Per alcuni italiani all’estero il referendum costituzionale si è trasformato in una vera e propria odissea: è successo, ad esempio, ad una studentessa di Latina che vive temporaneamente a Siviglia in Erasmus. Claudia Castellucci ha raccontato le falle burocratiche al portale Latinaoggi. Non avendo trovato indicazioni circa il voto all’estero sul sito del Comune di Latina, né un indirizzo a cui rivolgersi, scrive più volte all’indirizzo generale senza ricevere risposta. La scadenza per inoltrare la domanda (5 ottobre, poi prolungata al 2 novembre) si avvicina, quindi sua madre telefona al Comune, che suggerisce l’indirizzo elettorale@pec.comune.latina.it. Tutto sembra essersi risolto, ma il plico con la tessera elettorale non arriva: il Comune di Latina ha sbagliato l’indirizzo di Siviglia. “L’indirizzo lo avevo scritto giusto”, assicura la ragazza, allegando la lettera che lo dimostra. Claudia allora invia i documenti per mail al Consolato, ma quando chiede se sia tutto a posto le viene risposto che la sua mail non è arrivata “forse perché pesava più di 10Mb”. La ragazza allora invia nuovamente la mail ma con un peso inferiore dei file, quindi il 30 novembre riceve il plico per votare. Il problema è che la busta andava spedita entro e non oltre le 16 del 1° dicembre: l’ambasciata di Madrid le comunica che tutte le schede arrivate oltre le ore 16 del 1 dicembre verranno distrutte. “Faccio tutto ciò che è nelle mie facoltà affinché il voto arrivi in tempo. Mi reco direttamente al più vicino ufficio postale, lasciando a loro la busta indirizzata a Madrid alle ore 16 del 30 novembre”. Claudia non saprà mai se il suo voto è andato perso o meno.



Il voto di alcuni elettori come Flavio Briatore, Laura Serra e Mauro Prini va annullato perché hanno fotografato e pubblicato le loro schede elettorali: è questa la richiesta del Comitato per il No, che ha scritto una lettera al ministro Gentiloni, spiegando che si tratta di un “comportamento che fa venir meno la segretezza del voto e può configurare il reato di voto di scambio”. Il Comitato per il No si è riservato di agire attraverso i rappresentanti di lista nel controllo accurato delle schede del referendum costituzionale: ha chiesto ai Consolati di fornire tutti i dati sul numero delle schede stampate, inviate e smarrite, oltre che di rilasciare una certificazione di avvenuta distruzione delle schede non utilizzate o ritornate al mittente. All’attenzione della magistratura saranno, dunque, eventualmente portati tutti i casi di irregolarità e di violazione della segretezza del voto che emergeranno.



Il silenzio della politica alla vigilia del referendum costituzionale si accompagna alle operazioni di insediamento dei seggi per l’apertura delle urne, dove domani si potrà votare dalle 7 alle 23, e la consegna delle schede elettorali per il voto. Sono chiamati ad esprimersi circa 46 milioni di cittadini elettori, di cui 22,4 uomini e 24,2 donne. I connazionali che risiedono all’estero, invece, hanno già votato. Ci sono degli italiani, però, che non potranno votare al referendum costituzionale: si tratta dei vigili urbani arrivati da tutta Italia nelle zone colpite dal terremoto per aiutare la popolazione. La prefettura di Rieti ha, infatti, comunicato che i militari e gli appartenenti alle forze di polizia e del corpo nazionale dei vigili del fuoco “possono esercitare il proprio diritto di voto”, ma i vigili urbani non sono considerati forza di polizia e sono esclusi anche i volontari delle onlus. “Le disposizioni attualmente vigenti, non suscettibili di estensione analogica, non consentono allo stato l’ammissione al voto, con analoga procedura, del personale della polizia municipale e del volontariato”, recita la nota del viceprefetto Greco. Immediata e polemica la replica dei sindacati della polizia locale: “Stiamo assistendo all’ennesima vergogna italiana”, ha dichiarato la segretaria generale del Sulpl, che – come riportato da Today – ha invitato le amministrazioni e i comandi a far rientrare i volontari e operatori di polizia locale per permettere loro di esercitare il proprio diritto di voto.



