La novità di oggi sul ddl Cirinnà potrebbero avere ripercussioni importanti per le votazioni dei prossimi giorni: la legge sulle unioni civili mentre si cerca un accordo in aula tra le varie forze politiche subisce una battuta di arresto per il ricorso alla Consulta presentato da 40 senatori di centrodestra. Gli ex Ncd, alcuni membri di Area Popolare e Forza Italia hanno presentato in giornata un ricorso alla Corte Costituzionale sul metodo del ddl Cirinnà e non tanto sul merito e contenuto che verranno discusse nei prossimi giorni in parlamento. Secondo questi 40 senatori, sarebbero stati violati i diritti dei parlamentari perché non si è concluso l’esame in commissione del testo sulla unioni civili. L’accusa è che nel caso delle unioni civili la commissione Giustizia ha solo iniziato l’esame, ma non lo ha concluso approdando di fatto in aula senza il mandato del relatore. Avviene dunque quanto il senatore Mario Mauro (uno dei firmatari del ricorso, assieme a Quagliariello e Giovanardi) in esclusiva al Sussidiario aveva annunciato questa mattina in una intervista sulle nostre pagine: «Il giorno dopo la presentazione del ddl Cirinnà in commissione al Senato, è stato sottratto subito tramite una decisione dei capigruppo del Senato. Quest’ultima ha deciso che il percorso in commissione è durato troppo ancorché mai iniziato e che quindi il provvedimento andava portato in aula. E lo avrebbe fatto perché i numeri in commissioni non garantivano il governo». Giovanardi in giornata ha affermato che «abbiamo messo lì uno che non sa fare l’arbitro», attaccando direttamente la tenuta di Grasso in Senato. Seguiranno ovviamente polemiche, ma qualcosa cambierà sulla discussione in Aula?



Il dibattito in Aula continua, con il ddl Cirinnà che risulta al centro delle più grandi strategie politiche tra maggioranza, minoranza cattolica nel governo e tutte le opposizioni: le unioni civili e la legge in quesitone tengono in tensione l’intero Parlamento con molto da perdersi (in termini elettorali) e tanto anche da guadagnare qualora si raggiungesse un accordo soddisfacente a livello ideologico. In tutto questo la prova di estremo e schizofrenico moderatore e mastino al tempo stesso tocca ovviamente a Renzi: questo suo attivismo sotto traccia non viene visto di buon grado da molti e in un’intervista al Giornale parla il leader di Rivoluzione Cristiana, Gianfranco Rotondi, che spara a zero contro la presunta “democristianità” del premier. «Renzi non ha nulla a che vedere con la Democrazia Cristiana, ormai guida un partito che fa parte del Partito Socialista europeo, è un finto democristiano». Rotondi non ha partecipato al Family Day, crede che si debba comunque fare una legge sulle unioni civili ma ritiene allo stesso tempo che l’inserimento della Stepchild adoption sia una forzatura. «Con lo stralcio sul tema dell’educazione dei figli non ci sarebbe stato nessun problema e la questione si sarebbe potuta risolvere con una riforma ad hoc sulle adozioni. È un tema etico meno sensibile di divorzio o aborto, anche perché già oggi si ritrova nelle leggi vigenti una possibile soluzione, con il giudice che può decidere in favore del partner omosessuale con la morte di entrambi i genitori di un minorenne». Ma quindi perché una legge scritta così male? «Io credo che l’ha scritta male per farla bocciare, e alla fine però potrebbe passare con i voti un altro ex democristiano come Alfano». 



