Novità su novità sul fronte legge elettorale, tutte solo nella giornata di oggi: prima le proposte del M5s, poi le voci su possibile “terzo” tra i litiganti Italicum e Consultellum approvato da una larga maggioranza di addetti ai lavori , ovvero il Mattarellum. Poi le novità sul fronte istituzionale, con la Manovra già domani in Aula e quindi con ipotesi dimissioni Renzi sempre più vicino. Da ultimo (anzi, da penultimo) la Consulta annuncia l’esame in udienza sull’Italicum il prossimo 24 gennaio; nel riassunto della giornata mancava giusto l’intervento della Lega Nord che poco fa da Roma ha fatto uscire una nota, a firma Gianmarco Centinaio e Massimiliano Fedriga, in cui si chiede sostanzialmente un’accelerata alla stessa Corte Costituzionale. «La Lega – riunita con il segretario Matteo Salvini – chiede ufficialmente alla Consulta di anticipare entro l’anno la sentenza sull’Italicum. La data annunciata del prossimo 24 gennaio è folle perché dopo il voto sul referendum, che ha dato indirizzo di forte cambiamento, tenere il paese in stallo per tutto questo tempo non è ammissibile. Serve un governo forte che può uscire solo da un voto popolare, altre proposte sono irricevibili». 



Svolta che arriva oggi dalla Corte Costituzionale sull’Italicum: l’esame sulla Legge Elettorale è stato fissato il prossimo 24 gennaio con un’udienza specifica della Consulta convocata dopo il rinvio dello scorso settembre (proprio in vista del referendum costituzionale, in modo da non condizionare il voto degli italiani). Come riporta l’Ansa, «una variabile importante è data dal tipo di governo che prenderà forma dopo le dimissioni di Renzi. Se si tratterà di un esecutivo tecnico o istituzionale, guidato per esempio da Padoan o Grasso, allora è più probabile un’anticipazione dell’udienza così da chiudere il capitolo. Se invece l’incarico sarà dato a un politico potrebbe prevalere la volontà di attendere e capire che quadro si delinea», citando fonti vicine alla Consulta. Rispetto a questa novità possibile che si avrà il prossimo 24 gennaio, quando cioè si saprà se la legge Italicum sia completamente costituzionale, interrogativi sono pronti per i vari partiti: con che legge andare poi al voto? Con l’Italicum completamente passato, M5s avrebbe vita “semplice” alle elezioni e forse per questo motivo potrebbero mettersi d’accordo Pd e centrodestra per provare un accordo su un’altra legge elettorale (paventando il tanto temuto in casa Cinque Stelle “Anticinquestellum”). 



Dopo aver fatto battaglia per il quesito del referendum costituzionale, il Codacons è pronto a scendere nuovamente in campo, questa volta però per l’Italicum. L’associazione dei consumatori non ritiene che l’attuale legge elettorale fornisca agli elettori le necessarie garanzie di rappresentanza, quindi ha deciso di intervenire dinanzi la Corte Costituzionale, affinché la modifichi. Il presidente Carlo Rienzi è entrato nello specifico, spiegando che è bisogna partire dall’abolizione del premio di maggioranza, “che configura una lesione dei diritti dei cittadini e non garantisce una corretta rappresentanza alla Camera né adeguate garanzie per le minoranze”. L’esponente del Codacons ha attaccato poi il Movimento 5 Stelle: “Come avevamo previsto, anche Beppe Grillo, che fino a ieri faceva fuoco e fiamme, ora sembra attratto dalla deriva autoritaria insita nell’Italicum e spinge per andare subito al voto”. Il Codacons, inoltre, ha invitato tutti i cittadini a protestare contro l’attuale legge elettorale attraverso l’hashtag #OraNoItalicum.