Piero Pastore non ha fatto in tempo a votare dalla Svezia per il referendum costituzionale: il maitre di ristorante, classe 1982, che ha lasciato Barletta per trasferirsi a Norrkoping, dove vive da due anni ha ricevuto troppo tardi la scheda elettorale. “Alle mie spalle vedo l’orologio e mancano 6 minuti allo scoccare del termine per poter votare per il Referendum”, ha raccontato il giovane barlettano in una diretta Facebook giovedì pomeriggio, ultimo giorno per poter votare dalla Svezia. Pastore ha ricevuto la lettera che tanto aspettava per votare poco prima delle 15:54, troppo tadi però per potersi recare all’ambasciata di Stoccolma. “All’interno della busta autorizzazioni, il nullaosta del mio Comune, buste bustarelle e una scheda non vidimata. Anche questo è assurdo. Vorrei precisare che neanche con il teletrasporto io potrei raggiungere l’ambasciata a Stoccolma a due ore di auto da casa mia e quindi esercitare il mio diritto di voto”, ha dichiarato Piero Pastore, specificando di essere iscritto all’Aire, l’organismo che si occupa degli italiani all’estero. “Mi è stato negato il diritto al voto”, denuncia il barlettano, come riportato da La Gazzetta del Mezzogiorno. Chiede spiegazioni l’uomo, che aveva fatto richiesta di un duplicato della scheda elettorale perché a casa on gli era giunta quella originale entro la data indicata dall’ambasciata svedese.

Boom di rinnovo delle tessere elettorali a Milano: sono stati 26.325 i documenti distribuiti, fondamentali per ottenere la scheda elettorale con la quale esprimere la propria preferenza per il referendum costituzionale del 4 dicembre. Il dato, stando a quanto riportato da La Repubblica, sta crescendo con il passare del tempo: giovedì, ad esempio, la coda all’ora di pranzo si aggirava sui 40 minuti di attesa. C’è chi non la trova più, chi ha invece esaurito gli spazi a disposizione per i timbri. Il picco è atteso nel weekend e, infatti, gli uffici dell’Anagrafe resteranno aperti come da tradizione in via eccezionale, quindi con gli orari prolungati. Per poter andare ai seggi è fondamentale avere una carta di identità e allora a Palazzo Marino è cominciata la distribuzione dei documenti elettronici. La richiesta, però, è così elevata che il Comune ha dovuto aggiungere appuntamenti “extra”.

Lo spoglio delle schede elettorali degli italiani all’estero comincerà domenica 4 dicembre alle 23, insieme a quello dei residenti in Italia e con le stesse procedure, nonostante la finestra temporale per il voto sia stata chiusa ieri. Alle 16 ore locali del 1 dicembre è scaduto, infatti, il termine per far pervenire la busta con la scheda elettorale ai consolati. All’aeroporto di Roma Fiumicino stanno sbarcando decine di sacche di tela con i sigilli del ministero degli Esteri: all’interno le buste del voto degli italiani all’estero. La macchina organizzativa è imponente, del resto gli elettori esteri sono esattamente 3.995.042, mentre i temporanei sono 31.500. I plichi con le schede elettorali viaggiano su voli di linea: vengono scaricati sotto la supervisione di Polizia e Fiamme Gialle, poi caricati su camioncini ad hoc e trasferiti al terminal 5, riservato ai voli “sensibili” (Usa e Israele). Qui avviene il passaggio di consegne ai funzionari della Corte d’Appello, poi il trasporto nel bunker di Castelnuovo di Porto, un capannone della Protezione Civile di Roma. Lì saranno allestiti circa 1.500 seggi per lo scrutinio.

A due giorni dal referendum costituzionale 2016, mentre sta per finire la campagna elettorale, è la scheda elettorale che acquisisce maggior importanza e che sarò la vera protagonista di domenica 4 dicembre. Il voto in Italia e all’estero attende dunque l’esito dello scontro durato mesi tra Sì e No, i semplici ma importanti elementi da barrare con una X alle urne tra 48 ore. Tra le mille polemiche che alimentano queste ultime ore sul voto all’estero e sulla possibilità o meno di brogli, uno dei punti non ancora affrontati a livello di opinione pubblica è la lista dei Paesi esteri dove certamente non si potranno votare le schede elettorali per corrispondenza. «Elenco dei Paesi in cui non è possibile votare per corrispondenza ai sensi dell’articolo 20, comma 1-bis della legge n. 459/2001 (salvo per gli elettori di cui ai commi 5 e 6 dell’articolo 4-bis della stessa legge)», riporta il sito del Ministero dell’Interno, ed ecco la lista ufficiale: Bhutan, Burkina Faso, Comore, Costa d’Avorio, Cuba, Figi, Gabon, Indonesia, Iraq, Isole Salomone, Liberia, Libia, Myanmar, Niger, Papua Nuova Guinea, Repubblica del Sud Sudan, Repubblica Popolare Democratica di Corea, Sierra Leone, Siria, Somalia, Stati Federati di Micronesia, Tanzania, Timor Orientale, Ucraina, Vanuatu, Yemen, Zimbabwe.

