Oggi, 26 febbraio 2016, sono in corso le Elezioni Irlanda 2016: dopo 5 anni di fortissimo austerity, il paese irlandese ha chiamato i suoi cittadini alle elezioni generali anticipate dopo che, lo scorso 3 febbraio, il premier Enda Kenny ha chiesto e ottenuto lo scioglimento anticipato del parlamento nella speranza di dare la paese un governo stabile, in grado di proteggerne l’economia. Di fatto, queste elezioni anticipate rappresentano un test di gradimento per la coalizione di governo composta dal partito conservatore del Fine Gael e dal partito socialista laburista guidato dalla signora Joan Burton, attualmente vicepremier. In realtà, le elezioni politiche in questo momento rappresentano un rischio per il governo in quanto tutti i sondaggi pubblicati dai media locali indicano che difficilmente i due principali partiti del paese saranno in grado di ottenere la maggioranza assoluta dei seggi e che è molto improbabile che possano concludere alleanze e accordi con qualcuno dei partiti di minoranza o con candidati indipendenti atti a conseguire la necessaria maggioranza, con il rischio che si possa profilare uno stallo politico, similmente a quanto già avvenuto in Spagna e Portogallo, altri due paesi salvati con l’aiuto economico dell’Unione europea, con la forte possibilità di dover indire a breve nuove elezioni nella speranza di superare lo stallo politico.
Le urne sono aperte dal mattino e lo resteranno fino alle 22.00, poi, stante il complesso sistema elettorale irlandese, lo spoglio, che inizierà il 27 alle ore 8.00, orario dal quale inizieranno ad essere pubblicati anche gli exit polls, procederà lentamente con i primi dati previsti per la tarda mattinata e i risultati ufficiali, sopratutto in caso siano necessari dei riconteggi, non saranno pubblicati prima dei primi giorni della prossima settimana. L’Irlanda, secondo le stime della banca centrale, dopo essere felicemente uscita nel dicembre 2013 dal sistema di aiuti internazionali a seguito di una strettissima politica di austerity accompagnata da aiuti per oltre 80 miliardi, sta attraversando economicamente una fase molto positiva con una cresita del pil attestata al 6,6% nel 2015 e previsioni di ulteriore crescita nel 2016 e 2017, rispettivamente, del 4,4% e del 4,6. Anche la disoccupazione risulta essere in forte calo ed è scesa sotto l’8%.
Eppure, nonostante i dati macroeconomici siano notevolmente positivi, la popolazione non sembra gradire la ricetta tutta sacrifici che la coalizione al governo ha rirpoposto nella breve campagna elettorale che ha preceduto queste elezioni e, secondo i principali sondaggi, sembra profilarsi un netto calo sopratutto per i laburisti, a vantaggio sopratutto del partito di estrema sinistra Sinn Fein che, con il suo leader Gerry Adams, si è proposto come il baluardo anti austerità. Addirittura, alcuni sondaggi attribuisco ai laburisti un risultato inferiore al 10%, molto al di sotto del 19,5% conseguito nelle precedenti elezioni. Il principale partito di opposizione dovrebbe rimanere il partito centrista Fianna Fail, fin’ora guidato da Micheal Martin, per il quale non è prevista una crescita significativa e che dovrebbe mantenere un vantaggio minimo sul Sinn Fein. Numerosi sono anche i movimenti minori, di sinistra o conservatori oltre a diversi candidati indipendenti che sperano di entrare in parlamento o di rafforzare la loro presenza grazie al sistema elettorale proporzionale in vigore in Irlanda.
Le possibilità che si arrivi ad un hung parliament, ad un parlamento, cioè, senza una maggioranza che possa formare un governo in grado di governare, appaiono molto alte e si profilano lunghi e difficili colloqui tra le forze politiche in campo per poter mettere su una coalizione in grado di governare, anche a causa dei numerosi veti incrociati. L’unica possibilità che si profila a urne aperte sarebbe quella di una coalizione tra il Fine Gael del premier uscente e i centristi del Fianna Fail che, insieme, dovrebbero riuscire a raggiungere la fatidica soglia del 45% dei seggi necessari per varare un esecutivo ma i due partiti, nel corso della breve ma accesa campagna elettorale che si è svolta nelle ultime tre settimane, hanno escluso che sia pensabile una coalizione tra loro. L’Irlanda vota nell’incertezza assoluta del futuro e il possibile stallo politico che potrebbe derivare da questo voto rischia di avere pesanti ripercussioni sulla ripresa economica in corso e quindi sull’occupazione. Gli elettori di questo paese che gode di una ripresa superiore alla media europea dovranno tenere bene a mente anche fattori come questo nel momento in cui, nel chiuso delle urne, dovranno decidere a chi attribuire il proprio voto.