In vista del referendum sull’uso delle trivelle nei mari italiani che avrà luogo il prossimo 17 aprile si aggiunge una nuova voce al fronte dei “No”. A prendere posizione è l’Assomineraria che tramite Pietro Cavanna, presidente del settore Idrocarburi, ad Adnkronos profila la perdita di 5mila posti di lavoro e di 7 miliardi di euro in caso di successo dei “Sì”. Secondo i calcoli di Cavanna “ben il 70% delle concessioni a mare (48) verrebbero impattate, con una perdita di produzione di 2.5 miliardi di m3 di gas, che rappresentano un terzo della produzione nazionale ed il 3% del fabbisogno nazionale, e di 4 milioni di barili di olio, che rappresentano il 70% della totale produzione a mare“. Se questi conteggi dovessero rivelarsi corretti, la mancanza di produzione “si tradurrebbe in una perdita di investimenti di almeno 7 miliardi di euro ed un mancato introito di royalties e imposte stimate in 450 milioni di euro” e “la perdita delle attività e minori investimenti causerebbe una diminuzione di posti di lavoro nell’ordine di 5000 unità, prevalentemente nell’indotto“.
Il referendum sulle trivelle che si terrà in Italia il prossimo 17 aprile 2016 vede schierati 3 fronti: da una parte i “sì”, dall’altra i “no” e infine quelli che auspicano un alto astensionismo dell’elettorato in grado di invalidare la consultazione. Questa ipotesi diventerà più o meno concreta anche a seconda di quanto i telegiornali e i canali nazionali si occuperanno della questione da qui alla data del voto. È comunque possibile tracciare un bilancio provvisorio analizzando i dati forniti dall’Agcom e riportati da “Wired.it” inerenti il periodo che va dal 16 febbraio al 20 marzo. Secondo l’Autorità Garante nelle comunicazioni i tg Rai tra il 16 febbraio e il 4 marzo hanno dedicato all’argomento soli 12 minuti e 15 secondi; dal 5 al 20 marzo invece il minutaggio è aumentato fino ad arrivare a 3 ore e 38 minuti. I telegiornali Mediaset, nel periodo che va dal 7 al 20 marzo, hanno tratto il tema per un totale di 2 ore e 14 minuti; quelli di La7 sono fermi a 15 minuti, meglio hanno fatto invece quelli di Sky, che hanno parlato del referendum per un’ora e 19 minuti.