Poco prima degli attentati di Parigi e Bruxelles, l’80 per cento degli italiani erano convinti che gli attuali flussi migratori da Paesi islamici rappresentassero una minaccia dal punto di vista della sicurezza. E’ quanto emerge da un sondaggio realizzato da Arnaldo Ferrari Nasi, analista politico e fondatore della Ferrari Nasi & Associati, secondo cui in dieci anni l’Italia è passata dal Paese europeo in cui l’integrazione fra i popoli era più accettata a quello in cui lo è in assoluto di meno. Per Ferrari Nasi però questo non avvantaggia necessariamente la Lega nord di Salvini, perché nel momento in cui gli attentati dovessero ripetersi Renzi compierebbe una giravolta di 180 gradi e si approprierebbe del tema portato avanti fino a quel momento dalla destra.



Ferrari Nasi, l’emergenza terrorismo sta cambiando l’orientamento degli italiani?

Qualsiasi evento dirompente muta l’opinione delle persone nei primi due o tre giorni. All’indomani della scoperta del corpo di Yara Gambirasio, in un sondaggio sulla pena di morte il 90 per cento degli italiani avrebbero detto di essere favorevoli. Il sentimento che si rispecchia con un’eventuale intenzione di voto nei giorni immediatamente successivi all’evento è sensibile. Non per niente la proposta di abolire l’Imu fu avanzata inizialmente da Berlusconi a ridosso della chiusura della campagna elettorale.



Quindi gli effetti sono marcati soprattutto a breve termine?

Sì. Anche sull’emergenza terrorismo, se si facesse un sondaggio specifico su quella tematica all’indomani dell’attentato lo scostamento sarebbe del 20 per cento. Se invece il sondaggio si facesse sull’intenzione di voto, certamente il partito che storicamente è contrario all’immigrazione prenderebbe più voti. Se però la domanda fosse: “Lei voterebbe Salvini che vuole il rimpatrio dei migranti?”, un elettore storico del Pd potrebbe rispondere: “Sono favorevole al rimpatrio dei migranti ma Salvini non lo voto”.

Ma quindi nel medio-lungo termine gli attentati non producono nessuna conseguenza a livello elettorale?



A contare nel medio-lungo termine è soprattutto la perseveranza del fenomeno. A novembre c’è stato l’attentato di Parigi e quattro mesi dopo quello di Bruxelles. A ottobre avevo pubblicato un sondaggio da cui emergeva che il 70 per cento degli italiani aveva paura di attentati con queste ondate migratorie da Paesi islamici. Teniamo conto che l’Italia finora è riuscita a scamparla, però è sicuro che prima o poi un attentato si verificherà anche da noi.

Se guardiamo al macroscenario, come cambia l’opinione degli italiani nel tempo?

Le rispondo con un dato. Nel 1991 l’Eurobarometro ha rilevato che l’Italia era il Paese europeo in cui l’integrazione fra i popoli era meglio accettata. Nel 2001 il risultato fu esattamente l’opposto: l’Italia era diventata il Paese in Europa con il minor grado di integrazione desiderata. In dieci anni, se le cose continuano sempre nello stesso senso, l’opinione delle persone cambia in modo sedimentato. Questo vuol dire che se nei prossimi mesi incominciano a esserci attentati seri il problema emerge, e quindi sicuramente ne trarrà vantaggio chi come la Lega nord ha sempre fatto una politica contraria ai flussi migratori.

Di quanto se ne avvantaggerebbe?

In realtà dobbiamo tenere conto di un altro possibile scenario. Adesso Renzi è favorevole all’immigrazione e Salvini è contrario. Se iniziasse a verificarsi una serie di attentati, Salvini ovviamente sottolineerebbe: “Io ve lo avevo detto”.

 

A quel punto Renzi come risponderebbe?

Risponderebbe con un colpo di reni all’italiana, con una giravolta di 180 gradi, e con la politica dell’annuncio tirerebbe fuori la controproposta di sinistra per contrastare l’immigrazione. In questo modo Renzi ruberebbe dal piatto in cui Salvini ha mangiato per anni. Nel momento in cui Renzi capisce che quello della sicurezza è un tema vero da agenda politica, non ci metterebbe niente a ribaltarlo e a trasformarlo in qualcosa di accettabile dal suo elettorato.

 

In che modo, per esempio?

Essendo al governo, potrebbe assumere 3mila poliziotti in più per l’anti-terrorismo, per cominciare. Ma siccome anche la cultura è importante, darebbe un posto fisso anche alle maestranze precarie della Scala…

 

(Pietro Vernizzi)