare le responsabilità”.

A poche ore dal voto per il referendum del 4 dicembre il Codacons fa sentire ancora la sua voce. E lo fa criticando Beppe Grillo e il Comitato per il no, dopo le ultime decisioni di Cassazione, Consiglio di Stato e Corte Costituzionale sui ricorsi promossi dall’associazione a difesa dei consumatori. I ricorsi sono stati respinti. “Per i giudici gli unici soggetti legittimati ad impugnare gli atti relativi al referendum erano i comitati promotori, ma dal Comitato per il NO non è arrivata quella attività legale che ci si aspettava, e solo il Codacons e Valerio Onida hanno fatto di tutto per garantire correttezza e trasparenza nei confronti degli elettori – spiega il Presidente del Codacons Carlo Rienzi – Anche Beppe Grillo abbaia tanto ma non morde, e non vorremmo che sotto sotto tutti i partiti abbiano da guadagnare da una eventuale vittoria del Si, perché così il partito che vincerà le elezioni potrà prendere tutto e comandare su tutti, in un regime che vanificherà le garanzie attuali rappresentate dal Presidente della Repubblica, Corte Costituzionale e Autorità indipendenti, tutti nominati da chi vincerà le elezioni. E scommettiamo con gli elettori che le promesse circa la modifica della legge elettorale fatte da Grillo e Renzi si riveleranno … promesse da marinaio!” – conclude Rienzi.

Nel comizio di chiusura del TreNo Tour svolto a Torino per il referendum costituzionale che avrà luogo domani, 4 dicembre 2016, Beppe Grillo, come riporta askanews, di fronte ai 5.000 elettori del Movimento Cinque Stelle che riempiono Piazza San Carlo ammette che una sconfitta non sarebbe la fine del mondo:”Sono anche felice di perdere, io sono nato un perdente, la mia vita è passata attraverso dei fallimenti: ho fallito come saldatore da mio padre, come cabarettista cantando canzoni, e come rappresentante di abbigliamento. Ma da tutti questi fallimenti è venuta fuori una via…”. Il leader pentastellato, come si legge su Repubblica.it, chiarisce che il Paese in ogni caso uscirà fuori diviso dalla consultazione:”Il Paese è spaccato. Quando ho sentito due costituzionalisti uno per il sì e uno per il no ho pensato a un ambito psichiatrico. La Costituzione è una, se i costituzionalisti non si mettono d’accordo figuriamoci la gente normale. Non stiamo capendo, abbiamo una mente ferma, in stallo”. Qualunque sia il risultato, Grillo non avrà bisogno di un maalox per digerire la sconfitta come alle Europee del 2013:”Non avrò grandi scompensi lunedì, perché avremo perso di due tre punti, oppure vinceremo ma è una perdita che ci darà grande forza…”.

E’ scattato il silenzio elettorale per il referendum 4 dicembre sulla riforma costituzionale. Gli italiani saranno chiamati domani alle urne per approvare o respingere la riforma voluta dal governo Renzi che in particolare supera il bicameralismo perfetto che contraddistingue il nostro ordinamento. Dopo gli ultimi comizi di ieri oggi è una giornata di silenzio elettorale e si insediamento dei seggi. Domani si potrà votare dalle 7 alle 23 e lo scrutinio inizierà subito dopo. Sono chiamati alle urne oltre 46,7 milioni di elettori, di cui 22,4 uomini e 24,2 donne. Ieri intanto è stato l’ultimo giorno valido per il voto degli italiani all’estero: c’è stato un boom di affluenza visto che, come riporta La Repubblica, il voto degli italiani all’estero ha ampiamente superato il 30% che auspicava il premier Renzi. I seggi all’estero si sono chiusi con il 40% dell’affluenza e una stima di 1 milione e 600mila schede in arrivo che potrebbero quindi essere decisive per l’esito del voto. “La mia impressione è che ce la giochiamo sul filo dei voti”, ha detto a La7 il presidente del Consiglio.

