Non ci saranno indicazioni di voto sul referendum trivelle del 17 aprileda parte della Cgil. Ad annunciarlo oggi è la leader del sindacato, Susanna Camusso, secondo l’agenzia di stampa Askanews: “Il dibattito rimarrà libero. Non ci sarà un’opinione dell’organizzazione. Non ci trasformiamo in un luogo dove ad ogni referendum la Cgil deve sempre dare un’opinione condivisa. Noi comunque ci auguriamo che ci sia partecipazione al voto”. Una dichiarazione controcorrente visto che in queste ore infatti si stanno moltiplicando sia dal fronte dei sì che da quello del no gli appelli, e anche da quello dell’astensionismo, gli appelli al voto. Gli elettori saranno chiamati il prossimo 17 aprile a decidere sulle trivellazioni entro le 12 miglia dalla costa per l’estrazione di petrolio e metano.
Arriva anche l’attacco del presidente della Puglia, Michele Emiliano, al premier Renzi sul referendum trivelle. Emiliano, secondo quanto riportato da Rainews, è intervenuto a Ombibus sostenendo che “il Presidente del Consiglio dice due bugie: la prima è che ci sarà una perdita di posti di lavoro. La seconda bugia è che se vince il referendum si bloccano le coltivazione dei pozzi , non è vero”: “Come si fa a dire che chi ha chiesto il referendum ha chiesto un referendum inutile, e che ha sulle spalle la responsabilità delle spese? Queste sono bugie clamorose che sono state dette purtroppo dal Partito democratico. E oggi devo andare in direzione a spiegare che non si fa così. Cioè che questo modo di fare va bene per un venditore di pentole ma non per chi ha delle responsabilità di governo”. Alla consultazione refererendaria manca meno di un mese: si svolgerà il prossimo 17 aprile. Nelle ultime ore Matteo Renzi ha affermato che il referendum trivelle è “una bufala” e che la vittoria del sì “fermerà gli impianti che funzionano”.
Non solo politici, anche personaggi famosi intervengono riguardo al referendum sulle trivelle che si terrà il prossimo 17 aprile. Il cantante Jovanotti fa sapere che voterà sì alla consultazione: gli elettori saranno chiamati a decidere se consentire o meno agli impianti già esistenti entro la fascia costiera di 12 miglia di continuare l’estrazione di petrolio e metano fino all’esaurimento del giacimento, anche oltre la scadenza della concessioni. All’agenzia di stampa Ansa Jovanotti spiega: “Credo che in Italia i rischi di queste trivellazioni siano maggiori dei vantaggi, e che cercare petrolio vicinissimo alla costa sia comunque una cosa fuori dalla storia, specialmente in un paese come il nostro. Si tratta di scegliere se continuare la trivellazione del mare di fronte alle nostre coste per cercare petrolio e gas naturale” e, pur rilevando che “il petrolio è ancora necessario”, Jovanotti evidenzia che “non può essere il futuro dell’energia per il pianeta”.
Prosegue su toni politici il dibattito sul referendum trivelle del prossimo 17 aprile 2016: manca meno di un mese alla chiamata alle urne per il popolo italiano che solo ultimamente ha potuto osservare i contenuti e le informazioni necessarie per comprendere al meglio una strana occasione referendaria, vista che non è nata da ispirazione popolare bensì dalla richiesta di nove regioni italiane. Il voto e soprattutto la richiesta di astensione come versione ufficiale del Pd, ha creato non poco marasma tra le opposizioni e il Governo e soprattutto all’interno dello stesso Partito Democratico. Ritorna sull’argomento anche il premier Renzi, alla vigilia della Direzione Pd convocata per oggi pomeriggio; «al referendum sulle trivelle chiunque è libero di fare quello che crede, ma non fatevi prendere in giro: non è un referendum sulle nuove trivelle che hanno già la linea più dura d’Europa. È un referendum invece, del tutto legittimo, per bloccare impianti che funzionano. Io lo considero uno spreco», parole importanti quelle del premier segretario che di fatto scatenano il dibattito in vista oggi con la convocazione della Direzione dem. «Ciascuno quando voterà sì o no pensi se sia giusto che 10mila persone perdano il posto di lavoro»m facendo riferimento a quei dipendenti delle aziende che operano nel Mediterraneo in quelle aree coinvolte direttamente dal voto referendario sulla possibilità o meno di continuare a trivellare qualora si trovasse altro petrolio o gas.