Dopo giorni di discussioni forse si è arrivati ad un accordo sul ddl Cirinnà per quanto riguarda il voto segreto: la legge sulle unioni civili ha visto l’accordo tra tutti i capigruppo dei partiti per un iter protetto per concentrare i voti segreti tutti vicini, anche se i nodi in altri punti restano aperti, e distanza ovviamente tra maggioranza e opposizione. «Un accordo importante e molto positivo, con intesa sul taglio degli emendamenti da parte dei vari partiti», afferma un soddisfatto Luigi Zanda del Pd, capogruppo in Senato. Il taglio ci sarà, con la Lega che ha ritirato i circa 5mila emendamenti e il Pd che in cambio ha tolto l’emendamento canguro di Marcucci che avrebbe di fatto tolto la discussione in Parlamento. Ora, dopo l’accordo bipartisan, si tratta di iniziare l0esame degli emendamenti da tagliare e mantenere, quelli sui quali chiedere voti segreti e quelli da ritirare per consentire miglior dibattito, il tutto cercando sempre un accordo allargato, compito questo del gruppo di lavoro composto da un rappresentante per gruppo parlamentare che passerà al setaccio le varie proposte di modifica e step procedurali. Il tempo c’è fin a martedì, visto che dal 10 poi si comincerà con la votazione generale.



Riprende il dibattito in Aual anche oggi per il ddl Cirinnà, la ormai celebre legge sulle unioni civili che tanto clamore sta creando attorno alla politica e al Paese che sostanzialmente vive spaccato in due su questo tipo di norma. Oggi spunta un problema prevedibile ma che ancora non aveva trovato riscontro in questi giorni: è scontro sul voto segreto, per via di evidenti effetti politici. Zanda, capogruppo Pd al Senato, ha riferito dopo la riunione di ieri seta che il Partito Democratico è contrario a procedere con scrutini segreti, ma che almeno si cerchi di circoscriverli per dare spazio ad un dibattito ampio e nel merito per evitare il caos in Aula. Tradotto, il Pd teme il voto segreto perché non ha la certezza della totale adesione del partito una alcuni punti nodosi come la Stepchild Adoption e i presunti matrimoni omosessuali. Di contro, Area Popolare, ma anche Forza Italia e Lega Nord spingono verso Grasso per chiedere se alcuni emendamenti si possano procedere con il voto segreto, per i motivi inversi. Specie i cattolici della maggioranza, vorrebbero il voto di coscienza segreto per poter dissentire sulla legge senza esporsi pubblicamente. Uno scontro che porterà ad una mediazione, probabilmente, ma in cui nessuno sembra volersi esporre in prima battuta.

Siamo al terzo giorno di votazioni del ddl Cirinnà, con la legge sulle unioni civili che continua a tener banco nel dibattito politico e non solo in Italia: matrimoni gay, adozioni e utero in affitto, i temi sul tavolo sono sempre quelli con le tensioni tra maggioranza e minoranza cattolica nel governo oltre che le minacce delle varie opposizioni. Insomma, un caos per ora controllato, anche perché finora di vere discussioni sugli emendamenti non ce ne sono stati: il senatore e capogruppo Alberto Ariola del Movimento Cinque Stelle per tutta la giornata di ieri ha ribadito che il testo verrà votato compatto dal suo partito, ovviamente se non ci saranno punti diversi dal ddl entrato al Senato una settimana fa. «Zanda fa pressioni su di noi evidentemente hanno grossi problemi al loro interno. Noi siamo sinceri e per questo non abbiamo emendato il testo, ora sta a loro non fare scherzetti». La minoranza cattolica, da tutta Area Popolare ad alcuni esponenti del Partito Democratico, verranno tenuti a bada da Renzi? Il tutto mentre scoppia la polemica sollevata da alcuni esperti pediatri che hanno sollevato il problema sulla stepchild adoption. A dirlo non è proprio l’ultimo dei medici, ma il presidente della Società italiana di Pediatria, Giovanni Corsello che afferma con forza che “vivere in una famiglia senza la figura materna o paterna potrebbe danneggiare il bambino. La discussione sulle unioni civili e la stepchild adoption dovrebbe comprendere anche in profili clinici e psicologici del bambino e dell’adolescente. Non si può infatti escludere che convivere con due genitori dello stesso sesso abbia ricadute negative sui processi di sviluppo psichico e relazionale nell’età evolutiva“. Dopo queste parole che suonano come fuoco nel dibattito politico cambieranno gli equilibri?