Nei giorni che hanno preceduto il referendum costituzionale è emersa anche una notizia sull’annullamento della consultazione del 4 dicembre 2016. In un articolo pubblicato sul sito Libero Giornale è stato annunciato, infatti, che il referendum è stato annullato dal premier Matteo Renzi, il quale lo ha giudicato “troppo rischioso”. Nella notizia viene fatto riferimento alle incertezze del presidente del Consiglio: “Gli animi si agitano, con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che è parso nervoso per la situazione. Dietro a tutti questi rinvii ci sarebbe una, clamorosa, motivazione: Renzi potrebbe annullare il referendum. Al di là del fatto che la notizia è apparsa diversa rispetto a quella anticipata nel titolo, dove è stato descritto un fatto avvenuto, non uno che potrebbe verificarsi, basta fare una distinzione tra il sito Libero Giornale e Libero Quotidiano: il primo è un portale satirico, il secondo è una testata giornalistica. Questa è una bufala, e – come vedremo – ce ne sono molte altre che girano sul Referendum Costituzionale del 4 Dicembre.

Una nota azienda produttrice di salumi ha invitato i suoi dipendenti a votare Sì al referendum costituzionale: si tratta della Ferrarini, che ha inviato una lettera con alcune informazioni di servizio e un elenco dei presunti vantaggi della riforma costituzionale. Come se ciò non bastasse, la lettera termina con un messaggio esplicito scritto in grassetto: “La nostra preghiera è quella di sensibilizzare a votare Sì al referendum del prossimo 4 dicembre”, riporta Il Fatto Quotidiano. L’endorsement non sorprende: Lisa Ferrarini, amministratore delegato dell’azienda e vice presidente di Confindustria per l’Europa, durante la visita di Matteo Renzi per il sessantesimo anniversario dell’impresa, aveva espresso il suo appoggio al premier. L’endorsement si è trasformato nelle ultime ore in un esplicito invito a esprimersi a favore del referendum costituzionale. Duro il commento della deputata M5S Maria Edera Spadoni: “È inammissibile che un’azienda faccia pressione sui propri dipendenti”.

In caso di vittoria del No al referendum costituzionale del 4 dicembre, Matteo Renzi potrebbe rassegnare le sue dimissioni: è questa la tesi del ministro delle Infrastrutture, intervenuto ai microfoni di Cartabianca su Rai Tre. “Se vincesse il No credo che Renzi andrà dal capo dello Stato a rassegnare le sue dimissioni”, ha dichiarato Graziano Delrio, che lo ha definito un atto di coerenza, franchezza e onestà. Per il ministro delle Infrastrutture le dimissioni di Renzi, se il Sì perdesse al referendum, non sarebbero sorprendenti: “Lo ha già detto più volte”, ha dichiarato Delrio in merito all’eventualità del “ribaltone”. Nel frattempo si va chiudendo la campagna elettorale: oggi, infatti, si terranno gli ultimi comizi, poi sul referendum costituzionale cadrà il silenzio in attesa del voto dei successivi scrutini. Gli scenari, dunque, sono stati già descritti, la parola ora passa agli italiani.

Uno dei punti che agita l maggioranza di governo prima del Referendum Costituzionale del 4 dicembre 2016 sono le scelte interne al partito democratico che potrebbero definire anche quanto potrà succedere il momento dopo il voto, con l’eventuale vittoria di Sì o del No sulla riforma Boschi. Uno dei punti che aveva portato maggiormente alla ribalta il premier Renzi era stata l’adesione all’ultimo di Romano Prodi per il fronte del Sì, nonostante non fosse convintissimo sulla riforma ma d’altro onde convinto dalla necessità politica di un cambiamento che porti oltre lo stallo istituzionale degli ultimi 20 anni. Ebbene, oggi intervistato ad Un Giorno da Pecora, Marco Travaglio lo smentisce pubblicamente. «Prodi ha cambiato idea, mi aveva detto che votava NO al referendum. “Bisognerebbe chiedere a lui – sottolinea – perchè ha cambiato idea, ci sono tante conversioni last minute in questo momento. Un mese fa Prodi aveva detto che voleva restare fuori dalla contesa e che non avrebbe detto per chi votava nemmeno sotto tortura. Evidentemente – prosegue – c’è qualche fattore esterno che pesa più della tortura, e che gli ha fatto cambiare sia idea sul NO sia sul fatto di dire come avrebbe votato».

