“Questi sono i momenti in cui si sente che il partito non ha un vero e proprio capo in funzione, perché Renzi è impegnato a governare mentre al Nazareno non c’è nessuno”. Antonio Polito, editorialista e vicedirettore del Corriere della Sera e direttore del Corriere del Mezzogiorno, commenta così lo scenario che si è creato all’indomani delle primarie del Pd. Per Polito la situazione romana è grave, ma a Napoli è una vera emergenza in quanto “le caratteristiche generali del Pd in Campania sono quelle di un partito opaco e in mano a gruppi di potere”. Dopo che il suo ricorso è stato giudicato inammissibile, Antonio Bassolino, uscito sconfitto dalla candidata renziana Valeria Valente, starebbe valutando la formazione di una lista civica. E su Twitter lancia l’appuntamento di sabato al teatro Augusteo con l’hashtag #napoliriparte.



Polito, secondo lei come sono andate le primarie del Pd a Roma?

Sono andate molto male. L’affluenza non può essere sempre eccezionale, ma stavolta si è più che dimezzata rispetto ad appena due anni fa. Le primarie dovrebbero servire proprio a riaccendere entusiasmo, interesse e mobilitazione. Si sono aggiunti i dati dell’affluenza gonfiati per errore, per farli assomigliare più a 50mila che a 40mila. Il risultato complessivo del voto non è un successo, anche perché si somma ai problemi di Napoli e quindi getta un’ombra di scarsa attendibilità sulle stesse primarie.



Renzi può continuare a non occuparsi del problema?

Per stile politico Renzi non mette mai la faccia sui momenti negativi, e in questo è molto simile a Berlusconi. Di fronte a liti, scontri, pasticci e brogli che insorgono nel partito, Renzi cerca di non associarvi la sua immagine di uomo di governo. Anche se in quanto segretario del partito, dovrebbe dire e fare qualcosa. Nelle vie di Napoli si sono visti dei dirigenti del Pd che andavano in giro con le monetine. Un provvedimento disciplinare nei loro confronti era d’obbligo, mentre la questione è stata digerita come se nulla fosse.

Secondo lei qual è la radice del problema?



Questi sono i momenti in cui si sente che il partito non ha un vero e proprio capo in funzione, perché Renzi è impegnato a governare mentre al Nazareno non c’è nessuno.

Quanto sono gravi per Renzi i due “bubboni” di Roma e Napoli?

Sono gravi soprattutto per il partito. Se a Napoli come sembra il Pd non arriverà al ballottaggio neanche questa volta, continuerà il ciclo che fa del Pd una forza marginale per la città. E’ un fatto molto grave, perché dal 1993 al 2011 Napoli era stata governata da Pds, Ulivo e poi Pd. Sino a oggi non era certamente responsabilità di Renzi, perché de Magistris è diventato sindaco quando il segretario del Pd era ancora Pier Luigi Bersani.

La Valente ha le carte in regola per battere de Magistris?

Do per scontato che il Pd alle prossime elezioni non vincerà a Napoli. Valeria Valente ha vinto le primarie perché ha avuto il voto di tutto l’apparato di partito, ma è chiaramente molto debole come candidata contro de Magistris. I commentatori hanno sempre pensato che Renzi desse Napoli per persa. In questi cinque anni però Napoli ha pagato un prezzo molto alto. Temo che la situazione attuale renda molto probabile una rielezione di de Magistris, e cioè la perdita di altri cinque anni per Napoli. Speriamo almeno che non siano cinque, perché si dice che se vince a Napoli, nel 2018 de Magistris si candiderà alle elezioni politiche.

 

Quali sono le vere ragioni della debolezza del Pd a Napoli?

La ragione vera è che a Napoli il Pd non è un partito bensì una federazione di gruppi di interesse. Ci sono signori del voto e piccoli professionisti della politica che fanno politica per vivere, mentre manca un vero leader. Il loro obiettivo è acquisire potere nelle amministrazioni comunali e nei consigli di quartiere, così da scambiarlo con altre “utilità”. Le caratteristiche generali del Pd in Campania sono quelle di un partito opaco.

 

Intanto anche il centrodestra non sta benissimo, e a Roma Salvini ha detto no alle gazebarie proposte da Berlusconi. Qual è la natura dei veti incrociati nel centrodestra?

Nel centrodestra di oggi non esistono né una disciplina né una convenienza comune. Le coalizioni stanno insieme quando la vittoria di un partito giova anche all’altro. Invece nel centrodestra oggi la situazione è tale che Salvini pensa alla sua vittoria, cioè a un risultato della Lega nord che batta Forza Italia e conquisti la leadership del centrodestra. Forza Italia a sua volta teme che ciò avvenga e quindi pensa a se stessa. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.

 

E se Berlusconi in realtà volesse far vincere Renzi?

Questa è fantapolitica. In quanto imprenditore Berlusconi non ha certamente voglia di creare un clima di guerra con Renzi, come lo aveva creato con Prodi, perché sa che la sua debolezza politica attuale lo esporrebbe a ripicche e vendette. In linea generale non si occupa molto di politica e non guida l’opposizione a Renzi. Ma che da questo si possa immaginare che Berlusconi scelga i candidati in modo da farli perdere, così da favorire Renzi, mi sembra eccessivo.

 

(Pietro Vernizzi)