I commenti del giorno dopo alla sentenza della Consulta sulla Legge 40, l’ennesima dopo la sua fondazione e dopo un referendum, si dividono come sempre a metà: le associazioni radicali, certa parte della comunità scientifica e politica contestano la decisione “non decisione” della Corte Costituzionale che sancisce il non intervento in materia di embrioni malati, in sostanza non eliminando l’articolo che vieta nella legge sulla fecondazione eterologa l’utilizzo degli embrioni soprannumerari. E poi il commento dell’area cattolica o comunque delle varie associazione pro-life che vedevano un rischio di ulteriore invasione dello stato nella già complicatissima operazione di fecondazione assistita. «Ancora una sentenza della Corte Costituzionale sulla legge 40, ma questa volta senza ulteriori esiti demolitivi. Le ragioni del nostro plauso alle conclusioni di questa sentenza, indipendentemente dalle motivazioni, risiedono essenzialmente nella conferma del riconoscimento del valore dell’embrione umano, prescindendo dalle modalità della sua generazione e della tutela dei suoi diritti». Queste le parole del presidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita, Paola Ricci Sindoni, una realtà da sempre impegnata nel sostengo e diffusione dell’esigenza etica di rispetto, tutela e promozione di ciascuna vita umana, in ogni sua fase e condizione, compresa quella embrionale.
La Consulta ha deciso sulla Legge 40: no al ricordo contro il divieto di ricerca sugli embrioni malati, ergo rimane intatta la legge sulla fecondazione assistita, tra le forti polemiche del mondo scientifico e culturale. Passata forse in secondo piano dopo i fatti di Bruxelles, la decisione della Corte Costituzionale è a suo modo storica, e non solo perché stabilisce per l’ennesima volta che la Legge 40 può considerarsi un compromesso tra le varie parti in causa sul tema della fecondazione eterologa. Scrive sul portale DIMT, il giurista e magistrato Giacomo Rocchi ha scritto il suo commento da esperto sulla decisione della Consulta di ieri sulla Legge 40 specie sul passaggio degli embrioni malati che con ieri sono stati confermati non trattabili per ricerche scientifiche. «il vero quesito è capire se embrione è qualcosa o qualcuno: la scelta della Corte era quella di decidere se ritenersi o meno vincolata dalle proprie precedenti statuizioni in ordine alla natura dell’embrione umano e al suo status». Con la decisione presa la Corte ha dunque scelto di proseguire sula linea iniziata con la Legge 40 e di non sconvolgere “ideologicamente” il contenuto della stessa norma: «la Corte non ha mai differenziato i diritti dell’embrione prodotto con la fecondazione extracorporea da quelli dell’embrione concepito naturalmente, traendo la necessità di tutela del primo dalle decisione adottate in materia di interruzione volontaria di gravidanza, pratica che riguarda il secondo». Insomma la Corte secondo il Magistrato ha deciso di non distingue embrioni malati o difettosi da altri essere umani malati o difettosi: in entrambi non si può fare sperimentazioni scientifiche, ergo, quel quesito posto all’inizio probabilmente ha preso un indirizzo ben preciso.
Svolta nel mondo della fecondazione assistita: la legge 40 sulla fecondazione eterologa è stata mantenuta tale dalla sentenza della Consulta di ieri sera che ha sancito, anzi semplicemente ribadito quanto scritto nella Legge. Spetta al legislatore e non alla Corte, il diritto sulla legittimità o meno della ricerca scientifica su embrioni malati”. Rigettato dunque il ricorso che aveva presentato il Tribunale di Firenze dopo il caso di una coppia toscana che voleva donare gli embrioni malati e non impiantati per la fecondazione eterologa. Rimane dunque fisso l’articolo 13 della Legge che vieta infatti la donazione di questi embrioni alle sperimentazioni, una pratica consentita invece in altri Paesi. La Consulta ha definito “inammissibile la possibilità di destinare gli embrioni congelati o prodotti da fecondazione a pratiche di ricerca scientifiche, in ragione dell’elevato grado di discrezionalità, per la complessità dei profili etici e scientifici che lo connotano”. Polemiche nel mondo dei Radicali e di molta parte della comunità scientifica, anche se non tutta: «l’embrione non è semplicemente un ammasso di cellule, ma qualcosa di più che merita di essere rispettato. La sentenza della Corte Costituzionale, mantenendo in piedi il divieto di utilizzare gli embrioni congelati per da ricerca, lo conferma», questo è il commento del genetista Bruno Delllapiccola, direttore scientifico all’ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, intervistato da Avvenire. Durissimo poi l’esperto anche su un pratica ormai troppo comune tra gli ambienti dell’establishment culturale, ben poco informati della reale condizione della ricerca scientifica: «l’idea che la ricerca sulle staminali embrionali sia utile per curare malattie gravi oggi intrattabili è, a mio avviso, solo uno slogan che non trova alcun riscontro nella realtà».