La stepchild adoption prevista nel ddl Cirinnà “è il punto in cui le sensibilità degli elettori, degli iscritti e dei portavoce Movimento 5 Stelle sono varie per questioni di coscienza. In seguito alle tante richieste da parte di elettori, iscritti e portavoce M5s su questo tema etico si lascia pertanto libertà di coscienza ai portavoce M5s al Senato”. Lo scrive Beppe Grillo sul suo blog, dopo che nei giorni scorsi l’M5s aveva affermato che se si stralciava la stepchild adoption non avrebbe votato il ddl Cirinnà. Una retromarcia clamorosa dietro a cui, come spiega il professor Paolo Becchi, professore di filosofia del diritto nell’Università di Genova ed ex iscritto dell’M5s, “c’è un disegno politico da vecchio partito che mira a mettere in difficoltà il premier. Anche se alla fine a uscirne male sarà lo stesso M5s”.



Professore, perché Grillo ha cambiato idea concedendo libertà di coscienza sulla stepchild adoption?

Innanzitutto Grillo ormai non ha più nulla a che fare con l’M5s: entro la fine dell’anno vedremo che più che un passo di lato, il suo è stato un passo indietro. La giravolta sulla stepchild adoption è stata presa da Casaleggio.



Che cosa è successo dietro a questa giravolta?

Renzi inizialmente aveva teso una trappola all’M5s. Se il Movimento insisteva nel dire che votava il testo solo nella sua versione integrale, senza scorporare le adozioni, il premier poteva metterlo in difficoltà. Scorporando la stepchild adoption i 5 Stelle restavano infatti con il cerino in mano.

Che cosa ha fatto Casaleggio per evitare questa situazione?

Capendo che rischiava di rimanere fuori partita, Casaleggio ha riaperto i giochi che sembravano già chiusi lasciando la libertà di coscienza ai senatori. Una scelta abbastanza contraddittoria, in quanto non si capisce perché il vincolo di mandato esista per i candidati consiglieri M5s al Campidoglio, dove è stata prevista addirittura una multa da 150mila euro per chi non lo rispetta, mentre sulla stepchild adoption si lascia libertà di coscienza. Fatto sta che in questo modo Casaleggio ha messo in scacco Renzi, ma non è stato scacco matto.



Perché?

Il premier aveva ancora una mossa disponibile, e l’ha messa in atto annunciando che non avrebbe scorporato la stepchild adoption. A questo punto l’M5s è rimasto nuovamente spiazzato, tanto è vero che ieri è apparso un nuovo post in cui si afferma che la libertà di coscienza riguarda soltanto le adozioni, ma non il resto del ddl Cirinnà.

Secondo lei nel frattempo la Casaleggio & Associati aveva fatto delle analisi a campione per capire che cosa ne pensano gli elettori dell’M5S sul tema?

E’ quello che penso anch’io. Casaleggio del resto sa da tempo che un conto sono gli iscritti all’M5s e un altro l’elettorato. Mentre i primi sono tendenzialmente di sinistra, i secondi sono tendenzialmente di destra. Il popolo italiano è composto soprattutto da anziani. Per quanto l’M5s abbia sfondato tra i giovani, i quali tendenzialmente sono più di sinistra, il nostro è un Paese vecchio e quindi di destra o moderato che dir si voglia.

 

Quindi Casaleggio non voleva scontentare gli elettori?

Esattamente. Quando Casaleggio ha capito che si sarebbe spostato su una posizione di estrema sinistra alla Civati, ha fatto marcia indietro cercando di riposizionarsi al centro. Questi giochi politici del resto sono caratteristici di una logica di partito. Morra è stato mandato in tv a dire che o si presentava il ddl Cirinnà integrale o l’M5s non lo votava. Il giorno dopo lo stesso Morra è riapparso in tv per dire che bisognava distinguere tra unioni civili e stepchild adoption.

 

Quanti deputati e senatori dell’M5s sono contrari alla stepchild adoption?

Tra i deputati c’è una sostanziale adesione al ddl Cirinnà nel suo insieme, con poche eccezioni. Tra queste c’è Tiziana Ciprini, che sicuramente voterà no alle adozioni gay. Per quanto riguarda i senatori c’è un po’ più di maretta, ma i senatori sono destinati a esaurirsi in quanto nel Movimento non contano più niente. Anche se il Senato esiste ancora, Casaleggio ha già anticipato nei fatti la riforma di Renzi. Comunque nell’M5s ci sono al massimo cinque senatori che possono eventualmente votare contro l’adozione gay.

 

(Pietro Vernizzi)