Al momento l’ipotesi più probabile per la legge elettorale con cui votare le prossime imminenti elezioni – probabilmente anticipate – resta la medesima attuale: Italicum alla Camera, Consultellum al Senato, visto che nella legge elettorale approvata dal governo Renzi non era inserito il Senato come elettivo, dato che veniva normato dalla riforma costituzionale (domenica però bocciata dagli italiani). Ricordiamo che il Consultellum (che si chiama così perché figlio di una sentenza della Corte costituzionale) prevede l’eliminazione delle liste bloccate e il premio di maggioranza del Porcellum, legge chiamata così dal padre, il leghista Roberto Calderoli, con cui si è andati alle urne nel 2006, 2011 e poi nel 2013). In sostanza, resta un proporzionale puro che si applica su base regionale. Il mistero di questi giorni è che con una disparità così evidente tra legge elettorale tra Camera e Senato si rischi di nuovo la situazione di ingovernabilità, con l’Italiucum che voleva eliminare proprio questo problema. A questo punto il Movimento 5 Stelle ha proposto ancora questo pomeriggio, sempre tramite Di Battista, che la legge elettorale sia quella che uscirà dal risultato della Corte Costituzionale. L’attesa della sentenza Consulta resta dunque cruciale: «Una volta che si sarà pronunciata andremo al voto con quella legge corretta, sia alla Camera che al Senato. Punto. E, finalmente, il Popolo italiano deciderà chi dovrà governare il Paese», ha scritto sul blog Grillo il deputato M5s. Mattarella e le consultazioni tra gli altri partiti lasceranno questa ipotesi?

L’Italicum e il Consultellum, come abbiamo visto anche qui sotto, non possono essere considerate le uniche proposte di legge elettorale per questa intricata fase politica post-referendum, con il governo Renzi dimissionario e la decisione tutta in mano al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: dopo le ipotesi ancora aperte sul Mattarellum, singolare è la spiegazione e la versione che il movimento 5 Stelle dà ancora una volta a poche ore dal voto referendario che ha bocciato l’impianto riforme del governo. Sul Blog di Grillo, Alessandro Di Battista – noto parlamentare M5s – ha spiegato cosa assolutamente non deve avvenire e non dovrà vedersi in casa Cinque Stelle: «Renzi, Alfano, Verdini e Boschi hanno bloccato il Parlamento con queste riforme costituzionali dannose e bocciate dalla stragrande maggioranza degli italiani. Hanno fallito e devono andare a casa. Non gli interessa fare una legge elettorale migliore per i cittadini, gli interessa un ‘Anticinquestellum’, una legge elettorale contro il Movimento. E noi che cosa dovremmo fare? Sederci al tavolo con questi ‘ladri di democrazia’? Aprire una trattativa con questi bari? Non esiste». La complicazione si fa regina e per la legge elettorale in previsione di Elezioni Anticipate diventa un orizzonte assai oscuro in cui Mattarella e il Pd dovranno per forza di cose occuparsi al più presto.

E si apre il terzo fronte sulla legge elettorale: Italicum, Consultellum e ora anche il Mattarellum, quel “sogno” di maggioritario firmato proprio dall’attuale presidente della Repubblica. A richiamare la possibile legge elettorale di Sergio Mattarella è il Governatore della Lombardia, Roberto Maroni: in una intervista esclusiva a Il Nord Quotidiano, il presidente lombardo esprime il suo giudizio sul referendum costituzionale e sui risultati che rischiano di consegnare il Paese in mano al Movimento 5 Stelle. «l’idea che porterò al consiglio federale della Lega Nord di lunedì prossimo, il 12 dicembre. E’ la mia posizione. Credo che la soluzione migliore per l’Italia sia tornare alla legge elettorale che porta la firma dell’attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella». Per Maroni il maggioritario potrebbe essere una buona soluzione “già” pronta e magari caldeggiata proprio a chi l’ha scritta; «con quel sistema l’elettorale che è maggioritario ma ha una componente proporzionale, gli elettori, i cittadini, scelgono chi sarà eletto in Parlamento. Uno per uno, senza equivoci o ambiguità. Ed è una buon sistema, perchè l’ho sperimentato nel 1994 e ha dato un risultato chiaro e netto», chiude l’intervista a Bobo Maroni.

