È ufficiale: Matteo Renzi non è più il presidente del Consiglio del governo Italiano. Le dimissioni sono state ufficializzate nell’incontro avvenuto al Quirinale tra le 19 e le 19.40 dove il Capo dello stato Sergio Mattarella ha ricevuto le dimissioni di Renzi in seguito alla sconfitta nel referendum costituzionale e all’approvazione della Legge di Bilancio (che fino ad oggi aveva tenuto congelate le dimissioni da Premier). Ora si apre ufficialmente la Crisi di Governo, con la Presidenza della Repubblica che ha già emesso il calendario delle consultazioni al Quirinale dei prossimi giorni. «Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto questa sera al Palazzo del Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, dottor Matteo Renzi, il quale, essendosi concluso l’iter parlamentare di esame e di approvazione della legge di bilancio, ha rassegnato le dimissioni del Governo da lui presieduto. Il Presidente della Repubblica si è riservato di decidere e ha invitato il Governo a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti. Il Capo dello Stato procederà alle consultazioni a partire da domani, giovedì 8 dicembre, alle ore 18.00», sono le parole usate dal segretario di Presidenza, Ugo Zampetti. Domani le prime consultazioni si avranno con Grasso, Boldrini e Napolitano.
La giornata convulsa volge verso il termine: le dimissioni di Renzi sono ora in corso d’opera al Quirinale con l’arrivo atteso a minuti al Colle per la sua ultima salita da Presidente del Consiglio. Si è chiusa infatti poco fa la Direzione del Partito Democratico dove la relazione del segretario fiorentino ha avuto una durata minima e senza vero dibattito. Le discussioni nel Pd infatti sono state rimandate a dopo le consultazioni di Mattarella dei prossimi giorni con i vari capi di partito del Parlamento: «Propongo una linea politica a questo Pd: non abbiamo paura di niente e di nessuno, se le altre forze politiche vogliono andare al voto subito dopo la sentenza della Consulta sull’Italicum, allora lo dicano subito e si va alle elezioni. Ma se invece si vuole un nuovo governo che affronti la Legge Elettorale ma anche tutti gli appuntamenti internazionali che vedono l’Italia impegnata nei prossimi mesi. Non possiamo esser i soli a prendere questa responsabilità. Insomma, anche gli altri partiti devono prendersi responsabilità, altrimenti che governo “di solidarietà nazionale” sarebbe? Se vogliamo la responsabilità deve esserci per tutti; propongo una delegazione al Quirinale con Lorenzo Guerini, Matteo Orfini e i capigruppo», ha detto il premier dimissionario. Ora le note ufficiali e nei prossimi giorni il lungo percorso di delegazioni dei vari partiti al Colle.
La sua ultima Enews da Presidente del Consiglio prima delle dimissioni: Matteo Renzi ha scritto e pubblicato pochi minuti fa sul suo sito internet l’ultima lettera al pubblico e agli elettori prima di presentare alle 19 le dimissioni ufficiali davanti al Capo dello Stato. Un bilancio e un rilancio anche per i prossimi mesi, senza ancora annunciare cosa farà l’uomo Matteo Renzi (ma ci sarà tempo e modo per scoprirlo): ma il punto più interessante, dal punto di vista politico, è la situazione sulla Crisi di Governo e sui suoi prossimi step istituzionali. «Il Presidente della Repubblica farà le consultazioni. Toccherà ai gruppi parlamentari decidere che cosa fare. Vorranno andare subito a elezioni? Nel caso si dovrà attendere la Sentenza della Consulta di martedì 24 gennaio e poi votare con le attuali leggi elettorali, come modificate dalla Corte. Dico leggi elettorali perché come è noto non siamo riusciti ad abrogare il “bicameralismo paritario” che dunque vedrà continuare a eleggere due rami del parlamento con elettorati diversi e leggi elettorali diverse, sperando che non arrivino due maggioranze diverse. Ma questa è una delle conseguenze del bicameralismo, ahimè». Per il Premier dimissionario dunque tocca al Parlamento decidere, dopo le varie consultazioni di Mattarella, cosa fare in vista delle elezioni anticipate o meno; «Se i gruppi parlamentari vorranno invece andare avanti con questa legislatura, dovranno indicare la propria disponibilità a sostenere un nuovo Governo che affronti la legge elettorale ma soprattutto un 2017 molto importante a livello internazionale».
