A Roma il Pd prende tra il 24 e il 27%, Bertolaso tra il 23 e il 26% e Marchini soltanto tra il 6 e il 9%. A Milano, Sala è in vantaggio tra il 34 e il 37%, Parisi è tra il 30 e il 33% e Bedori (M5s) tra il 14 e il 17%. E’ quanto emerge da un sondaggio realizzato da Tecnè, la società presieduta da Carlo Buttaroni. Mentre a Milano Pd, centrodestra e M5s hanno già scelto il loro candidato, e soltanto la sinistra deve sciogliere le riserve, a Roma i due principali schieramenti devono decidere tra Morassut e Giachetti (centrosinistra) e tra Bertolaso e Marchini (centrodestra).



Buttaroni, chi vincerebbe a Roma se si votasse domani?

A Roma il Pd, a prescindere dal fatto che candidi Morassut o Giachetti, prenderebbe tra il 24 e il 27%. Bertolaso ottiene tra il 23 e il 26%, Virginia Raggi (M5s) tra il 22 e il 25%, Stefano Fassina tra il 7 e il 10%, Marchini tra il 6 e il 9%, Storace tra il 4% e il 7%.



Se il centrodestra appoggiasse Marchini, di quanto salirebbe la sua percentuale?

Non si possono sommare semplicemente le percentuali dei singoli partiti. A contare è il profilo di un candidato, la sua storia, nonché la coerenza con l’area politica che deve rappresentare. E’ naturale che tanto più l’alleanza è ampia, tanto meno un candidato sia identificabile con un singolo partito. Oppure deve essere un candidato che è ben accolto anche dagli elettori degli altri partiti. Non ha quindi senso fare semplicemente la somma dei consensi che otterrebbero i partiti disposti a sostenere Marchini o Bertolaso.



Perché Salvini insiste nel candidare Marchini se quest’ultimo ha meno voti di Bertolaso?

Non lo so, ma bisogna vedere se Marchini accetterebbe di essere il rappresentante anche della Lega nord. E’ una questione di equilibri e di coerenze: anche un candidato deve essere coerente con le posizioni delle forze politiche che lo vanno a sostenere. Ci sono stati molti casi in cui i candidati hanno rifiutato l’appoggio di determinati partiti. Marchini e la Lega hanno profili molto diversi tra loro.

A Roma il candidato di M5s si ferma al 22-25%. Perché non è in grado di fare di più?

Il punto è che tutti gli scenari che erano stati fatti su una probabile vittoria dei Cinque Stelle a Roma erano precedenti ai candidati. La presenza dei candidati cambia molto gli scenari. A Roma il centrodestra era dato come sicuramente escluso dal ballottaggio, e invece nel momento in cui si è trovato un buon candidato è ritornato nella competizione, addirittura secondo seppure in una fase molto lontana dalle elezioni. M5s invece ha perso consensi perché prima si stimavano i voti dei partiti e non dei candidati. Lontano dalle elezioni e senza un candidato, i Cinque Stelle esprimono la loro massima potenzialità. E’ infatti un’area politica verso la quale confluiscono spesso anche i voti di coloro che sono incerti.

Lei che cosa si attende invece dal voto a Milano?

A Milano è in vantaggio Beppe Sala (centrosinistra) tra il 34 e il 37%. Parisi (centrodestra) ottiene tra il 30 e il 33% e Patrizia Bedori (M5s) tra il 14 e il 17%. Per la sinistra abbiamo ipotizzato una candidatura di Curzio Maltese, che prenderebbe tra il 9 e il 12%. Corrado Passera è invece tra il 4 e il 7%.

 

A Milano il ballottaggio Sala-Parisi sembra essere una certezza. E’ veramente così?

E’ quello che mi aspetto. Molto dipende da ciò che faranno al secondo turno gli elettori di M5s la cui candidata al momento, per quello che abbiamo rilevato noi, non accederebbe al ballottaggio. Bisognerà vedere inoltre se gli elettori di sinistra voterebbero il candidato più prossimo, che teoricamente dovrebbe essere Sala. Lo stesso Parisi in realtà viene dal centrosinistra. E poi contano naturalmente gli elettori di Passera, che si presenta come indipendente ma ha un profilo centrista.

 

Quando è forte Parisi come candidato?

Parisi è comunque un candidato forte. Sala ha un buon vantaggio, ma il punto è che difficilmente nelle grandi città non si andrà al ballottaggio. Il bacino politico si divide infatti in quattro parti. In questa tornata elettorale la sinistra avrà il suo peso specifico, M5s avrà un peso ancora più alto, e centrosinistra e centrodestra si dividono i restanti voti. Proprio perché ci sono quattro poli, è pressoché impossibile che uno da solo superi il 50% al primo turno.

 

A Milano la candidatura di Civati potrebbe trainare la sinistra?

E’ difficile dirlo. A sinistra del Pd c’è un’area molto forte che abbiamo visto anche nel corso delle ultime elezioni regionali. Quest’area ora si è rafforzata. I candidati si misurano poi con quelle che sono le attese. Certo, Civati è sicuramente un nome molto evocativo per la sinistra, ma lo è altrettanto Curzio Maltese perché a Milano e in Lombardia ha raccolto molti consensi e sicuramente ha un profilo abbastanza simile a quello di Civati.

 

(Pietro Vernizzi)