Gazebo aperti sabato e domenica per le primarie del centrosinistra a Milano. Quattro i candidati: Francesca Balzani, vicesindaco di Milano; Antonio Iannetta, direttore milanese dell’Unione Italiana Sport per Tutti; Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche sociali; Beppe Sala, ex ad di Expo 2015. Abbiamo chiesto un commento a Peppino Caldarola, ex direttore dell’Unità ed ex parlamentare dei Ds.
Caldarola, come vede la figura di Majorino?
Majorino è sicuramente un buon candidato. Ha un profilo di sinistra, e quindi si rivolge alla stessa area che ha eletto Pisapia. E’ giovane, ma è anche un politico di lunga data, è pure scrittore. Ha quindi delle qualità politiche e umane che possono essere utili alla città di Milano.
Majorino ha escluso di avere stretto un patto con Sala. Lei gli crede?
Sì, perché non vedo i vantaggi di un patto. Renzi ha candidato Sala con l’idea di presentare un manager che possa rivolgersi trasversalmente ad aree diverse. Non vedo quindi quale potrebbe essere la ragione del patto. Credo in generale che Milano stia facendo delle primarie molto vere e soprattutto molto civili e perbene. I candidati sono nettamente l’uno contro l’altro, eppure lo stanno facendo con straordinario rispetto. Spero che vadano in tanti a votare, perché questa gara senza sovra-toni potrebbe essere utile anche al Pd in altre aree del Paese.
Che cosa determinerà la vittoria di un candidato sugli altri? I social, gli endorsement o il lavoro sul territorio?
L’endorsement non conta nulla, anzi può essere persino un fatto negativo perché non enfatizza le virtù di chi sponsorizza bensì i suoi difetti. Vendola per esempio è entrato in un cono d’ombra, e quindi non credo che il suo appoggio sia stato utile per la Balzani. L’importanza dei social al contrario sta crescendo anche in Italia. Ma a contare è soprattutto la personalità dei candidati, che si esprime in modo diverso da Comune a Comune. A Milano serve una figura che dia l’idea di avere in pugno la città, e di poterla governare 24 ore al giorno già dall’indomani della sua proclamazione.
Se Sala vince, di che cosa sarà merito?
Sarà merito di tanti fattori. Nessuno dubita che l’Expo sia stato un successo, tant’è che tutti quelli che erano critici hanno smesso persino di parlarne. Conta un’immagine che Sala stesso è stato in grado di comunicare, quella cioè di un manager che se ha di fronte un problema non lo aggira ma tende a risolverlo. Mentre non sono affatto certo che in questo momento l’endorsement di Renzi sia un vantaggio. Nelle prime settimane di campagna elettorale Sala si è ostinatamente prefisso di apparire come un uomo di sinistra, cosa che non è. In fondo la sua carta vincente potrebbe essere quella di dire: “Il centrosinistra con me guarda oltre ai suoi confini”.
Alla fine lei chi prevede che vincerà?
Sulla carta il vincitore sembra Sala. Se però il centrodestra si orienta sulla candidatura di Stefano Parisi, siamo di fronte a una vera rivoluzione d’immagine. Il centrodestra esce dalla logica di leadership chiassose e populistiche, per affidarsi a personaggi della società civile con un lungo curriculum. Una lotta tra Parisi e Sala o tra Parisi e un altro vincitore delle primarie, potrebbe essere uno scontro elettorale molto interessante. Parisi è uno che conosce bene Milano, che ci ha vissuto, che ha fatto anche da city manager, è un socialista poi approdato al centrodestra, e la rivalità con Sala, come pure con Majorino o Balzani, potrebbe dare vita a comunali molto civili e ben combattute.
(Pietro Vernizzi)
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