Il Senato ha approvato il ddl sulle unioni civili con 173 sì e 71 no. In tutto 245 i senatori presenti in aula al momento del voto, di cui 244 votanti. Su 19 senatori di Ala, il gruppo di verdini, 18 hanno votato la fiducia. Senza di loro il governo avrebbe avuto 155 sì, sufficienti per approvare la legge ma inferiori alla metà degli aventi diritto al voto di Palazzo Madama. Ora il ddl sulle unioni civili dovrà essere approvato dalla Camera dei Deputati. Al momento dello scrutinio sei senatori di Ncd hanno lasciato l’aula. Tra loro c’è Roberto Formigoni, che spiega: “Dopo questo voto il governo esce indebolito, perché ha approvato un ddl contrario all’opinione della maggioranza degli italiani e ha strozzato il dibattito con canguri e altri strumenti simili”.
Quali conseguenze politiche avrà la sua scelta di astenersi sul voto di fiducia?
Dal punto di vista della mia appartenenza a Ncd non ci sarà nessuna conseguenza. Io rimango orgogliosamente in Ncd, nel senso che abbiamo elaborato insieme nel corso di questi mesi una posizione di netta contrarietà al ddl Cirinnà. Io mi sono dichiarato insoddisfatto dei risultati raggiunti, ma comprendo anche la posizione di Alfano che vede il bicchiere mezzo pieno.
In che senso?
Da un lato Ncd ha raggiunto un risultato importante, quello di cancellare la stepchild adoption. Dall’altra però non è riuscito a smontare l’altro punto critico della legge, cioè l’omologazione sostanziale tra le convivenze omosessuali e il matrimonio. Questo sarà il pertugio attraverso cui magistrati “creativi” nel giro dei prossimi mesi diranno che le unioni civili e le convivenze omosessuali hanno gli stessi diritti e doveri delle famiglie eterosessuali.
Che cosa ne pensa della scelta di ricorrere al voto palese, e per di più di fiducia?
Il Pd ha impedito in ogni modo il voto segreto perché sapeva di avere al proprio interno dei dissenzienti. Questi ultimi con il voto palese sono stati ricondotti alla disciplina di partito. I senatori di Ncd che si sono astenuti oltre a me sono Sacconi, Marinello, Di Biagio, Esposito e Albertini. Questi sei senatori palesemente hanno manifestato un voto in dissenso al loro partito e ancora di più al governo che aveva chiesto il voto di fiducia. E’ un atto forte di coraggio e di coerenza con le nostre posizioni.
Astenendosi sulla fiducia lei rompe con il suo partito?
Insieme ai miei colleghi abbiamo compiuto un gesto di grande libertà, di grande responsabilità e di grande peso, perché abbiamo detto no sia al nostro partito sia al governo in un voto di fiducia. Ma questo non mi impedisce di dire che io continuo a essere orgogliosamente parte di Ncd pur in una posizione libera. Su questo punto non è stato possibile trovare un accordo unanime, ed essendo una questione di coscienza ho espresso un voto in dissenso. Ma sul resto delle politiche continuo a dare il mio contributo perché Ncd porti avanti le sue giuste battaglie nel governo.
Il voto di fiducia è passato grazie ai senatori verdiniani, e con l’astensione di alcuni parlamentari dei partiti di governo. Vuole dire che la maggioranza è cambiata?
Io ci andrei piano. Innanzitutto questa è materia molto più che politica, in quanto ha a che fare con le convinzioni più intime di una persona. Resta il fatto che quella dei verdiniani è stata una manovra politica. Dentro il gruppo di Ala c’erano sei/sette senatori che volevano votare in dissenso. In presenza di un voto palese hanno rinunciato alle loro convinzioni profonde e hanno partecipato a questa operazione politica voluta da Verdini. Il sostegno a una legge di questa rilevanza è un passo in avanti verso l’entrata nel governo.
In cambio Verdini vuole un incarico da ministro?
Verdini è una persona abile, e vuole qualcosa di più e di diverso rispetto a un posto di governo. Verdini ha cominciato da tempo un percorso di avvicinamento a Renzi e sostiene che Renzi sia diverso dal Pd. In questo ha il 10% di ragione e il 90% di torto, perché più va avanti il tempo e più si vede che Renzi viene risucchiato dal vecchio apparato del Pd.
A che cosa punta Verdini?
Verdini punta a diventare, più ancora che membro della maggioranza, un alleato organico del Pd. E’ una posizione diversa da quella di Ncd, che con il Pd ha stretto un patto di governo, ma mantenendo sempre inalterata la nostra diversità.
Il governo esce rafforzato o indebolito da questo voto sulle unioni civili?
Il governo esce indebolito nel rapporto con l’opinione pubblica. Secondo un sondaggio di Agorà in onda su Raitre, il 73% degli italiani sono contrari all’utero in affitto e alle adozioni gay. Se non fosse stato per Ncd, Renzi avrebbe fatto passare entrambe queste misure. Il 65% degli italiani è inoltre contrario all’equiparazione delle unioni civili con i matrimoni eterosessuali, che invece è fatta passare da questa legge. Nella popolazione italiana oggi c’è un disagio maggiore, perché Renzi ha fatto passare una legge che la maggioranza delle persone non condivide. Inoltre l’alleanza tra Grasso e Renzi ha impedito un vero dibattito su questo tema. In commissione si è discusso per due mesi e poi si è interrotto il dibattito, mentre in aula non si è mai discusso.
(Pietro Vernizzi)