La notizia può sembrare non nuova: il Movimento 5 Stelle espelle alcuni suoi attivisti, 36 questa volta e con località Napoli, ma c’è molto di più dietro a questa “operazione” pulizia all’interno del movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Almeno 15 di questi 36 attivisti, stando alle notizie riportate da Repubblica, sarebbero causati di aver cercato di manipolare le primarie interne per la scelta del candidato sindaco di Napoli all’interno delle prossime Elezioni Amministrative di Primavera 2016. Eccola la mail di esplosione: «Partecipare ad un gruppo realizzato su Facebook allo scopo di manipolare il libero confronto per la formazione del metodo di scelta del candidato sindaco e della lista per le elezioni amministrative che avranno luogo a Napoli nel 2016 è un comportamento contrario ai principi del MoVimento». L’accusa è quella di aver disubbidito al Non Statuto del M5s (forse questa formula andrebbe rivista, ci pare uno Statuto bello e buono) che vieta qualsiasi organizzazione intermedia che “falsi l’efficiente ed efficace scambio di opinioni e libero confronto democratico”.



Qui finisce la notizia ed inizia il processo kafkiano, come riferisce uno degli espulsi, Roberto Ionta: in pratica vengono accusati dai “soloni” della moralità del partito che non si possono realizzare dei gruppi Facebook per provare a comprendere quale metodo sia più adatto per votare il proprio candidato. Fino a prova contraria non hanno manipolato la votazione, ma hanno cercato di capire come poter vincere o meglio, come poter organizzare al meglio la candidatura dei vari candidati. Ma questo non si può fare, “sono estranei al Movimento se disattendono i punti del Non Statuto”. Dal non-statuto si passa al rigido diktat, dal Non-partito si arriva a una nomenklatura di sovietica memoria; dove sta il vero? I 36 espulsi hanno indetto uno sciopero della fame, ma anche il capogruppo regionale Valeria Ciarambino non li difende: “se si tradiscono i principi del movimento, la fiducia viene meno”. Siamo sempre lì, tra trasparenza e assoluta moralità, con il “poco” simpatico vizietto di definire cosa è giusto e cosa è sbagliato, e sopratutto di prendere una forma di “meet up” allargata per un attacco diretto alla tecnica e al metodo del M5s. Ma cosa vale allora? Il metodo o la realtà? A volte il primo, credendo di elevare la seconda, finisce che la schiaccia. Al momento, sembra proprio il caso di questi 36 campani ormai ex-grillini.

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