Legge elettorale: come la si guardi, che sia Italicum, Consultellum o terza via modificata da una di queste due strade elettorali, è sempre un grande rebus. Dopo le dimissioni di Renzi la stagione delle possibili elezioni anticipate è giunta prima del previsto: al referendum bocciato, il Governo ha consegnato le dimissioni al Quirinale che le ha solo congelate fino alla Manovra di Stabilità in approvazione al Senato. Ma poi la partita è tutta aperta con l’arbitro Mattarella che dovrà per la prima volta risolvere un’intricata matassa: indire subito elezioni? E se sì, con quale legge elettorale? Oppure, governo di scopo (o tecnico) per raggiungere un accordo, anche qui, sulla nuova legge per votare nel semestre prossimo o a scadenza naturale (ipotesi più rada) nel marzo 2018. In entrambi i casi resta un doppio problema all’orizzonte: il M5s ha chiesto ieri di andare alle urne con Italicum applicato anche al Senato (con quote regionali, ma pur sempre con quel premio di maggioranza) dato che gli converrebbe secondo tutti gli ultimi sondaggi di questi mesi. «La nostra soluzione è applicare la stessa legge al Senato su base regionale. È sufficiente aggiungere alcune righe di testo alla legge attuale per farlo e portarla in Parlamento per l’approvazione. Stiamo lavorando alla bozza che presenteremo in questi giorni.», scrivono i parlamentari M5s Danilo Toninelli e Vito Crimi sul Blog di Grillo. In secondo luogo, all’orizzonte pesa il peso della sentenza Consulta: la Corte Costituzionale infatti è chiamata da tre tribunali – Messina, Torino e Perugia – a valutarne la legittimità costituzionale. Era in recinto lo scorso 4 ottobre, ma fu rinviato il tutto a dopo il voto referendario proprio per non intralciare le operazioni del referendum. Ora però nei prossimi mesi arriverà una decisione anche su questo fronte che potrebbe per l’ennesima volta ribaltare gli scenari per possibili elezioni politiche…

La Legge Elettorale (Italicum o Consultellum corretto?) diverrà il nuovo “referendum costituzionale” nel senso che nelle prossime settimane diverrà il fattore sui cui ancora una volta l’intera politica ruoterà per discussioni, polemiche e proposte non ascoltate. Come infatti possiamo notare fin dai primi istanti post-dimissioni di Matteo Renzi, l’Italicum è già al centro del vortice; in questi minuti l’ormai ex premier è davanti a Mattarella per decidere il da farsi nell’immediato. Ma il Fronte del NO, festante per la vittoria, ora che farà? La differenza e la divisione anche qui è profonda: M5s, Lega e Fratelli d’Italia sono convinti e chiedono da subito di andare al voto, mentre Forza Italia e Sinistra Italiana sono disponibili a riscrivere una nuova legge elettorale prima di andare al voto a questo punto con scadenza naturale (marzo 2018), oppure nel secondo semestre del 2017. L’iter ultimo che Mattarella dovrà decidere sembra essere questo riassunto dalle indiscrezioni di queste ultime ore: chiedere alle Camere di decidere sulle dimissioni di Renzi con un eventuale voto di fiducia oppure accettare direttamente le dimissioni del premier e dar vita a un nuovo esecutivo ‘tecnico-politico’, per il quale girano già i nomi del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e del presidente del Senato Piero Grasso. Ma il fronte del No nel frattempo, troverà un accordo?

Novità importante sull’Italicum: la Legge Elettorale che rappresenta ora il vero banco di prova delle Istituzioni dopo la sconfitta al Referendum Costituzionale del Premier Renzi, viene “sfidata” su un tema assai delicato. Poco fa sul Blog di Beppe Grillo, per la seconda volta in poche ore, si nota l’invito ad andare subito al voto con elezioni anticipate e con la legge elettorale che sarebbe proprio quella voluta e approvata dal Governo Renzi in questa legislatura. Dopo mesi a gridare allo scandalo per un Italicum che “annienta la democrazia e uccide la costituzione”, il ricorrente tran tran del grillini sulla legge elettorale vigente, ora arriva la svolta e dopo la riforma bocciata dagli italiani tenta il passo decisivo. «Ora ci troviamo con due leggi elettorali tra Camera e Senato molto diverse. Alla Camera è l’Italicum. La nostra soluzione è applicare la stessa legge al Senato su base regionale. È sufficiente aggiungere alcune righe di testo alla legge attuale per farlo e portarla in Parlamento per l’approvazione. Stiamo lavorando alla bozza che presenteremo in questi giorni», sono le ultimissime parole apparse ora sul Blog dei Cinque Stelle. Un Italicum anche al Senato disegnerebbe ovviamente scenari molto particolari, con praticamente – stando ai sondaggi – l’affermazione sicura del M5s sia alla Camera che al Senato. Cosa risponderanno ora le altre opposizioni del Fronte vincente del No?