Altro ricorso al referendum costituzionale 4 dicembre 2016 bocciato per Valerio Onida. Il collegio della prima sezione civile del Tribunale di Milano ha infatti respinto, come riporta Tgcom24, i reclami presentati dal presidente emerito della Corte Costituzionale contro la decisione del giudice civile Loretta Dorigo riguardante il referendum costituzionale. Il 10 novembre scorso il magistrato non aveva ritenuto di inviare gli atti alla Consulta sul quesito, contestato da Onida perché ritenuto non adeguato a presentare una pluralità di oggetti eterogenei. Valerio Onida e da un pool di avvocati milanesi avevano presentato ricorso ieri chiedendo appunto l’invio degli atti alla Corte Costituzionale ma il Tribunale milanese ha ufficializzato un altro no. Dunque il referendum costituzionale 4 dicembre 2016 si terrà regolaremente domenica prossima e gli italiani saranno chiamati alle urne per approvare o respingere la riforma voluta dal governo Renzi che in particolare stabilisce il superamento del bicameralismo perfetto che contraddistingue il nostro ordinamento.

A che ore dallo stop della campagna elettorale sul referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, gli ultimi affondi dal mondo della politica vengono portati all’attenzione per provare a convincere anche un solo elettore in più a votare dalla propria fazione. Su questo Renzi è il più attivo di tutti, non da oggi, e nella convention di Reggio Calabria prova a rilanciare in una forma finora mai udita: «Questa riforma è banale. Anzi, poteva essere persino più ambiziosa». La prima volta che definisce non perfetta la riforma Boschi e forse una forma di “captatio benevolentiae” verso il pubblico per poter convincere che se anche la riforma costituzionale non è perfetta, “è sempre meglio che lo stallo per altri 20 anni”. Viene poi toccato un punto specifico della riforma in esame, quella della revisione del titolo V: «Rapporto Stato-Regioni? Non si tratta di cambiare ciò che ha fatto De Gasperi, ma quello che ha fatto D’Alema. Noi abbiamo grande rispetto di chi in passato ha cercato di cambiare le cose». Da ultimo, prosegue il botta a risposta a distanza con il leader della Lega Matteo Salvini sul voto degli italiani all’estero: «è un film che ogni volta si ripropone, il voto all’estero è stato proposto dall’allora ministro del centrodestra Tremaglia e votato a sinistra. Non capisco perché dire che lì si fanno i brogli, perché alimentare tensioni e polemiche? Ieri Salvini era in giro per l’Italia ad alimentare polemiche e in Ue si discuteva sul terremoto in Italia. Se fosse stato all’estero avrebbe onorato meglio il suo lauto stipendio e ruolo».

Matteo Salvini e Paolo Gentiloni, scontro totale sul referendum costituzionale al voto tra due giorni: domenica 4 dicembre ci saranno brogli all’estero? Di questa “minaccia” queste ultime ore di campagna elettorale si sta riempiendo l’intera cronaca politica, con le ultime schermaglia prima del silenzio elettorale di domani che prepara il campo alla “battaglia” di domenica. Ultimo botto arriva dal leader della Lega Nord che in maniera certa afferma in piazza Colonna a Roma in uno degli ultimi comizi pre-voto, «Nonostante voti inventati e comprati in giro per il mondo, il voto degli italiani farà vincere il No. Penso che in consolati e ambasciate ne siano successe di cotte di crude, ma penso che il no degli italiani superi gli eventuali sì inventati da Renzi in giro per il modo». La risposta arriva diretta e secca dal ministero degli Esteri Gentiloni che intervistato da Radio Anch’io replica, «parlare di brogli e brogli intenzionali non solo non ha senso, ma è anche offensivo per le istituzioni che svolgono questo compito». Il Comitato del No ha denunciato alcuni elettori che hanno fotografato e postato sui loro profili sociale la scheda con il voto già espresso, e su questo Gentiloni ha replicato «il voto è segreto e violarlo è reato». Ultime schermaglie e la speranza che questo “presunti” brogli non solo non avvengano ma che non siano decisivi per la partita del referendum costituzionale.

