Il tira e molla sul referendum delle trivelle del prossimo 17 aprile tra la maggioranza e l’opposizione politica e all’interno dello stesso partito di Governo, il Pd, sta proseguendo sui binari davvero caldissimi e che vedono come ultima uscita quella del premier Renzi. In un messaggio su Facebook in occasione del suo viaggio in America, il segretario dem e presidente del Consiglio ha voluto affrontare il tema dell’energia in Italia, che sarà al centro della sua agenda americana. «Il petrolio e il gas naturale serviranno ancora a lungo: le rinnovabili vedono l’Italia tra i leader mondiali e ne siamo orgogliosi, ma dobbiamo avere consapevolezza che un mondo che va avanti solo a rinnovabili per il momento è solo un sogno. Dobbiamo ridurre la dipendenza dai fossili e le emissioni, come fatto negli ultimi 25 anni ma il petrolio e il gas serviranno ancora lungo: non sprecare ciò che abbiamo è il primo comandamento per tutti noi», sono le decise parole di Renzi. Impronte presa di posizione anche in vista del referendum trivelle visto che permane l’indirizzo sul “no spreco” piuttosto che il “no triv“ da parte della maggioranza: si scatenano le associazioni ambientalistiche che minacciano altre manifestazioni a favore del Sì al voto del 17 aprile, la situazione certamente non finisce qui.
È bufera nel Pd sul caso referendum trivelle, l’ennesima occasione dove leadership e minoranza si scontrano: la decisione di astensione come posizione ufficiale della segreteria dem rispetto al voto referendario del prossimo 17 aprile 2016. Poco fa ha parlato Roberto Speranza, leader della minoranza dem, sulla decisione dei vertici Pd, cioè in fin dei conti di Renzi: «il primo partito del Paese al referendum di aprile invita ad andare al mare? Credo sia un errore grave, ma c’è ancora tempo per cambiare rotta», afferma in una intervista a Repubblica. «Mi sembra che la situazione sia così: il Pd è simbolo di partecipazione democratica e di assunzione di responsabilità. L’astensione è la negazione di questi principi, mancano 6 giorni alla direzione nazionale e siamo ancora in tempo per cambiare, valorizzando la sensibilità di tanti cittadini che vivono il voto a questo referendum come la possibilità di affermare un nuovo modello di sviluppo sostenibile», chiude Speranza in aperta lotta (ma con spazi di dialogo, questa volta) con il premier-Segretario Matteo Renzi.
Scende in campo LegaAmbiente sul tema del referendum trivelle che è in programma il prossimo 17 aprile 2016 e ovviamente si schiera contro l’astensione del Governo e il partito del “no”. «L’alternativa alle trivellazioni di gas in Italia esiste già: con il biometano si può produrre una quantità di gas quattro volte superiore a quella che si estrae dalle piattaforma entro le 12 miglia, creando più lavoro e opportunità per i territori. Il vero grande giacimento italiano da sfruttare è sotto i nostri territorio e non nel mare, con la valorizzazione del biogas che va elevata», è la sintesi del pensiero di Edoardo Mancini, vicepresidente di Legambiente, intervenuto con una nota alla stampa. L’allarmismo del governo è inutile secondo i vertici della compagnia ambientalista italiana che attaccano l’esecutivo anche per un’altra questione: «Il potenziale del Biometano è in Italia di oltre 8 maliardi di metri cubi: ossia il 13% del fabbisogno nazionale e oltre quattro volte la quantità di gas estratta nelle piattaforme entro le 12 miglia oggetto del referendum. Il problema è che questi interventi sono bloccati proprio dalle scelte del Governo».
Prosegue la scottante vicenda del Referendum sulle Trivelle del prossimo 17 aprile che dovrà decidere se interrompere o proseguire, in presenza di gas o petrolio trovati, le trivellazioni in alcune aree del Mediterraneo entro le 12 miglia alla costa. A livello politico la questione rimane aperta a meno di tre settimane dal voto sulle Trivelle, e prende posizione importante Gian Luca Galletti, il Ministro dell’Ambiente: «se voterò, voterò no», risponde nell’intervista al Sole 24 Ore questa mattina. «Trovo che questo referendum non abbia ragione, il problema oggi ricordo a tutti non è quello di non estrarre petrolio ma di consumarne meno, di là dalla demagogia e dall’ipocrisia. Per inquinare meno bisognare consumare meno petrolio e meno gas, e in ciò l’impegno del Governo è fortissimo. Non permetterò che il tema ambientale venga utilizzato in maniera demagogica da coloro che vogliono bloccare il processo riformatore del nostro Paese». Secondo il ministro dell’ambiente del Governo Renzi il Paese oggi è spaccato in due, c’è chi vuole le riforme e chi invece si oppone a qualsiasi cambiamento: «questo governo sta dimostrando che finalmente in Italia le riforme si possono fare».
Le polemiche politiche attorno al Referendum sulle Trivelle del prossimo 17 aprile 2016, che si avvicina sempre più e con la tensione politica che ovviamente sale di tono ogni giorni che passa. Complicata assai è la situazione all’interno del Partito Democratico che ufficialmente ha preso la via dell’astensione, ovvero per il “No” non facendo salire il quorum, mentre i presidenti delle regioni che hanno richiesto il referendum che ovviamente prendono la scelta del Sì nonostante l’indicazione di partito. 9 governatori di Regione, 7 di centrosinistra e 2 di centrodestra, votano per il Sì ma col caos Pd che si accende: per Emiliano (Io voto per il Sì, difendiamo il mare). Bonaccini invece, presidente Regione Emilia Romagna e del Pd, boccia il referendum dicendo “rappresento una regione che ha migliaia di occupato nel settore”. De Luca, Campania, ovviamente non sarà mai d’accordo con Renzi e dunque propone il sostegno al voto referendario contro il proprio partito (ma appunto non è una novità). In mezzo al guado invece Mario Oliviero, presidente Calabria, ancora non si espone, affermando “credo che si può anche evitare il referendum se si apre il dialogo e ci sono tutte le condizioni per farlo”.
Polemica in rete con tanto di presa in giro per le affermazioni di un grillino, in questo caso Gianluca Corrado, candidato alla poltrona di sindaco in quel di Milano, sul referendum trivelle. Il candidato sindaco, dalla propria pagina di Facebook, ha fatto presente che anche in Lombardia esistono impianti di trivellazione e stoccaggio di gas, riallacciandosi appunto al prossimo referendum del 17 aprile. A partire da questo post si sono scatenate le ironie del popolo di internet per il fatto che è vero che in Lombardia ci sono le trivelle ma il quesito referendario parla solo della trivellazione in mare. Semplicemente Corrado ha fatto “solo” un pò di confusione parlando di due cose che non centrano. In realtà i più arguti osservatori hanno pensato che questa gaffe del candidato 5 stelle sia stata voluta per indurre la gente a pensare che se si fermasse grazie al referendum del 17 aprile la trivellazione nell’Adriatico, sarebbe un primo passo per mettere fine anche alla trivellazione in Lombardia. Quello che lascia assolutamente sbalorditi è un’ultima considerazione dei 5 stelle sul referendun Trivelle del 17 aprile: secondo i grillini il terremoto in Emilia Romagna del 2012 sarebbe stato causato dalle trivellazioni in quelle zone. Una notizia assolutamente falsa se si pensa che i dati a cui i 5 stelle si riferiscono per avallare la loro tesi (rapporto della Commissione scientifica internazionale ICHESE) escludono categoricamente ogni correlazione tra le trivelle e il terremoto.