E alla fine arriva anche la minaccia per il Governo in pieno voto per ddl Cirinnà: la legge sulle unioni civili rischia di mettere in crisi una parte, certamente minoritaria del Governo, l’Udc ma che potrebbero coinvolgere a catena altre forze e il pensiero va subito al Nuovo Centrodestra. L’annuncio la dà Lorenzo Cesa, che questa mattina ha avvertito Renzi dicendo che “se ci sarà un asse Pd e M5s sulle unioni civili, l’Udc ne prenderò atto e non ci resterà altro da fare che uscire dalla maggioranza”. La disfida è sempre quella, lo stralcio o meno dell’articolo sulla stepchild adoption che equiparerebbe l’unione omosessuale o anche etero al matrimonio tradizionale: piccata la risposta dell’altro polo di Area Popolare, ovvero il Nuovo Centrodestra, con le parole direttamente di Alfano. «La Dc che aveva 300 e più parlamentari e non 30 come noi, subì l’aborto e poi il divorzio. Il parlamento non lo puoi fermare quando la maggioranza decide di andare in una direzione».



E un’altra polemica scoppia in Senato a riguardo del ddl Cirinnà, con la legge delle unioni civili che continua ad infiammare il dibattito pubblico, politico come quello della gente comune, che assiste ad una politica schizofrenica su questi temi. La novità di oggi sono le reazioni a catena alle dichiarazioni in serata di ieri del presidente del Senato, Pietro Grasso in seguito al ricordo presentato da 40 senatori di centrodestra contro il ddl che violerebbe l’iter costituzionale. «Il tentativo di blocca un’ampia discussione che sta consentendo a tutti di entrare nel merito dei temi, e che porterà all’attenzione dell’Aula centinaia, se non migliaia di emendamenti, con un espediente da azzeccagarbugli, è una pessima idea». E subito bufera: dal parlamento al mondo del Family Day, le considerazioni di Grasso sono sembrate irriverenti e soprattutto non garanti di un equidistanza da “arbitro” della Repubblica, quale per ruolo è chiamato. Così la pensa Massimo Gandolfini, promotore dal Family Day, che alla Stampa afferma «Trovo irriverenti e sprezzanti i toni usati dal presidente del Senato Grasso, in riferimento all’iniziativa di 40 senatori che hanno annunciato un ricorso alla Corte Costituzionale contro il testo sulle Unioni Civili perché viola l’iter parlamentare. Il presidente non deve emettere giudizi inerenti questioni di tipo costituzionale di cui dovrebbe essere garante». Dura anche la replica di uno di quei 40 senatori firmatari, Gaetano Quagliariello: «L’opposizione ha il diritto di avvalersi di tutte le regole, la maggioranza ha il diritto di approvare i suoi provvedimenti ma secondo le regole. Il presidente Grasso ieri ha di fatto ammesso che ciò non è avvenuto, e come lui dovrebbe essere l’arbitro non può ignorare le regole in nome di una visione sostanzialistica che va contro la Costituzione».



Continua il dibattito in Aula anche oggi, al Senato il ddl Cirinnà sulle Unioni Civili prosegue il suo percorso di emendamenti e dibattiti, con i nodi in campo che sono sempre gli stessi: equiparazione matrimoni con unioni civili, stechild adoption ed eventuale utero in affitto. La speranza del Pd, come scriviamo qui sotto, rimane quella di arrivare settimana prossima con il voto segreto su pochi emendamenti, ridotti all’osso per paura di “sorprese” dentro l’urna non gradite. Ma intanto l’Ncd compatto chiede lo stralcio dell’articolo sull’adozione del figliasto all’interno di una coppia di fatto, in cambio dell’adesione completa a tutta la legge (escluso quell’articolo ovviamente): dalle colonne di Avvenire ieri il senatore democratico Giorgio Tonini ha di fatto risposto con una possibile accoglienza dello stralcio, dicendo “interessante l’apertura di Alfano” al voto ddl Cirinnà senza adozioni. Ma subito dopo nei fatti smentisce e fa apparire fuoco di paglia il possibile accordo, dal momento che afferma “lo stralcio però sarebbe applicabile qualora allargasse e non riducesse il consenso della legge”. E questo sappiamo che non è possibile perché il possibile stralcio della stepchild provocherebbe a catena la frattura interna al Pd, la mancata adesione del M5s e di fatto la bocciatura della legge sulle unioni civili: ci abbiamo preso?



Arrivati ormai al terzo giorno di discussioni in Senato del ddl Cirinnà, la legge sulle unioni civili al momento vive di un empasse per via del numero altissimo di emendamenti che ancora non sono stati ufficialmente ritirati: dopo l’accordo con i vari capigruppo dei partiti, nelle prossime ore ci saranno le varie rinunce. Il Pd per primo ritirerà una trentina di emendamenti (tra cui il famoso “canguro” di Marcucci), Forza Italia ha annunciato che invece ne ritirerà 80 rispetto alle iniziali 263 presentati in aula ad inizio iter parlamentare e anche Area Popolare è al lavoro per ritirare la metà dei 261 presentati. Ma è la Lega Nord che ha annunciato con il capogruppo Marco Centinaio che il 90% dei 5228 emendamenti portati ad inizio discussioni verrà cestinato: un accordo tra gentiluomini lo ha definiti il Carroccio con l’intenzione di rendere così favorito il vero dibattito sui punti più nodosi della legge sulle unioni civili. In questo momento la situazione è dunque in continuo progresso, per poter arrivare ad una fase molto ben definita quando si deciderà sui voti segreti, ad inizio settimana prossima (o lunedì o martedì ci sarà la riunione operativa): in quella occasione infatti verrà decisa la strategia sul voto segreto, di vitale importanza per via delle varie anime cattoliche anche interne al Pd che potrebbero giocare uno “scherzetto” su alcuni punti come la Stepchild Adoption. La speranza del partito renziano è quella di portare a casa l’ambizioso numero (molto basso) di 15 voti segreti sugli emendamenti: ce la faranno a limitare i danni quelli del governo?