Nel vortice della bufera politica post-dimissioni di Renzi, i sondaggi elettorali e politici usciti oggi e prodotti dall’Istituto Piepoli analizzano la complessa situazione elettorale dopo la riforma costituzionale bocciata alle urne. Secondo i dati raccolti da Piepoli, l’esito dei sondaggi vede una scelta variegata per i vari elettori di diverso orientamento politico a riguardo del possibile nuovo premier dopo Matteo Renzi. A chi Mattarella dovrebbe affidare l’incarico del nuovo esecutivo? Secondo il 23% degli elettori di centrosinistra, dovrebbe essere Pietro Grasso, attuale Presidente del Senato, a sostituire il segretario Pd; il 22% sceglie Pier Carlo Padoan, attuale ministro dell’Economia, mentre il 21% ridarebbe l’incarico a Matteo Renzi per un premier-bis. Sottili le altre scelte, il 2% per Salvini, il 5% Luigi Di Maio e l’1% Silvio Berlusconi; di contro, gli elettori del centrodestra sceglierebbero al 9% Padoan e Grasso, il 5% un Renzi-bis, e il 16% invece punterebbe tutto su Matteo Salvini. Chiudono, al 14% Luigi Di Maio e Silvio Berlusconi con l’11%, con i sondaggi elettorali che evidenziano come nel centrodestra il problema leadership è assai presente anche nell’elettorato.



Nei sondaggi politici ed elettorali prodotti dopo la fase convulsa del referendum si analizza sia la conseguenza politica di questo grande caos istituzionale posti dimissioni del Governo e sia le riforme che necessiterebbero secondo gli italiani raggiunti dagli ultimi sondaggi. In questo secondo “settore”, secondo i dati raccolti da Ipsos per DiMartedì, i temi su cui dovrebbe ora concentrarsi la politica post-referendum sono per il 61% degli intervista il lavoro e l’occupazione. Temi cardine che superano di gran lunga le altre richieste dell’elettorato italiano, non solo quello della maggioranza: il 15% richiede tasse e fisco come prossimi step di riforma, mentre il 13% reclama maggiori interventi sull’immigrazione. Solo il 9%, a sorpresa, è interessato all’azione nuova sulle pensioni, probabilmente perché quanto fatto dal governo Renzi in questi due anni (con l’approvazione dell’Ape e di altre norme nella Manovra di Stabilità) ha trovato qualche accoglienza positiva in più rispetto alla riforma costituzionale.



Nei sondaggi politici ed elettorali avvenuti post referendum, uno dei dati più interessanti anche in vista di eventuali Elezioni politiche (ormai molto probabili se non a scadenza naturale nel 2018 nei prossimi mesi di crisi post-dimissioni Renzi), è certamente su cosa voterebbero ad oggi gli elettori che si sono riversati in massa per il referendum costituzionale: secondo i dati analizzati da Tecnè per Mediaset, svolti su 25mila intervistati all’uscita di seggi campioni lo scorso 4 dicembre (election day), si scopre che gli elettori del Sì alle prossime politiche si dividerebbero in questo modo sui vari partiti politici. Sui 12 milioni e 700mila elettori che hanno scelto di appoggiare la riforma del Governo Renzi, in 600mila voteranno Movimento 5 Stelle alle prossime Politiche, mentre un milione di loro voterebbe uno dei partiti del centrodestra (Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d’Italia). Di questi poi, 400mila voterebbero altri partiti dell’arco istituzionale, mentre i rimanenti appoggerebbero ancora il Partito Democratico, nonostante le questioni interne tra minoranza Pd e Renzi non siano per nulla risolte (anzi infuocate dopo le dimissioni del Premier). Il dato però interessante riguarda soprattutto sul milione e 800mila elettori del Sì che alle prossime elezioni non voterebbe affatto, riflettendo come il referendum abbia chiamato alle urne molte più persone del consueto.



I sondaggi elettorali e politici sono stati realizzati (ma non pubblicati) anche durante il periodo di stop dovuto al referendum costituzionale. Il silenzio per quanto riguarda la pubblicazione è scattato lo scorso 18 novembre ed è andato avanti fino al voto del 4 dicembre scorso. Uno dei sondaggi elettorali e politici effettuati in questo periodo è quello di Ipsos Srl per Itv Movie Srl (la trasmissione DiMartedì in onda su La7 e condotta da Giovanni Floris) su classe dirigente, priorità, tasse. Su questi temi è stato intervistato un campione di elettori. Una delle domande poste è stata quella sulla classe dirigente: agli italiani è stato chiesto di indicarne il principale difetto. E le risposte sono state: ‘è disonesta’ per il 49%, ‘è impreparata’ per il 29%, ‘è litigiosa’ per il 15%, ‘è ingenua’ per il 2%. Infine un 5% di elettori intervistati non ha indicato alcun difetto o ha dichiarato di non saper dare una risposta.