E alla fine arriva l’annuncio a sorpresa: le dimissioni di Matteo Renzi si terranno oggi e non venerdì, alle ore 19 con la salita al Colle da Mattarella: dopo l’approvazione della manovra incassata al Senato, Renzi mantiene l’iniziale promessa di scongelare le proprie dimissioni, consegnando nelle mani del Capo dello Stato il mandato del Governo e aprendo definitivamente la Cristi di Governo. «Legge di bilancio approvata. Alle 19 le dimissioni formali. Un grazie a tutti. Evviva l’Italia», scrive su Twitter il presidente del Consiglio dimissionario. Un post su Facebook dello stesso Renzi spiega nel dettaglio le prossime ore di una giornata che rimarrà storica: «La legge di Bilancio 2017 è stata approvata anche dal Senato. Credo sia un’ottima legge e vi invito a vedere le slide che abbiamo preparato un mese fa all’atto dell’approvazione in Consiglio dei Ministri. Stasera alle 19 sarò al Quirinale per formalizzare le dimissioni da Presidente del Consiglio dei Ministri. Sono stati mille giorni straordinari, grazie a tutti e viva l’Italia». Voto subito o governo di scopo? Ora resta da capire gli ultimi colloqui dalla Direzione Pd e soprattutto con Mattarella.
Le dimissioni di Renzi arriveranno venerdì prossimo, quasi sicuramente, dopo le indiscrezioni avvenute nelle ultime ore: ma ora con le ultime notizie di pochi minuti fa che riportano l’approvazione della Manovra approvata al Senato con voto di fiducia, si apre ufficialmente la Crisi di Governo, con il “disgelamento” delle dimissioni del premier. Resta solo da capire quando avverranno, e l’ipotesi di venerdì per la salita al Colle sembra confermata; Renzi infatti vuole far “calmare” la acque di questi ultimi giorni di nervosismo altissimo, cercando di verificare eventuali accordi per governi di responsabilità nazionale. O governo di tutti o voto subito, questo il bivi di Renzi che imporrà anche alla Direzione del Pd attesa oggi alle 17.30: la Manovra è passata, ora la palla passa a Palazzo Chigi e il Quirinale. Intanto, il Movimento 5 Stelle spinge per il voto subito con un rapido correttivo all’attuale legge elettorale dell’Italicum: «Siamo al lavoro per riscrivere l’unica regola che possa permetterci di andare al più presto ad elezioni. Si chiamerà ‘Legalicum’, perchè sarà l’applicazione al Senato della legge che nascerà dalla sentenza della Corte Costituzionale». Lo scrive su Facebook Danilo Toninelli, deputato M5s. Proprio l’accordo sulla legge elettorale resta il nodo ultimo su cui si riunirà o spaccherà definitivamente l’equilibrio istituzionale, assai fragile dopo il referendum.
Prima delle dimissioni di Renzi gli step sembrano essere i seguenti: approvazione con voto di fiducia della Manovra di Stabilità; la Direzione del Pd di questo pomeriggio (spostata alle 17.30 proprio per attendere esito del voto in aula); probabile approvazione del decreto su banche e Mps, atteso da giorni e considerato molto urgente al Quirinale. Mattarella cerca così anche di prendere tempo per poter avviare le consultazioni, a questo punto forse già da venerdì o sabato, con le varie forze politiche in modo da trovare l’accordo sull’ipotetico “governo di scopo”. Una fonte molto vicina a Palazzo Chigi ha rivelato alla Reuters come «Le dimissioni di Renzi sono previste per venerdì». La fonte ha inoltre ammesso di non sapere se l’ulteriore rinvio delle dimissioni sia legato alla necessità che il governo approvi un intervento su Mps prima di lasciare. Ieri fonti qualificate avevano riferito a Reuters che il decreto per il salvataggio della banca senese potrebbe arrivare a giorni. Resta l’ipotesi più accreditata per cui Renzi concede un giorno in più di possibilità per arrivare a pianificare un accordo su eventuali governi di responsabilità nazionale. Se non vi fossero i margini allora le elezioni anticipate diverranno realtà, ma fino a quel momento l’ipotesi si allontana rispetto alle scorse 48 ore.
