La maggioranza ha raggiunto un accordo sull’emendamento per modificare il ddl Cirinnà. Dal disegno di legge si stralcia la stepchild adoption, cioè l’articolo 5, e l’obbligo di fedeltà, cioè l’articolo 3. L’adozione del figlio del convivente sarà però reintrodotta in un progetto di legge sulle adozioni che sarà approvato dal Parlamento entro la fine della legislatura. La sintesi tra le diverse posizioni all’interno della maggioranza non è però un fatto scontato, in quanto sono diverse le questioni che potrebbero aprire altri fronti. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha spiegato: “Non eravamo contro le unioni civili ma contro le adozioni e la equiparazione unioni-matrimoni. Sulla stepchild ci siamo. Spero che chi di dovere scriva un maxiemendamento che non tolga diritti ai soggetti della coppia ma preveda confini precisi tra unione e matrimonio. La mia non è né una minaccia né un alzare prezzo. Sono in modalità ‘willing’. Bisogna finire subito, mettere subito fiducia e chiudere entro domani”. Ne abbiamo parlato con Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera.
Chi vince e chi perde al termine di questa mediazione sul ddl Cirinnà?
Per quella che è stata la meccanica delle cose in queste settimane e per la centralità che aveva assunto la stepchild adoption, il Pd si è trovato nella condizione di togliere dal tavolo il pomo della discordia, cioè le stesse adozioni. A uscire vincitore è chi ha messo il Pd nelle condizioni di compiere questo passo. In primo luogo ha vinto chi si opponeva alla stepchild adoption, dai centristi a buona parte del centrodestra, a quella parte del Pd che su questo aveva detto esplicitamente il primo no.
Il governo come ne esce?
Non ne esce bene. Il governo era partito dicendo: “La legge è questa, prendere o lasciare”. Il governo in un primo momento aveva posto la questione della stepchild adoption come cruciale, e ora è costretto a toglierla dal tavolo. E’ quindi difficile dire che Renzi abbia anche solo pareggiato, la sua è piuttosto una sconfitta.
E i Cinque Stelle?
Dal punto di vista tattico il problema di M5s era quello di smarcarsi dall’abbraccio con Renzi che poteva rivelarsi mortale. L’operazione di smarcamento è iniziata quando Grillo sul suo sito ha scritto che sulla stepchild adoption lasciava libertà di coscienza, una dichiarazione con un valore simbolico evidente. La traiettoria si è conclusa quando M5s ha deciso di non votare il canguro.
L’immagine di Grillo però è sempre più quella di un leader inaffidabile…
In termini politici i Cinque Stelle possono dire di essersi portati a casa un loro risultato. Stupirsi del fatto che sono inaffidabili è francamente ridicolo.
Questa partita ridisegna il panorama degli schieramenti?
Sulla base dei sondaggi sulla maggioranza degli italiani, ma anche sul bacino elettorale di ciascun partito si è scoperto che la gabbia destra/sinistra non funziona per niente. L’elettorato è molto più trasversale dei suoi dirigenti. Dentro a questa trasversalità quanti sono favorevoli alle unioni civili spesso finiscono per essere sfavorevoli alla stepchild adoption. E per quanto riguarda la battaglia per togliere tutti quegli articoli con un riferimento più stretto all’istituto del matrimonio, anche su questo può darsi che nel Paese ci sia una maggioranza più simile a quella parlamentare nata dall’intesa Pd-Ncd.
Il Pd rischia di spaccarsi al momento del voto di fiducia?
Conoscendo i miei polli, prima di credere che la minoranza interna al Pd voterà contro, lo voglio vedere: per il momento continuo ad avere dei dubbi su questa ipotesi. Sicuramente il Pd è spaccato, ma noi continuiamo a parlarne come se fosse un partito propriamente detto. Il Pd però è una realtà infinitamente più informe o comunque più magmatica, in cui i motivi dello stare insieme e del dividersi non sono così facili da definire.
Lo scontro sul ddl Cirinnà lo ha reso più evidente?
Sì, proprio per questa magmaticità su questioni come il ddl Cirinnà ci si è trovati di fronte a problemi del tutto inediti. Anche perché le unioni civili assumono un peso politico notevole, in quanto si tratta di una vicenda vecchia di anni. Ricordiamoci tutti i dibattiti sulle questioni eticamente sensibili, che il ddl Cirinnà ha fatto tornare in auge.
Se i verdiniani votano sì alla fiducia, entreranno a pieno titolo nella maggioranza?
I verdiniani sono diventati una specie di task force per il pronto intervento. Su questioni le più diverse tra di loro, da quelle morali a quelle bancarie, ogni volta che si apre un problema, arriva questo gruppo di pronto intervento. Verdini è un po’ come l’idraulico che viene in casa la domenica quando succede un guaio. In genere l’idraulico di pronto intervento costa un sacco di soldi. Diciamo che sarebbe ridicolo che i verdiniani dessero questo aiuto al governo in attesa di ritornare nelle catacombe e di ripresentarsi alla prossima emergenza
Qual è il prezzo politico che Renzi dovrà pagare a Verdini?
Diciamo che sarebbe ridicolo che i verdiniani dessero questo aiuto al governo in attesa di ritornare nelle catacombe e di ripresentarsi alla prossima emergenza. Che Ala faccia parte della maggioranza è ormai agli atti. Tra Renzi e Verdini non è stato celebrato alcun matrimonio, la loro perlomeno è un’unione civile e ora speriamo che non facciano anche delle adozioni.
(Pietro Vernizzi)