“E’ partita l’offensiva finale di Salvini contro Berlusconi e la Meloni ha deciso di partecipare. Dalla scelta di ritirare o meno la candidatura di Bertolaso si capirà che cosa intende fare Berlusconi del suo futuro”. E’ l’analisi di Luciano Ghelfi, giornalista politico del Tg2. Ieri\ Giorgia Meloni ha ufficializzato la sua candidatura a sindaco di Roma, incassando il sostegno di Matteo Salvini, mentre Berlusconi ha annunciato di volere tirare dritto con Guido Bertolaso. E’ rottura anche a Torino, dove la Lega Nord ha scaricato Osvaldo Napoli, candidato ufficiale di Forza Italia, scegliendo invece Alberto Morano.



Ghelfi, che cosa sta succedendo nel centrodestra a Roma?

Succede che il centrodestra perde. La sorte è segnata, il valore ormai non è elettorale ma di scelta politica. In questo quadro passa un messaggio politico del tutto secondario rispetto all’esito elettorale che mi sembra piuttosto scontato.

Salvini vuole mettere nei guai Berlusconi?



E’ partita l’offensiva finale contro la leadership di Berlusconi, che a questo punto è l’obiettivo vero di questa tornata elettorale. In questo la Meloni dopo qualche tentennamento ha scelto abbastanza chiaramente di stare dalla parte di Salvini.

Quante chance ha un’area esclusivamente lepenista come quella di Salvini e Meloni?

L’area strettamente lepenista oggi come oggi arriva terza e Salvini rimane escluso dal ballottaggio. Poiché penso che il leader della Lega nord non voglia soltanto partecipare ma anche vincere, non si potrà limitare a un forte rassemblement di destra ma dovrà trovare il modo di sfondare tra i moderati, con o senza Berlusconi. Il messaggio di Salvini è che Berlusconi ha fatto il suo tempo e bisogna andare oltre. Bisognerà vedere se il leader della Lega riuscirà a costruire una proposta politica di cui la Lega nord sarà l’asse centrale, ma che non si limiti alla sola area lepenista.



Se l’offensiva viene dalla Lega, perché Maroni nell’intervista al Corriere ha detto che “Roma andava lasciata a Berlusconi” in quanto è “possibile un contagio in altre città”?

Maroni è stato facile profeta perché Salvini ha appena scaricato il candidato di Forza Italia a Torino. Ho però l’impressione che Salvini abbia qualche problema nel suo partito, cioè che ci sia una fronda interna che fa capo a Maroni. Tra l’altro anche Bossi non condivide fino in fondo la strategia di Salvini di tagliare con Berlusconi.

Berlusconi intanto terrà Bertolaso in campo o rinuncerà?

Dalla risposta a questa domanda si misurerà l’intenzione che Berlusconi ha per il proprio futuro politico. Oggi Forza Italia ha meno voti della Lega nord, e questo deve spingerlo a sciogliere un dilemma: non essendo più il leader del partito più forte, come fa Berlusconi a rivendicare la guida dei moderati? Deve decidere che cosa fare del proprio consenso, cioè se accontentarsi dell’attuale 10% che lo confina a una sostanziale irrilevanza oppure rimettersi in gioco. Nel caso romano è comunque molto difficile tornare indietro.

Lei come legge la candidatura di Flavio Tosi?

Tosi ha dimostrato di sapere fare il sindaco. Non so però quanto realmente intenda impegnarsi in questa candidatura. Certo è che Tosi appartiene a un’area dei moderati che in Salvini non si riconosce oggi e non si riconoscerà neanche domani.

 

E se a Salvini venisse in mente di privilegiare l’asse con M5s?

L’ipotesi di un patto Salvini-Cinque Stelle si è affacciata più volte nelle ultime settimane. E’ stata ufficialmente smentita da entrambe le parti, ma è una convergenza di obiettivi rilevante. L’ostacolo vero è l’intenzione più volte ribadita dai Cinque Stelle di non fare alleanze con nessuno. Per fare un’alleanza con la Lega nord, i Cinque Stelle dovrebbero contraddire pesantemente se stessi. Ma su alcuni punti, soprattutto sul no all’euro e all’Europa, la vicinanza è oggettiva.

 

Dopo la spaccatura anche a Torino, che cosa dobbiamo aspettarci a Milano?

Stefano Parisi non è un politico, e quindi forse Milano è l’unico caso in cui il centrodestra corre davvero per vincere. Anche perché c’è una particolare debolezza dell’M5s sulla piazza milanese, almeno in assenza di un candidato. In tutti gli altri Comuni dove si vota tutto è possibile, e del resto è inevitabile che di fronte a una rottura politica ci siano dei contraccolpi su vari fronti. Tra l’altro le sfide di Varese e Novara interessano la Lega nord in modo particolare, in quanto il Carroccio ci teneva ad avere i suoi candidati. Pensiamo a che cosa vorrebbe dire per Salvini perdere Varese che rappresenta la culla della Lega.

 

A quel punto che cosa accadrebbe nelle Regioni governate dal centrodestra come Lombardia, Veneto e Liguria?

Qualche scossa di assestamento potrebbe arrivare anche lì, anche se forse non si arriverà a una rottura totale e immediata perché sarebbe una sorta di suicidio collettivo.

 

(Pietro Vernizzi)