“L’M5s ha legittimato il suo passo indietro con il rispetto della Costituzione e l’importanza del dibattito parlamentare, ma in realtà si è trattato soltanto di una mossa tattica per cercare di mettere in difficoltà Renzi e per evitare di apparire come la sua stampella”. A sottolinearlo è il professor Paolo Becchi, professore di filosofia del diritto ed ex iscritto dell’M5s. L’esame del ddl Cirinnà è slittato al 24 febbraio dopo la decisione dei Cinque Stelle di opporsi al canguro di Andrea Marcucci, il testo taglia-emendamenti senza del quale la stepchild adoption rischia di saltare. Sulla involuzione di M5s Becchi anticipa al sussidiario una riflessione più ampia, pubblicata su Mondo operaio.
Professore, come legge la mossa dell’M5s sul ddl Cirinnà?
Siamo di fronte a tatticismi politici che dimostrano ormai come questo movimento si comporti come tutti gli altri schieramenti. La partita sembrava chiusa, perché l’M5s all’inizio era favorevole integralmente al ddl Cirinnà. Quando si è ventilata l’ipotesi di stralciare le adozioni c’è stato un primo riposizionamento. A questo punto l’M5s si è trovato spiazzato, ed è partito con l’idea della libertà di coscienza. Adesso che si poteva portare a casa il risultato completo, e che sarebbe stato quindi un successo per Renzi, l’M5s ha tolto il suo sostegno.
Perché opporsi sul canguro?
Il cosiddetto “canguro ” è uno strumento detestabile ma in questo caso portava a casa il risultato che avrebbe potuto soddisfare il Pd ma anche una serie di istanze presenti nella società. Casaleggio ha invece optato per una serie di tatticismi, al termine dei quali il cerino è rimasto nelle mani di Renzi. Un partito però dovrebbe avere una linea politica precisa e perseguirla. Se il canguro è utile, non vedo perché disprezzarlo.
L’M5s ha temuto che il canguro creasse un precedente pericoloso?
Il canguro è già stato utilizzato in altre circostanze ed è uno strumento perverso. Tra gli emendamenti presentati però alcuni sono pazzeschi, ed è chiaro che sono stati fatti soltanto per prendere tempo e per cercare di boicottare l’attività parlamentare. Capisco una contrarietà in linea di principio rispetto all’utilizzo del canguro, ma d’altra parte con una politica così oscillante da parte di M5s alla fine Renzi risulterà vittorioso. Se porta a casa il ddl Cirinnà potrà infatti dire di avercela fatta, e se non ci riesce la colpa sarà di M5s.
Come ne esce l’M5s?
L’M5s è in un cul-de-sac perché qualsiasi cosa farà resterà sconfitto. Se da un lato il ddl Cirinnà dovesse passare, Renzi potrebbe dire: “Anche con tutti i trabocchetti dell’M5s ce l’abbiamo fatta”. Dall’altro lato, non a caso ieri sera allo spettacolo di Grillo a Roma c’erano i rappresentanti dei movimenti Lgbt che manifestavano.
Le contraddizioni dell’M5s si spiegano con un conflitto interno tra due anime diverse?
Magari fosse così, perché vorrebbe dire che c’è una dialettica interna. Nella realtà c’è un capo, che comunque è un leader fittizio, nel senso che non risulta da nessuna parte che lui sia il capo dell’M5s, e dall’altra ci sono degli esecutori materiali. Ma la dialettica interna è del tutto assente. La decisione di bloccare il ddl Cirinnà è stata presa soltanto da Casaleggio. Anche se il senatore Alberto Airola è stato tentato fino all’ultimo di votare a favore, alla fine lo hanno bloccato.
Perché Casaleggio ha cambiato idea?
L’M5s ha legittimato il suo passo indietro con il rispetto della Costituzione e l’importanza del dibattito parlamentare, in realtà si è trattato soltanto di una mossa tattica per cercare di mettere in difficoltà Renzi e per evitare di apparire come la sua stampella. Ma il dato di fatto è che l’M5s nella realtà è effettivamente la sua stampella, perché se avesse voluto mettere in difficoltà Renzi avrebbe potuto farlo.
Nel frattempo che cosa sta succedendo a Grillo?
Grillo ha preso una decisione, farsi di lato, anche se in realtà questo passo di lato diventerà un passo indietro. Se la sua aspirazione, come è abbastanza chiaro, è quella di ritornare a fare il comico alla Rai, non credo che possa riuscirci fino a quando è il capo politico di un movimento. Deve esserci quindi da qualche parte un documento che testimonia che questo passo di lato in realtà è un passo indietro, e che il capo politico dell’M5s a tutti gli effetti è Gianroberto Casaleggio. L’importante è saperlo, mentre al momento abbiamo una persona che prende le decisioni all’oscuro di tutti.
(Pietro Vernizzi)