Domani pomeriggio riprendono le votazioni per il ddl Cirinnà con la legge sulle unioni civili che negli ultimi giorni ha visto dominare la scena alla scelta di Beppe Grillo di lasciare libertà di coscienza sulla norma che prevede la stepchild adoption, ovvero l’adozione del figliastro vista come avanguardia della possibilità di adottare delle coppie omosessuali. Ebbene, dopo tutta la querelle sorta all’interno del Movimento Cinque Stelle, sia nel partito che tra i sostenitori ed elettori, arriva oggi la presa di posizione netta di due senatori M5s che voteranno contro la stepchild, ma la notizia è che saranno gli unici. Al momento sembra infatti che saranno solo due su 35 i senatori che non appoggeranno la legge Cirinnà se rimarrà l’articolo sulle adozioni, Sergio Puglia e Ornella Bertorotta. Ecco le parole del senatore “obiettore”: «L’adozione deve essere tolta, altrimenti il testo è inficiato. Voteremo contro solo io e Bertorotta, ad oggi, stando almeno a quanto emerso da questa sorta di sondaggio tra noi lanciato su Twitter. Per me approvare la legge vuol dire ascoltare dopo anni il grido di queste persone schiacciate nei loro diritti, ma l’adozione è un’altra cosa», ha dichiarato lo stesso Puglia ai cronisti lasciando l’assemblea grillina di oggi pomeriggio.



Chiamarla querelle è un eufemismo: lo scontro sul ddl Cirinnà, la legge sulle unioni civili in discussione in Parlamento in questo mese, è sempre più acceso e ormai le stesse parti in gioco sono in disaccordo profondo al loro interno. Questo certo non aiuta il dibattito in Aula, che domani mattina riprenderà dopo la riunione tra i capigruppo alla Camera che segnerà una possibile conciliazione o la rottura totale. Il tema forte si chiama “voto segreto” e dovrà essere deciso a breve per i vari emendamenti che verranno stabiliti e confermati nelle giornate di domani e giovedì. Se da un lato il Pd non ne vuole più di una decina – ha paura della frange interne, non solo i cattolici democratici – la seconda forza di governo, il Nuovo Centrodestra di Alfano e Lorenzin hanno chiesto maggior spazio di intervento sulle decisioni in merito del ddl. Con Renato Schifani si arriva addirittura ad una sorta di “voce grossa” contro il Pd: «i voti segreti diventano sempre più necessari», mentre la Bergamini di Forza Italia afferma “Renzi rischia di rimanere con il cerino in mano”. Domani mattina ne sapremo di più dopo la riunione: ci sarà conciliazione? I prodromi non sono ottimi.



Domani mattina riprenderà il voto in Senato per il ddl Cirinnà, con la legge sulle unioni civili che entra ancora di più nel vivo dopo le tante parole di questo inizio settimana. La mossa di Grillo ha spiazzato tutti, in primis il Movimento Cinque Stelle che è passato dall’essere la mano forte che decideva la partita, ad uno sparring partner in grosse difficoltà. Per passare incolumi e approvare la legge Cirinnà ha bisogno di 161 voti necessari: il filo è pronto, ma ci arriverà? Il lavoro sugli emendamenti e sui voti segreti prenderà grossa parte nel destino di questo passaggio, e senza più la certezza dei voti grillini, ora il centro, i cattolici democratici e i vari piccoli partitini potrebbero avere un’ampia fetta di responsabilità che il Pd non può permettersi di perdere. E quindi si lavora di dialogo, diplomazia con Lotti e Boschi schierati al “fronte” nel Parlamento. Domani mattina l’ufficio di presidenza dem, con Zanda, dovrà risolvere il patto con tutti i capigruppo per eliminare il 90% degli emendamenti lasciando però quelli che contano. Probabilmente resterà, pena gravi conseguenze per i dem, l’emendamento dei cattolici sull’affido forza al posto della stepchild adoption, così come dovrebbero rimanere quelli base che Calderoli e Centinaio della Lega hanno confidato alla riunione, pena il ritorno sui propri passi e la presentazione dei 5mila altri emendamenti ora ritirati. E poi la partita dei voti segreti, ma questa è un’altra storia; a più tardi, intanto le trame continuano.



La resa dei conti per il ddl Cirinnà, i prossimi giorni sveleranno tutti (o quasi) sulla legge per le unioni civili che stanno tenendo il dibattito politico sulle spine da settimane: non ci sono punti “tranquilli”, con M5s, Pd e centrodestra che al loro interni sono divisi sul da farsi e sui vari punti della norma molto complessi. Dopo la forte querelle tra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle, con le parole di Grillo che ancora fanno clamore, prende posizione anche Area Popolare che rischia di diventare un arbitro più decisivo di prima per la partita, visto la non compattezza grillina su tutti gli articoli. «Ben prima di arrivare alla stepchild adoption le possibilità di condivisione delle unioni civili si giocano sui primi tre articoli ove esse sono disegnate sull’istituto del matrimonio. Unico cognome, quota di legittima propria dei parenti, indirizzo famigliare comune, persino obbligo di fedeltà, clausola generale di equivalenza tr coniugi e partner sono inequivoci indizi della sovrapposizione matrimoni e coppie di fatto», le parole di Maurizio Sacconi e Nico D’Ascola, senatori di Ap. Con questo intervento rilasciato all’Ansa, i senatori in questione affermano come il problema sia ben prima e a monte della stepchild adoption, con il “voto finale, la rottura o l’intesa che si giocano tutti lì, dai primi voti”.