Con le dimissioni del Premier Renzi che dovrebbero arrivare già stasera se la Manovra di Stabilità dovesse realmente essere approvata nel pomeriggio con la fiducia tecnica. Ma il bivio che accompagna il premier dimissionario, e che non trova una spalla nel Presidente Mattarella (che domani potrebbe cominciare le consultazioni al Colle, con la volontà di formare un governo di scopo per le prossime scadenze politiche), è sostanzialmente il seguente: o si trova un accordo istituzionale con altre forze (presumibilmente Forza Italia, visto che Lega Nord e M5s non intendono fare accordi con Renzi) oppure si va davvero ad elezioni subito, in febbraio o al massimo in marzo. Le fonti della maggioranza riportate dall’Ansa parlano proprio di «un governo di responsabilità nazionale con la più ampia partecipazione delle forze politiche per affrontare le scadenze del paese o le elezioni. Il Pd, spiegano le stesse fonti, non è intenzionato a reggere un governo da solo facendosi “rosolare” dalle opposizioni che chiedono le urne anticipate e accusano i dem di volere restare al governo».La giornata caldissima di oggi a Roma, tra direzione Pd e manovra al Senato dirà molto anche e soprattutto su questo bivio politico.
Con l’approvazione oggi della Manovra oggi (forse in serata), le dimissioni di Matteo Renzi dovrebbero essere ufficializzate, così come promesso davanti al Presidente Mattarella la sera dopo la sconfitta al referendum costituzionale che ha aperto la crisi di governo. Renzi avrebbe voluto lasciare anche subito, senza revoche, ma il Capo dello Stato lo ha convinto a rispettare la scadenza della Legge di Bilancio (testo blindato in aula al Senato oggi, si attende la fiducia tecnica ovvero senza alcun emendamento) e per questo motivo le dimissioni del Presidente Renzi sono state “congelate” fino a tale approvazione. In serata ieri è arrivata una indiscrezione dal Quirinale, riportata dal Huffington Post, seconda la quale il Capo dello Stato reputa «inconcepibile indire elezioni prima che le leggi elettorali di Camera e Senato vengano rese tra loro omogenee». Una posizione chiara che farebbe pensare a consultazioni immediate, forse già da domani, con tutte le forze politiche per arrivare ad una decisione il più possibile condivisa sul da farsi. Un da farsi però che escluda al momento elezioni anticipate “rapide” come vorrebbe lo stesso Renzi (oggi impegnato in una durissima Direzione del Pd): con Italicum alla Camera e Consultellum al Senato, Mattarella non intende averci a che fare e spingerà il più possibile per un accordo condiviso, probabilmente un governo di scopo, per formare una nuova legge elettorale (o riadattarne una “vecchia”, che sia magari proprio il Mattarellum?). Determinante diventa anche la sentenza della Consulta: “Ovvie ragioni di correttezza istituzionale richiedono prima di andare a nuove elezioni di attendere le conclusioni di quel giudizio il cui esito non è ovviamente prevedibile. Quale governo assicuri questo percorso è, innanzitutto, nelle mani di Renzi. E affidato alla volontà del Parlamento, perché sin dall’inizio di questa crisi il capo dello Stato si è posto come arbitro e garante» osserva l’Ansa.
Ma se realmente venisse confermata l’intenzione di Mattarella di dar seguito alle dimissioni di Matteo Renzi con la formazione di un nuovo governo “di scopo” o tecnico per l’approvazione di una nuova legge elettorale, chi sarebbero i nomi in campo per la successione di Letta e Renzi in questa confusa e complessa legislatura nata nel 2013? Dal referendum del 4 dicembre, che ha affossato i sogni del governo Renzi, si rincorrono nomi su nomi per il toto-premier, osserviamo gli ultimi più in “tendenza”: Pier Carlo Padoan resta ancora la scelta numero 1 tanto di Mattarella quanto di Renzi, anche se il suo ruolo di Ministro dell’Economia potrebbe portargli via molto “tempo”, stante la partita della Manovra Stabilità in Europa (strada tutt’altro che semplice). Gli altri nomi allora che si rincorrono sono quelli dell’attuale Ministro delle Infrastrutture, nonché legatissimo a Renzi, Graziano Delrio, il quale però non avrebbe pieno appoggio dal Pd, o almeno dalla minoranza che non gli perdonerebbe la troppa vicinanza con il segretario. Le consultazioni di Mattarella metteranno sul tavolo ovviamente anche altri nomi, come il Presidente del Senato Pietro Grasso, i ministri di Cultura e Esteri, Dario Franceschini e Paolo Gentiloni, ma anche i “vecchi” cavalli di battaglia Giuliano Amato e Romano Prodi. Insomma il futuro post-Renzi è tutt’altro che deciso e tutt’altro che lineare: dopo Manovra e Direzione Pd, forse, ne sapremo di più… (Niccolò Magnani)