La Legge Elettorale andrà cambiata: lo aveva detto Renzi prima del voto sul referendum a prescindere dall’esito Sì o No, e a maggior ragione ora che si è dimesso le opposizioni, a cominciare dalla sinistra dem, vogliono subito la rivalsa contro il Governo sull’Italicum mai digerito praticamente da nessuno. La legge elettorale da cambiare sarà anche il tema principale, assieme alla Legge di Bilancio, dell’incontro di oggi pomeriggio tra Matteo Renzi e il Capo dello Stato Mattarella. La reazione della sinistra Pd è stata a doppia faccia: «in direzione discuteremo innanzitutto di come il partito che ha la maggioranza in Parlamento si farà carico di completare la legge di bilancio e definire una nuova legge elettorale. Respinta la riforma, anche l’italicum decade», sono le prime parole di Roberto Speranza fuori dal Parlamento questa mattina. D’altro avviso, il compagno di minoranza Gianni Cuperlo, che però ha votato Sì alla fine sulla riforma: «Per quanto riguarda la legge elettorale, “ho cercato di ridurre le distanze almeno sulle regole della rappresentanza e di tenere unito il Pd. Quella mediazione che a me è costata fatica e che mi ha portato a scegliere la via della lealtà votando Sì non è stata colta fino in fondo. Mediare sull’Italicum mi è costato fatica, ma ho difeso una coerenza e non mi sento sconfitto». 

Cade il Governo, si dimette Renzi e la Legge Elettorale anch’essa non “sta molto bene”: prendendo a prestito l’ironia pungente di Woody Allen, la disamina post- Referendum costituzionale con vittoria schiacciante del No non permette alibi per l’Italicum. Ovviamente, se il Senato rimane così come hanno deciso i cittadini ieri una legge elettorale che esclude l’elezione della seconda Camera della Repubblica evidentemente va cambiata. Inoltre con le dimissioni di Renzi, decade anche l’unico praticamente che difendeva la Legge Italicum di fronte alla maggioranza di governo che ora potrebbe rivoltarglisi contro. Ieri sera nel commento immediato post voto a Porta a Porta, Giorgia Meloni ha fatto la sua proposta per i prossimi mesi in cui sarà sostanzialmente la Legge Elettorale il vero nodo delle discussioni. «Quando lui dice che si dimette credo che, nel rispetto delle prerogative del capo dello stato, sarebbe stato bello chiarire anche che quando andrà dal capo dello stato a rassegnare le sue dimissioni chiederà anche che gli italiani possano tornare a votare. Perché se manca questo passaggio, il rischio che il PD voglia prestare i suoi voti al quarto governo di fila non scelto dagli italiani è un rischio che si corre». Secondo il presidente di Fratelli d’Italia, la “ricetta” sull’Italicum è molto semplice: «Non serve un altro governo per fare la legge elettorale, si può fare una legge nelle poche settimane in cui Renzi fa gli scatoloni. Noi siamo disponibili a sostenere qualsiasi modifica». Avverrà così?