Mancano solo due giorni al voto per il Referendum costituzionale 4 dicembre 2016, e poche ore al silenzio elettorale che scatterà alla mezzanotte di oggi, ma il confronto-scontro politico sulla consultazione non sembra fermarsi. Il premier Matteo Renzi, come riporta Tgcom24, ha commentato l’ipotesi di elezioni anticipate in caso di vittoria del sì sostenendo che si tratti di “fantapolitica”. Il presidente del Consiglio ha dichiarato: “Tutti questi retroscena fantapolitici non li prendo neanche in considerazione… La risposta è negativa, quando si va alle elezioni lo decidono il presidente della Repubblica e il Parlamento”. Renzi ha aggiunto: “Posso garantire la stabilità, ma non sarò mai il garante dell’immobilismo. Col mio governo il Paese si è rimesso in moto, io non sarò mai uno dei tanti che si barcamenano per conservare uno strapuntino al sole. Se possiamo continuare a cambiare, io ci sono. Se dobbiamo tergiversare e galleggiare, sicuramente ci sono molte persone più brave di me”.

Un Matteo Renzi sereno e nello stesso tempo impaziente di vedere il risultato del referendum costituzionale di domenica 4 dicembre 2016: nel Matteo risponde in onda in questi minuti, il premier sta cercando di tirare le ultime ore di campagna elettorale per convincere ancora i cittadini indecisi verso il Sì alla riforma costituzionale prodotta e firmata da Maria Elena Boschi. Determinante per il presidente del Consiglio questi ultimi due giorni, con il problema indecisi che resta assolutamente presente: «Non è mai stato così alto il numero degli indecisi, si deciderà davvero nelle ultime 48 ore», afferma tra le prime risposte al #MatteoRisponde  in diretta live su Facebook. Un Renzi sereno ma anche conscio dell’appuntamento decisivo per il suo personale futuro politico, assieme al suo governo, inevitabilmente legato all’esito di questo referendum costituzionale, «Il 4 dicembre prenderò una legnata? Può darsi. Può darsi che si vinca, può darsi che si perda, ma la cosa bella è che decidono i cittadini. Noi stiamo dando agli italiani la possibilità di cambiare questo Paese di smettere di lamentarsi soltanto». Un invito per il Sì chiaramente, con uno degli ultimi appelli che sentiremo dal premier sui rischi che il No potrebbe comportare: «Se dite di No amici come prima, ma per 20 anni ci mangeremo le mani».

A due giorni dal voto per il referendum costituzionale 4 dicembre 2016 scoppia la questione scheda elettorale per il Senato. Beppe Grillo ha puntato l’indice contro il fac-simile della scheda mostrato da Renzi durante lo scorso appuntamento con ‘Matteo risponde’. Secondo il fondatore del Movimento 5 Stelle si tratta di una “falsa scheda elettorale” e di un “abuso della credulità popolare”. Lo scrive lo stesso Beppe Grillo sul suo blog sotto l’hashtag #QuellaSchedaNonEsiste: “Se non esiste nessuna legge elettorale per i senatori e la sua riforma dice che saranno votati dai consigli regionali, come può esistere una scheda per il Senato? Da quando il Pd fa le schede elettorali per i cittadini di tutta Italia?”. Grillo aggiunge poi che “Renzi ha portato la bugia a un altro livello, l’ha istituzionalizzata. Non è più possibile distinguere il falso dal vero quando – aggiunge Grillo – il presidente del Consiglio dei ministri stampa e mostra a tutti un documento senza alcuna validità spacciandolo come ufficiale”.

