“Renzi ha criticato giustamente i difetti dei corpi intermedi ma la critica è diventata, per la sua insistenza, demolitoria. Tolti i corpi intermedi, non c’è nessuno che tiene insieme la società”. Lo evidenzia Luciano Violante, ex presidente della Camera dei Deputati ed ex presidente della Commissione Antimafia, secondo cui le difficoltà del Pd renziano nel trovare un candidato che sia sua espressione in molte delle principali città dove si tengono le amministrative è conseguenza di questa critica ai corpi intermedi e “segna un rapporto difficile con la società italiana da parte del principale partito italiano”.



Partiamo dalle frizioni di Renzi con l’Europa. Secondo lei sono state riassorbite?

Non credo che siano riassorbite né che la questione finirà entro poco tempo. La linea che ha scelto il nostro presidente del Consiglio è quella di fare pesare la presenza italiana attraverso un continuo conflitto con l’Europa. Quello che forse bisogna evitare è che questo conflitto diventi da un lato isolamento dell’Italia, dall’altro screditamento dell’Europa. Questo atteggiamento può dare spazio a tutti gli anti-europeismi possibili, e quindi può danneggiare lo stesso governo italiano. Si tratta di tenere la barra su un confine certamente difficile all’interno di una visione europea.



Perché sul tema dei profughi Renzi non trova sponda nel Pse?

Perché stanno emergendo gli egoismi degli Stati nazionali. Se dovessimo fare un’analisi di quando si vota nei vari Paesi, forse potremmo trovare una risposta a questo tipo di logica. L’opinione pubblica europea è spaventata dall’arrivo dei profughi, teme una riduzione del welfare e che non ci siano le risorse per andare incontro ai bisogni dei migranti. Teniamo conto che le persone che nel mondo si sono spostate nel 2015 sono state circa 60 milioni.

Se Renzi fosse stato eletto le difficoltà che sta incontrando sul fronte interno sarebbero le stesse?



Non mi pare questo il problema. All’origine c’è una difficoltà oggettiva legata alla situazione in cui ci troviamo. Per esempio le previsioni di crescita sono inferiori al previsto. Inoltre in una grande città come Milano è stato candidato un soggetto che non ha niente a che fare né con la storia né con l’identità del Pd. A Roma non sappiamo bene come andrà, a Napoli non c’è un candidato in grado di sostenere la rappresentanza politica del Pd renziano. Tutto ciò segna un rapporto difficile con la società italiana da parte del Pd. Questo è un problema che sarebbe comunque emerso indipendentemente dal fatto che Renzi non sia stato eletto.

Questa situazione è dunque la conseguenza di errori commessi da Renzi?

Non mi pare. E’ in atto una crisi di rappresentanza che colpisce partiti, Confindustria, sindacati, tutti soggetti che oggi sono in crisi non solo per i loro problemi interni ma perché è difficile rappresentare una società come quella italiana, che è molto frantumata, dispersa, senza punti di riferimento unitari. Oggi il Pd deve porsi il problema di riconnettersi alla società italiana e di costruire comunità politiche fondate su valori, non su appartenenze a compagnie di potere.

In che modo è possibile che ciò avvenga?

Tempo fa mi sono permesso di dire che bisogna distinguere il ruolo di presidente del Consiglio da quello di segretario del partito. Non ho cambiato opinione. Qualcuno deve dedicarsi a tempo pieno e con piena legittimazione alla ricostruzione del partito-comunità. E’ un modo per evitare che il Pd si isterilisca in meccanismi di potere e in un processo di caporalizzazione che è quello cui stiamo assistendo.

 

Sul ddl Cirinnà Renzi sembra non avere la stessa determinazione che ha avuto sull’Italicum. Perché?

In primo luogo perché questa non è una legge del governo. Ho comunque l’impressione che su queste questioni il pugno di ferro sarebbe un errore. Bisogna abbandonare la logica del “vediamo chi vince”, in favore di quella “vediamo che legge si fa”. Se non c’è una maggioranza adeguata per l’adozione del figlio del partner, teniamo presente che oggi questa adozione è già possibile sulla base della legge relativa alle adozioni in casi speciali. Non lasciamo quindi privo di tutele il bambino che è nato. A quanti sostengono a spada tratta la stepchild adoption come diritto, vorrei dire che l’adozione è un diritto del bambino e non dell’adulto. L’adulto può adottare ma non ha diritto ad adottare. Il bambino ha diritto ad una famiglia che lo aiuti a crescere. A me è sembrata condivisibile la posizione del senatore Tonini che ha proposto una delega al governo sul tema.

 

Il Pd ha finalmente il suo candidato a Milano. Secondo lei Sala è di sinistra oppure no?

La sua visione e la sua storia non c’entrano nulla con la sinistra. Sala era sino a ieri un manager e a un manager non si chiede di essere di destra o di sinistra, ma di saper fare bene il suo mestiere. Io mi auguro che Sala vinca, ma è difficile classificarlo come un uomo politico di sinistra. Ciò che conta è vedere quali siano i suoi programmi, e in base a quelli giudicare se vuole o meno attuare una politica di sinistra.

 

Renzi è stato avventato nel fare di un referendum sul Senato un referendum su se stesso?

Io francamente avrei preferito che ciò non avvenisse. Un referendum costituzionale non può mai essere confuso con un referendum sulla persona. La Costituzione travalica le persone ed è destinata a durare nel tempo. Però Renzi ha caricato quella modifica di tanti aspetti personali che sarebbe stato comunque difficile scindere il suo destino politico dal destino del referendum. D’altra parte se non avesse agito in questo modo la riforma viaggerebbe ancora tra Camera e Senato. Perciò sarebbe stata comunque inevitabile la coincidenza tra esito del referendum e sorte politica del presidente del Consiglio.

 

(Pietro Vernizzi)