La mia esperienza di governo finisce qui, “salta la mia poltrona”. Lo ha detto Renzi nella sua prima conferenza stampa a Palazzo Chigi, l’ultima del suo governo. Prima ha telefonato a Mattarella, poi ha affrontato i giornalisti. Il presidente del Consiglio ha riconosciuto la netta vittoria del No (59,5% contro il 40,5% di Sì, quando ancora mancano 4 milioni di voti da scrutinare), assumendosi la responsabilità della sconfitta: “ho perso io”, ha detto in un discorso che è suonato anche come un bilancio in cui non ha rinunciato a snocciolare le leggi fatte, a rivendicare un paese migliore di come lo ha trovato e, perfino, a gettare la palla nel campo dei vincitori, dell'”accozzaglia”. Tocca a loro adesso, secondo Renzi, risolvere il problema. Ai leader del fronte del No “oneri e onori — ha detto Renzi — a iniziare dalla responsabilità di proporre la legge elettorale, ci aspettiamo proposte serie e credibili”. Oggi il presidente del Consiglio dimissionario andrà da Mattarella per rassegnare le dimissioni, dopo aver presieduto l’ultimo Consiglio dei ministri. Difficile prevedere cosa farà il capo dello Stato, che a partire da questo momento diviene il vero arbitro della vicenda e in questo ruolo dovrà pilotare la crisi.

Il primo nodo da sciogliere è quello della legge elettorale. L’Italicum, legge 52/2015, è in vigore e come tale può funzionare per eleggere la Camera dei deputati. Non a caso Grillo l’ha invocata subito, ben sapendo che il premio di maggioranza di 340 seggi, assegnato a chi prende il 40% dei consensi al primo turno su base nazionale, o, in mancanza, a chi vince il ballottaggio senza una soglia minima di votanti, favorirebbe M5s. “La cosa più veloce, realistica e concreta per andare subito al voto — ha detto Grillo — è andarci con una legge che c’è già: l’Italicum. Abbiamo sempre criticato questa legge, ma questi partiti farebbero di peggio e ci metterebbero anni legittimando l’insediamento di un governo tecnico alla Monti”. “Per quanto riguarda il Senato, — ha detto ancora Grillo — proponiamo di applicare dei correttivi per la governabilità alla legge che c’è già: il consultellum —. Salvini ha chiesto di andare al voto subito, ma non è entrato in dettaglio; anche Brunetta ha chiesto il voto, premettendo però che occorre riscrivere una legge elettorale con il consenso più ampio possibile. E’ vero che l’Italicum, insieme alla riforma costituzionale bocciata dagli elettori, ha costituito il famigerato “combinato disposto” osteggiato da chi ha ravvisato nella combinazione un espediente antidemocratico; ma la bocciatura della riforma non condanna l’Italicum, sulla cui costituzionalità si attende la pronuncia della Corte costituzionale. Anche per questo sarebbe un azzardo andare alle elezioni con l’Italicum, poiché si incorrerebbe nel rischio già manifestatosi con il Porcellum, quello cioè di eleggere un Parlamento privo di legittimazione politica.

Il consultellum è il dispositivo elettorale che resta dopo la bocciatura del Porcellum da parte della Consulta nella sentenza 1/2014. E’ un meccanismo proporzionale e prevede due soglie di sbarramento, pari al 2% per cento per i partiti coalizzati e al 4% per cento per quelli non coalizzati. Per rendere utilizzabile il consultellum, però, il ministero dell’Interno dovrebbe disegnare i collegi elettorali. Diverse le strade che si aprono. Teoricamente sarebbe possibile eleggere la Camera con l’Italicum e il Senato con il consultellum, ma la loro applicazione darebbe luogo a due camere fortemente squilibrate, con il conseguente problema della fiducia da dare al governo, e questo è forse il primo elemento che potrebbe indurre Mattarella a rigettare questa soluzione. Viceversa, il consultellum potrebbe essere favorito se si volesse dare ad una nuova legislatura un’impronta costituente, perché tutte le forze politiche sarebbero proporzionalmente rappresentate; ma per intraprendere questa strada occorre il consenso di tutte i partiti. Ciò potrebbe indurre il presidente della Repubblica a privilegiare un governo di transizione (Grasso, Padoan) che avesse nel suo programma come punto qualificante quello di fare una nuova legge elettorale unica per Camera e Senato; oltre al compito, non secondario, di chiudere la legge di bilancio e di rispondere, nella primavera prossima, alle obiezioni della Commissione europea sullo stato del nostro debito pubblico. Un lascito importante (e ingombrante) anche del governo Renzi.