Non solo intenzioni di voto nei sondaggi elettorali e politici. Tra quelli che sono stati realizzati infatti durante il periodo di silenzio imposto dal voto per il referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre ce ne sono alcuni che hanno indagato sulle priorità per il paese secondo gli italiani. In base ai risultati della rilevazione effettuata da Ipsos Srl per Itv Movie Srl lo scorso 21 novembre, gli elettori intervistati hanno indicato in stragrande maggioranza l’occupazione come una delle priorità per l’Italia: il 65% degli elettori ha infatti risposto ‘creare lavoro’. Nelle priorità segnalate dagli italiani segue al secondo posto, con grande distacco, ‘abbassare le tasse’ per il 28% e ‘risolvere il problema immigrazione’ per il 22%. Poi, in bas alle risposte a questi sondaggi elettorali e politici gli italiani ritengono che si debba ‘rendere la sanità più efficiente’ (per il 19%), ‘riformare la costituzione’ (per l’8%), ‘tutelare il risparmio in banca’ (per il 6%). Infine il restante 4% non ha indicato alcuna priorità.

E’ interessante vedere che cosa avevano segnalato i sondaggi elettorali e politici prima della crisi di governo riguardo a un possibile voto per le elezioni politiche. Questa è infatti una delle ipotesi al vaglio del presidente della Repubblica che sta per avviare le consultazioni dopo le dimissioni del premier Renzi a seguito della bocciatura della riforma costituzionale, bocciatura avvenuta domenica scorsa 4 dicembre con il voto sul referendum costituzionale. Secondo i sondaggi elettorali e politici realizzati dall’Istituto Ixè S.r.l. per il programma Agorà di Rai 3 lo scorso 16 novembre, se si votasse oggi per le elezioni politiche, sarebbero questi voti degli italiani ai partiti: Partito Democratico-PD 33,8%, Sinistra Italiana/SEL 3,3%, Scelta Civica 0,2%, Forza Italia 11,3%, Nuovo Centrodestra 2,2%, UDC – Unione di Centro 0,6%, Fratelli d’Italia – AN 2,9%, Lega Nord 12,6%, Altro centrodestra 0,4%, Movimento 5 Stelle 28,3%, Rifondazione comunista 0,8%, Verdi 1,2%, Italia dei Valori 0,6%, Altro partito 1,8%. In totale il centrosinistra raccoglierebbe il 37,3% contro il centrodestra che arriverebbe al 30,0%. Chissà se a distanza di tre settimane, e con una crisi di governo nel mezzo, gli elettori hanno mantenuto le stesse intenzioni di voto. E potrebbe essere cambiata anche la valutazione sul governo Renzi. Erano queste le percentuali di fiducia nell’Esecutivo: molta 6%, abbastanza 24%, molta + abbastanza 30%, poca 34%, nessuna 36%.

E’ Dario Franceschini, secondo gli ultimi sondaggi elettorali e politici, la personalità politica più gradita dagli italiani per un incarico di governo dopo le dimissioni del premier Matteo Renzi. Il presidente del Consiglio si è dimesso ieri dopo la bocciatura da parte degli elettori della riforma costituzionale oggetto del referendum di domenica scorsa 4 dicembre. Secondo gli ultimi sondaggi elettorali e politici, realizzati dall’Istituto Index Research per il programma di La7 Piazza Pulita condotto da Corrado Formigli, Dario Franceschini raccoglie infatti il 7,2% delle preferenze degli italiani. Al campione di elettori è stato chiesto di esprimere il proprio gradimento con un voto da 1 a 10 su una serie di nomi di personalità tra cui il presidente della Repubblica Mattarella potrebbe scegliere il nuovo premier per formare un nuovo governo. Dopo Franceschini sono questi gli altri nomi con le rispettive percentuali di gradimento espresse dagli italiani: Pier Carlo Padoan 4,5%, Graziano Delrio 6,6%, Raffaele Cantone 5,5%, Piero Grasso 5,0%, Roberta Pinotti 6,0%, Laura Boldrini 5,1%. Carlo Calenda e Tito Boeri invece, sottolineano questi ultimi sondaggi elettorali e politici, non hanno una notorietà sufficiente per essere rilevati.