Il Partito Democratico non sta certo vivendo un periodo floridissimo e non solo nei sondaggi elettorali e politici: nelle varie intenzioni di voto la flessione non è importante, ma è nella percezione degli stessi elettori Pd che qualcosa stia avvenendo da settimane, con la divergenza interna al partito che diventa sempre più frattura invece che collante e questo i cittadini lo percepiscono. Le unioni civili, ma anche l’economia, la Libia e ora il caso primarie, il premier-segretario Matteo Renzi è messo da molti interni al partito in discussione e si parla già di congresso o di possibili conseguenze nelle votazioni in parlamento. La minoranza dem di Bersani e Speranza si allarga sempre di più, i giovani turchi di Orfini non seguono su tutta la linea i renziani che devono guardare anche al lato cattolico, deluso dalla legge sulle adozioni. Ebbene, secondo l’ultimo sondaggio di Winpoll-Scenari politici, il caos attorno al Pd vede una domanda diretta all’elettorato dem su chi possa essere davvero l’anti-Renzi all’interno del partito: il 28,2% degli intervistati crede sia ancora Massimo D’Alema la vera anima “contro” il giovane e fiorentino segretario. Il 26% crede sia invece il presidente attuale della Regione Toscana, Enrico Rossi e a seguire tutti gli altri: al 19,4% Pier Luigi Bersani, al 14,3% Roberto Speranza, al 4,4% Gianni Cuperlo e al 4% Andrea Orlando, ministro della Giustizia.



Tra i sondaggi elettorali politici pubblicati di recente, uno su tutti affronta un tema non troppo spesso analizzato ma che probabilmente sottende quasi tutte le dinamiche politiche attuali, specie nel giudizio degli elettori sui partiti e le politica al giorno d’oggi. La parola d’ordine è antipolitica: secondo i dati di Swg, pubblicati su Termometro Politico, per gli italiani è cresciuto ancora il rifiuto della politica nelle ultime settimane, facendo sì che il crescente malumore per la conduzione politica italiana venisse ulteriormente alimentato. Per il 38% degli intervistati il sentimento più vicino è proprio quello dell’antipolitica, del rifiuto dello stato per come viene condotto e per il governo attuale, mentre per il 29% rimane una fiducia generale e anche particolare per la politica, nonostante tutti i problemi. Altissima la quota dei “non so/non risponde” che prende il 33%, dimostrando come su questo tema il tema è davvero spaccato senza una vera e propria “maggioranza”. Un dato parallelo però che aiuta comprendere come sia ancora cresciuto il fattore “antipolitica”, riguarda un altro quesito del sondaggio elettorale politico prodotto da Swg: “i partiti di oggi non hanno un’anima e una vera ragione di differenza perché sono molto simili tra loro, lei quanto è d’accordo con questa affermazione?” e a tale domanda gli italiani hanno risposto in pratica con un plebiscito a favore del “i partiti sono tutti uguali” che prende il 76%, diviso tra il 46% del “molto d’accordo” e il 30% dell’”abbastanza d’accordo”. Solo il 13% invece credo che vi siano delle differenze tra i vari partiti, mentre un 11% non è per nulla d’accordo con il quesito posto.



Un concetto che nei sondaggi politici elettorali entra molto più di quanto si possa pensare: il populismo ha cambiato forse per sempre il modo di far politica negli ultimi 30anni. La venuta di Berlusconi, della Lega, di Antonio Di Pietro e ai giorni nostri l’esempio classico del Movimento 5 Stelle hanno determinato un cambio radicale nella politica italiana. Se prima populismo era tradizionalmente considerato un concetto negativo ora qualcosa forse sta cambiando e il sondaggio acuto di Swg sulla situazione populista italiana lo conferma. Per il 58% degli italiani intervistati il populismo rimane un concetto negativo, ovvero “un’adulazione sistemica della folla, un far istinto agli appelli più bassi delle persone, insomma una demagogia”. Per il 12% non c’è risposta a questo quesito o non interessa, ma è il dato del 30% degli intervistati a generare un’attenta analisi anche per la classe politica futura: “considera le esigenze del popolo e ascoltare la sua voce”, questo è il populismo e questa sta diventando la politica italiana. Quel dato percentuale si alzerà nel tempo?



Nuovo sondaggio, con tanto di storico, stavolta realizzato da BiDiMedia, che utilizzeremo per l’ennesimo sguardo sulla situazione politica italiana, oggi, lunedì 14 marzo 2016. Andando ad analizzare il grafico del sondaggio, come fosse quello di tre azioni della borsa, scopriamo che se c’è stato un periodo, ovvero aprile del 2013, in cui Forza Italia, Pd e M5S si intrecciavano e viaggiavano in condizioni di parità nelle preferenze degli italiani, ai vertici indiscussi della zona Blue chip, con una percentuale molto simile intorno al 25%. Da quel tempo le cose sono andate molto diversamente, e se Pd e M5S hanno continuato a battersela, pur con lo strapotere del partito di Renzi, debacle completa è toccata come ben sappiamo al partito di Berlusconi. Analizzando la cosa in numeri, dal suddetto 25 circa del 2013, siamo passati al massimo distacco raggiunto nel giugno del 2014, dove il Pd svettava con il suo 42,6% di consensi, i pentastellati arrancavano in parziale retrocessione a quota 19% e FI ricadeva sui bassi valori già raggiunti precedentemente a 16,5%. Venendo allo stato attuale, secondo l’ultima rilevazione statistica, FI è a 11,4% dopo aver raggiunto un ancor più basso valore del 10,5%, il Movimento 5 Stelle si ritrova a 24,7%, in una moderata flessione dopo il picco del novembre 2015 a 27.3%, e infine il Pd risale al 33% dopo il calo intorno al 31,6% del dicembre scorso.