Non si abbassano i toni in vista del voto per il referendum costituzionale 4 dicembre 2016. Sulla questione scheda elettorale per il Senato Renzi non ha fatto attendere la sua risposta alla denuncia di Grillo. Sempre in una diretta su Facebook di ‘Matteo risponde’ il premier ha infatti affermato che quella della non elettività dei senatori è “la bufala del giorno”: “Se vince il Sì si vota per il Senato ma il Senato conta meno e i senatori non prendono i soldi”. E sulla minaccia di denuncia da parte di Beppe Grillo, il presidente del Consiglio ha fatto sapere: “Se mi denunciano a differenza di loro non mi avvarrò della facoltà di non rispondere”. Infine in vista dell’appuntamento con il referendum costituzionale 4 dicembre 2016 ha auspicato: “La campagna deve essere ora senza nessuna polemica, casa per casa, per informare ciascuno”.

E’ scoppiata una bufera sulle dichiarazioni sul referendum costituzionale 4 dicembre 2016 pubblicate dal presidente del Tribunale di Bologna, Francesco Caruso, sulla propria pagina Facebook. Come riportato da Il Fatto Quotidiano, Caruso ha definito la riforma costituzionale del governo Renzi fondata su “corruzione” e “clientelismo”. Il post del giudice è stato poi pubblicato dalla Gazzetta di Reggio. Il giudice ha paragonato chi vota sì al referendum costituzionale 4 dicembre 2016 a chi scelse la Repubblica di Salò: “Nulla sarà come prima e voi sarete stati inesorabilmente dalla parte sbagliata, come coloro che nel ’43 scelsero male, pur in buona fede”. Ora nei confronti del giudice, che presiede il maxi processo Aemilia contro la ‘ndrangheta in corso a Reggio Emilia, sarà valutata l’eventualità di incompatibilità funzionale. Il comitato di presidenza del Csm ha infatti segnalato il caso al Procuratore Generale della Cassazione.

Mancano solo tre giorni al voto per il referendum costituzionale 4 dicembre 2016 e lo scontro politico tra sostenitori del sì alla riforma Renzi e quelli del no si fa sempre più acceso. Secondo un retroscena pubblicato da La Repubblica gli elettori residenti all’estero potrebbero essere la salvezza per il premier Matteo Renzi che sta cercando fino all’ultimo di convincere gli italiani a votare a favore della riforma. Cristophe Berti, il direttore del più importante giornale belga, Le Soir, ha infatti fatto sapere al premier che “in Belgio la comunità italiana è ancora molto numerosa e quasi tutti votano sì”. Renzi gli ha chiesto: “Quanti sono gli elettori connazionali in Belgio?”. “Centomila – risponde – e io sono uno di loro”. “Così ce la possiamo fare”, ha sottolineato quindi il premier. E oggi Renzi ha pubblicato sul proprio profilo Twitter una foto della scheda elettorale, accompagnata da queste parole: “Questo è il quesito elettorale. Non si vota su altro. Con il Si, si cambia. Con il No, tutto rimane bloccato ancora” (clicca qui per vedere).

E’ stato respinto oggi un altro ricorso del Codacons sul referendum costituzionale 4 dicembre 2016. La bocciatura è arrivata dalla Corte di Cassazione che, come si legge sull’agenzia di stampa Ansa, ha dichiarato “il difetto assoluto di giurisdizione” per quanto riguarda il decreto con il quale il Presidente della Repubblica, lo scorso 27 settembre, ha indetto la consultazione referendaria. L’associazione a difesa dei consumatori aveva presentato ricorso sul regolamento preventivo di giurisdizione ma i Supremi giudici hanno affermato di condividere dunque quanto già stabilito dal Tar del Lazio che ha ritenuto l’atto di indizione non soggetto a “sindacato giurisdizionale” perché non è un “atto amministrativo”. Il voto per il referendum costituzionale 4 dicembre 2016 resta quindi confermato per domenica prossima visto che sono stati tutti respinti i vari ricorsi che erano stati presentati, non solo dal Codacons, contro la consultazione confermativa sulla riforma costituzionale.