In vista del referendum costituzionale del 4 dicembre è bene conoscere perfettamente lo strumento con il quale esprimeremo il nostro voto, cioè la scheda elettorale: bisognerà crociare la casella del Sì o del No, rispondendo così al quesito che ha fatto tanto discutere e che vi riportiamo di seguito. “Approvate il testo della legge costituzionale concernente «Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione» approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?”, questo il quesito referendario per il quale si è espresso ieri il Consiglio di Stato, dando il via libera e confermando così la sentenza del Tar del Lazio contro il ricorso riguardante la formulazione del quesito presentato dal Codacons. È stato ribadito il difetto di giurisdizione del giudice amministrativo nella materia. Clicca qui per visualizzare il fac-simile della scheda elettorale.

In vista del referendum costituzionale del 4 dicembre è importante che gli elettori abbiano a disposizione tutte le informazioni utili per ottenere la scheda elettorale e poter esprimere così la propria preferenza e di conseguenza il proprio voto. Bisogna presentarsi al seggio con la tessera elettorale e un documento di riconoscimento. Come dovete comportarvi nel caso in cui uno o entrambi i documenti non siano in vostro possesso? Per il rilascio o il rinnovo di questi documenti bisogna recarsi presso gli uffici del comune di residenza. Nel caso di smarrimento o furto occorre compilare una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà da produrre al momento della stampa del duplicato. Diverso è il caso in cui si ha la tessera elettorale ma è rovinata o non ha più spazi a disposizione per la certificazione dell’esercizio di voto: è allora necessario allegare alla richiesta di duplicato la tessera deteriorata o la precedente tessera. La richiesta può essere presentata anche da un’altra persona, purché maggiorenne e munita di delega e fotocopia del documento di riconoscimento dell’intestatario.

Ennesimo attacco frontale sul referendum costituzionale da parte di Beppe Grillo a Matteo Renzi: il leader del Movimento 5 Stelle ha annunciato di voler denunciare penalmente il premier “per il reato di abuso della credulità popolare in merito alla falsa scheda elettorale del Senato che ha mostrato pubblicamente”. La replica del presidente del Consiglio non si è fatta attendere: “Se Grillo e i Cinque stelle vogliono denunciarmi facciano: io domani sarò a Palermo e laggiù sanno qual è il percorso per il tribunale…”, ha dichiarato Matteo Renzi nell’intervista rilasciata a SkyTg24, facendo riferimento implicitamente alla vicenda delle firme false che coinvolge i pentastellati a Palermo. Poi ha mostrato nuovamente la scheda elettorale per rispondere alle accuse: “Beppe Grillo ha detto che stiamo facendo abuso o truffa. Siccome non voglio le polemiche, ribadisco che questa è la scheda che i cittadini potranno avere per l’elezione dei senatori, se passerà la riforma e verrà approvata la proposta di legge elettorale di Vannino Chiti. Le accuse di non democrazia sono, purtroppo per loro, false”.

Uno degli aspetti che ha fatto particolarmente discutere del referendum costituzionale del 4 dicembre, oltre al contenuto in sé, è la scheda elettorale. Negli ultimi giorni sono stati denunciati presunti brogli per l’assenza di timbro sulle schede elettorali inviate ai cittadini italiani residenti all’estero, per cui la Farnesina ha deciso di intervenire per ribadire la professionalità e imparzialità della rete diplomatico-consolare sul voto per il referendum. “È la stessa legge a prevedere che la scheda referendaria non debba essere né firmata né timbrata dal Consolato”, scrive la Farnesina, che ha commentato anche il caso delle immagini fotografiche che riproducono le schede elettorali con la scelta dell’elettore: “Chi viola le disposizioni in materia (secondo cui il voto è personale e segreto) è punito a norma di legge, come richiamato nel foglio informativo contenuto nei plichi elettorali inviati ai connazionali all’estero”. Infine, la Farnesina ha chiarito i casi di denunce relative a plichi non ricevuti e schede elettorali smarrite: “In caso di mancata ricezione del plico entro il 20 novembre scorso, gli elettori all’estero hanno potuto richiederne un duplicato all’Ufficio consolare di riferimento”.