Continuano le polemiche sul referendum trivelle del prossimo 17 aprile 2016, ma questa volta non per questioni di contenuto odi scontri sul Sì, il No o l’astensione che sta infiammando ormai da giorni il dibattito politico. A parlare è il sindaco di uno dei comuni coinvolti direttamente nella quesitone “trivelle”, ovvero Orsogna in Abruzzo: Fabrizio Montespara, al quotidiano locale Molise Doc, apre una quesitone importante, «la prefettura di Chieti si attivasse per organizzare a Orsogna le operazione elettorali per svolgere il referendum sulle trivelle e coprirne le spese, perché non possono essere i cittadini a sostenere i costi di una consultazione che il Governo sta cercando di boicottare in tanti modi, l’ultimo dei quali è scaricarne gli oneri sui Comuni». Questo sostiene il sindaco di Orsogna annunciando che il Comune non intende pagare alcune cifra in acceso rispetto ai fondi già dati dal Ministero dell’Economia.
A meno di un mese dal referendum sulle trivelle, che si terrà il prossimo 17 aprile, interviene sulla questione anche il vescovo di Taranto e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali Cei mons. Filippo Santoro. E lo fa per affermare il suo “sì” al quesito referendario. Come riporta l’agenzia di stampa Ansa, il vescovo sostiene che “bisogna passare da posizioni ideologiche del tipo estrattivista o del tipo ambientalista ad una visione secondo un’ecologia integrale. (…) Le coste ioniche e adriatiche sono già ferite da tanti problemi. Pensiamo a Taranto: il problema dell’Ilva, un modello di sviluppo che ha privilegiato rispetto alla vocazione all’agricoltura, al turismo, all’artigianato, altre linee. Le cose devono essere composte, però la vocazione originaria non può essere ulteriormente tradita. Per questo l’intervento o la continuazione dello sfruttamento dei pozzi comporta di fatto un’ulteriore aggressione”. Al referendum sulle trivelle gli elettori saranno chiamati a decidere se consentire o meno agli impianti già esistenti entro la fascia costiera di 12 miglia di continuare l’estrazione di petrolio e metano fino all’esaurimento del giacimento, anche oltre la scadenza della concessioni.