“Il 20-30% degli elettori non sa che cosa voterà alle prossime amministrative. Anche alle ultime politiche del resto il 30% degli italiani ha deciso per chi votare solo l’ultimo giorno”. Lo afferma il sondaggista Renato Mannheimer a proposito delle sfide nelle grandi città. A Milano il centrosinistra ha scelto Giuseppe Sala attraverso le primarie, mentre il centrodestra schiera Stefano Parisi. A Roma le primarie del Pd si terranno il 6 marzo, mentre Guido Bertolaso ha accettato la candidatura che gli è stata offerta dal centrodestra.
Con Sala la candidatura si sposta al centro. Che cosa farà la base del Pd?
La base del Pd a Milano è combattuta, lo si è visto anche con le primarie. C’è qualcuno che ha espresso forme di mal di pancia, come Nando dalla Chiesa che in un’intervista al Giornale ha spiegato di sentirsi a disagio con Sala. Lo stesso sentimento è stato manifestato da molti degli elettori che alle primarie avevano votato per Francesca Balzani o per Pierfrancesco Majorino. In mancanza di alternative probabilmente però questi elettori voteranno comunque per Sala.
Se a Milano ci fosse una candidatura forte, ad esempio Civati, potrebbe esserci un’emorragia a sinistra?
Sì, questo rischio c’è senz’altro. Una candidatura alternativa, come quella di Civati o dalla Chiesa, potrebbe rappresentare un grande problema per Sala, che potrebbe quindi perdere dei voti. Nel momento in cui però ci fosse un ballottaggio probabilmente anche gli elettori di sinistra voterebbero per Sala.
Di fronte a due moderati come Sala e Parisi c’è il rischio di una sovrapposizione?
Certamente sì, questa del resto è la lotta tra i due. L’esempio di questi giorni, molto discusso su Facebook, è quello di Sergio Scalpelli, che è stato assessore a Milano con Gabriele Albertini e che si è schierato con Sala ma al tempo stesso è amico ed ex braccio destro di Parisi. Scalpelli è quindi combattuto tra i due, in questo momento ha scelto Sala ma tanti elettori si sentono dilaniati come lui. Da questo punto di vista però la presenza di liste molto di sinistra che appoggiano Sala potrebbe favorire Parisi agli occhi degli elettori moderati. Questi ultimi alla fine nel dubbio sceglieranno il candidato di centrodestra.
Lei ritiene che quella di Parisi sia una candidatura intelligente?
Sì. Parisi ha un passato come manager, ma anche una sensibilità verso i problemi di Milano molto importanti. Dal punto di vista del centrodestra è quindi un’ottima scelta che può raccogliere tantissimi voti. Le dirò di più: Parisi è un candidato in grado di giocare un ruolo molto significativo e potrebbe addirittura vincere.
Che cosa vuole la base del Pd e come vede la sfida a Milano?
La base del Pd è composita: c’è una parte che vede con entusiasmo la candidatura di Sala e una parte che è più fredda. Quest’ultima parte vorrebbe una prosecuzione dello stile Pisapia, con un’alleanza con i gruppi della sinistra, ma non tutti sono di quest’idea. La base del Pd, come quella di tutti i partiti, è molto variegata al suo interno e ciò vale anche a livello nazionale. Una quota rilevante, pari a circa un terzo, degli elettori del Pd non appoggiano Renzi. Quella del Pd è una realtà divisa non soltanto a Milano ma in tutta Italia.
Come vede invece la situazione a Roma?
A Roma la situazione è diversa perché il peso dell’elettorato dei Cinque Stelle è molto forte. Di M5s a Milano invece non si parla mai, anche se c’è e secondo tutti i sondaggi è un elettorato importante.
Nella capitale il centrodestra ha candidato Bertolaso. E’ l’uomo giusto in quel contesto?
Mi sembra anche questa una buona scelta. Una volta abbandonata l’ipotesi Marchini e sfumata quella della Meloni, non so quali altre personalità fossero candidabili. In fondo Bertolaso è una figura molto popolare, ha dei problemi giudiziari ma sostiene che sono irrilevanti, e quindi credo che sia una scelta che può raccogliere consenso nella popolazione del centrodestra romano. Molto comunque dipenderà dalla campagna elettorale e soprattutto dal comportamento in tv. Se Bertolaso farà una buona campagna potrà raccogliere molti voti.
Quanti sono gli indecisi e quale ruolo giocheranno?
Gli indecisi sono molti, pari al 20-30%, anche se meno che nelle elezioni nazionali. E soprattutto sono indecisi anche tra il centrodestra e il centrosinistra, e non soltanto sul singolo partito da votare. Alle ultime elezioni politiche del resto il 30% ha dichiarato di avere deciso per chi votare l’ultimo giorno.
(Pietro Vernizzi)