Sembrava fatta quando tutti nel centrodestra si affannavano a ripetere, pochi giorni fa: “c’è spazio per tutti”. Chiari i nemici: Renzi e Grillo. E chiaro l’obiettivo: uniti si vince. 

In realtà i principali azionisti giocano piuttosto a perdere. Il palco di Bologna scricchiola pericolosamente. Nulla di sorprendente per chi in quell’artificio partitico e di autoconservazione ha sempre visto la fine di un centrodestra liberale e popolare che non cede ai populismi e punta sui contenuti. Ed ecco infatti Salvini attaccare la candidatura di Guido Bertolaso a Roma dopo aver messo il veto a un dialogo con Corrado Passera a Milano, anche per nascondere il gigantesco scandalo della sanità lombarda che vede coinvolto un esponente di spicco della Lega. Una lezione amara per Berlusconi e Meloni, quella di essersi fidati del deejay dei comunisti padani, ma un’amarissima esperienza anche per i cittadini delle due capitali d’Italia, costrette a vedere all’orizzonte la sconfitta a causa di veti incrociati e vendette reciproche. 



La confusione regna talmente sovrana negli schieramenti che teoricamente dovrebbero essere alternativi al Partito della Nazione renziano, che a Milano il “prestanome” della destra, Stefano Parisi, evidentemente a corto di proposte e idee per la città, non trova altro di meglio che dirsi favorevole alle adozioni gay. E’ questo che gli elettori moderati vogliono realmente?



Ma non è finita. A Cagliari il candidato ex Pdl per sette legislature rifiuta l’appoggio dei partiti del centrodestra e si propone come società civile. Tutti quelli che vogliono far parte del centrodestra insomma sono costretti a far valere come strategia di impedire al centrodestra di andare al ballottaggio. Si sentono infatti esclusi da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega e rinculano dicendo “non riesco a vincere ma posso farti perdere”. 

Manca un federatore. Manca la capacità di ascoltarsi e manca un movimento dal basso che ricostruisca una vera appartenenza. Manca. Ma nulla vieta che qualcuno provveda. Intanto qualcuno non potendo cambiare il paese cambia il nome: centrodestra ancorché nuovo è troppo per chi ha deciso di sottomettersi alla sinistra per sempre.