“Sono contrario nel modo più assoluto alla maternità surrogata. Mi sono sempre opposto alle politiche liberistiche in campo economico, e a maggior ragione non potrò mai accettare la mercatizzazione del corpo della donna”. Lo afferma Paolo Corsini, senatore del Pd ed ex sindaco di Brescia. Sul voto al Senato sul ddl Cirinnà è intervenuto anche il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinal Angelo Bagnasco: “Ci auguriamo che il dibattito in Parlamento e nelle varie sedi istituzionali sia ampiamente democratico, che tutti possano esprimersi, che le loro obiezioni possano essere considerate e che la libertà di coscienza su temi fondamentali per la vita della società e delle persone sia non solo rispettata, ma anche promossa con una votazione a scrutinio segreto”.
Da questi primi voti sembra emergere un Pd molto compatto. Visto dall’interno è veramente così?
Dal punto di vista dello sviluppo procedurale nel Pd non c’è alcun problema. Dal gruppo parlamentare è emersa l’unanimità nel respingere la proposta di non passaggio degli articoli. E’ infatti unanime la volontà di produrre la legge.
Lei come voterà?
Mi ispiro a due principi. Da un lato c’è la necessità di rispettare le indicazioni della Corte costituzionale, secondo cui le unioni civili devono essere regolate ai sensi degli articoli 2 e 3 della Costituzione, e quindi non ai sensi degli articoli 29, 30 e 31, in modo da evitare la sovrapposizione con il matrimonio. Dall’altra diverse corti europee invitano perentoriamente l’Italia ad adeguarci alla legislazione presente nel nostro continente.
E sulla stepchild adoption?
Sono contrario nel modo più assoluto alla maternità surrogata. Io sono un uomo di ispirazione cristiano-sociale. Nutro contrarietà nei confronti di politiche liberistiche in campo economico, e a maggior ragione non potrò mai accettare la mercatizzazione del corpo della donna. Esiste un problema enorme rappresentato dal rapporto tra la madre che tiene in grembo il figlio e il figlio che le viene sottratto. A ciò si aggiunge il problema di che cosa fare dopo che il bambino è già nato. Ritengo che si debba inserire nel dispositivo della legge una formula giuridica che ostacoli la maternità surrogata.
Lei come valuta il modo in cui Renzi si è espresso sull’utero in affitto?
In quanto capo del governo, Renzi non è intervenuto in questa materia in quanto convinto che dovesse essere una legge di produzione parlamentare e non di iniziativa governativa. In quanto segretario del Pd, lo stesso Renzi ha ribadito in più di un’occasione che in relazione a una legge che evoca temi di natura bioetica c’è una libertà di coscienza da parte del parlamentare. Questo vale in particolar modo per la stepchild adoption.
Si troveranno 30 senatori del Pd pronti a votare no alla stepchild adoption?
La libertà di coscienza è patrimonio di tutti i parlamentari, inclusi di quelli dell’M5s. Mi sottraggo quindi a una logica calcolistica, perché non credo che i problemi legislativi si risolvano con l’aritmetica.
Ci sono delle proposte dell’opposizione che lei condivide?
Le proposte che tendono a differenziare le unioni civili dal matrimonio e che sono finalizzate a ostacolare la maternità surrogata rimandano a principi che condivido. Esistono dei principi che sono irrinunciabili, ma questi vanno tradotti in norme. Io mi trovo in sintonia con il duplice principio espresso anche da una parte dell’opposizione. Per quanto riguarda però la formulazione della norma, questa è tutta materia del dibattito parlamentare.
Che cosa ne pensa del modo in cui si sta gestendo il voto segreto?
La scelta è nelle mani di Grasso. Ci sono state 125 richieste di voto segreto, e ritengo che tutte quelle che attengono esplicitamente a tematiche relative alla questione dei diritti debbano essere praticate. Da parte del Pd non c’è nessuna richiesta di voto segreto, perché è giusto che un parlamentare si assuma la responsabilità pubblica delle scelte che compie. Tuttavia, sotto un profilo strettamente di procedura parlamentare, riconosco la legittimità della richiesta del voto segreto su temi che attengono alla questione dei diritti.
Lei ha partecipato al Family day?
No, anche perché non mi piace il confronto che contrappone le curve. Nei due opposti versanti sta emergendo un’intolleranze reciproca che non apprezzo per nulla. Da un lato si accusano coloro che partecipano alle manifestazioni arcobaleno di essere consumisti, materialisti ed edonisti. Dall’altra quanti vanno al Family day sono accusati di essere oscurantisti, reazionari ed omofobi. Bisogna assolutamente uscire da questa morsa linguistica ed espressiva che non porta da nessuna parte.
(Pietro Vernizzi)