“Salvini vuole che il centrodestra appoggi Marchini, un candidato che ha delle chance reali di vincere e che farebbe uscire lo schieramento dalla logica dei colonnelli. Dopo il veto della Meloni Berlusconi ha tirato fuori Bertolaso, ma in questo modo non solo il centrodestra perderà Roma ma rischia anche di affondare la candidatura di Parisi a Milano”. A evidenziarlo è Peppino Caldarola, ex direttore dell’Unità. Ieri, riferendosi a Bertolaso, il segretario della Lega nord ha affermato: “A pacchetto chiuso non compro nulla. Quello che dirà la gente di Roma inciderà sulla mia decisione finale”. La Meloni ha reagito annunciando che non avrebbe partecipato al vertice a tre con lo stesso Salvini e con Berlusconi. L’incontro quindi è stato rinviato a data da destinarsi.



Salvini si è sfilato perché la candidatura di Bertolaso non è stata discussa insieme a tutta la coalizione?

Salvini si era lasciato imporre Bertolaso che non è il candidato da lui preferito. Tra l’altro il segretario della Lega aveva dei dubbi anche sui problemi giudiziari dell’ex capo della Protezione civile. Infatti nei giorni precedenti, attraverso qualche colloquio con Alfio Marchini, era sembrato che Salvini avesse un orientamento più favorevole nei confronti di quest’ultimo. Marchini è stato però fermato dall’opposizione della Meloni, anche perché i dirigenti di Fratelli d’Italia avrebbero voluto candidare Storace. E’ quindi ritornata in campo la candidatura di Bertolaso come nome di compromesso.



Perché Salvini prima ha detto di sì a Bertolaso e poi si è rimangiato la parola?

A Salvini era sembrato che bisognasse chiudere su Roma perché non c’erano altre strade. Di fronte al veto secco della Meloni su Marchini era sembrato probabilmente a Salvini che indicare pressoché contemporaneamente il candidato di Milano e quello di Roma potesse in qualche modo favorire entrambi. In questi giorni si è visto che a Salvini torna a non stare bene la candidatura di Bertolaso, proprio per lo scarso appeal che quest’ultimo ha presso un elettorato che vorrebbe un candidato più nuovo.

Qual è il problema di fondo di Bertolaso?



Al fondo c’è l’idea che Bertolaso non sia un candidato vincente perché non unisce l’intero schieramento. Bertolaso è un po’ il pallino di Berlusconi, ma non è mai stato amato dentro lo stesso centrodestra.

Perché la Lega, il partito meno romano di tutti, si mette a rompere le uova nel paniere proprio su Roma?

Per non darla vinta agli altri alleati della coalizione. Non dobbiamo dimenticare che la Lega nord in questo momento è il socio di maggioranza relativa del centrodestra. Non lo è probabilmente a Roma, ma a livello nazionale ha molti più voti di Berlusconi e tra il doppio e il triplo dei voti della Meloni. Salvini quindi si comporta come il socio più forte, che non si fa imporre un candidato che non gli piace dalla Meloni solo perché quest’ultima vuole conservare il tesoretto dei propri voti e quindi non accetta di farli confluire su un candidato indipendente come Marchini.

Chi avrebbe più chance di vincere? Marchini o Bertolaso?

Non ci sono dubbi che quello con più chance di vincere è Marchini. Bertolaso non ha un appeal molto forte, perché la sua immagine è stata intaccata anche da vicende giudiziarie. Quello di Marchini invece è l’appeal di un personaggio che si presenta sulla scena politica senza partiti alle spalle, è un moderato che può attrarre anche qualche voto di sinistra. Indubbiamente quindi Marchini è più forte di Bertolaso.

 

C’è un nesso tra quanto succede a Roma e quanto avviene a Milano?

Senz’altro. Il centrodestra aveva l’occasione d’oro di candidare contemporaneamente due outsider come Parisi a Milano e Marchini a Roma. In questo modo avrebbe dato l’idea di essersi liberato dei suoi colonnelli. Il fatto di non avere compiuto questa scelta espone soprattutto Parisi, il quale in questo momento sente il peso dell’intera battaglia del centrodestra. Per giunta in un momento in cui lo scandalo della sanità lombarda indebolisce l’immagine della Lega nord.

 

Qual è l’origine dei problemi del centrodestra?

Tanto Salvini quanto la Meloni sono due personaggi abbastanza estremi, in quanto entrambi si rivolgono alle parti più arrabbiate del proprio elettorato. Il centrodestra in passato ha vinto solo quando è riuscito a combinare questa componente con un’altra più moderata. Una componente cioè di ceto medio urbano, di piccola borghesia, di gente del popolo che aspirava all’avanzamento sociale e anche alla tranquillità. E invece si trova oggi ad avere di fronte a sé come uniche alternative due personaggi come Salvini e la Meloni.

 

Per Paola Taverna (M5s) c’è un “complotto” per fare vincere i grillini a Roma. E’ una boutade?

No. Una vittoria dei grillini a Roma li esporrebbe nel giro di poco tempo a problemi di non facile soluzione. Per esempio la gestione dei problemi legati ai trasporti urbani intaccherebbe l’immagine dell’M5s prima del voto politico. Le incertezze dei grillini sono documentate dal fatto che non abbiano ancora tirato fuori il candidato che potrebbe farli vincere, cioè Di Battista. Altri candidati meno conosciuti, come la stessa Paola Taverna, non avrebbero grandi possibilità di vittoria. Magari andrebbero al ballottaggio, che è sempre comunque un terno al lotto.

 

(Pietro Vernizzi)