Hanno fatto un’azione dimostrativa a favore del referendum trivelle gli attivisti di Greenpeace oggi su una piattaforma Eni nell’Adriatico. A riportarlo è il Resto del Carlino: gli attivisti si sono dati appuntamento ad Agostino B, al largo di Marina di Ravenna e hanno aperto sulla piattaforma due striscioni “Stop trivelle” e “17 aprile vota Sì”. Greenpeace, riporta poi il quotidiano, “annuncia poi di aver presentato in 30 procure della Repubblica un esposto contro le ‘trivelle fuorilegge’, oggetto di un rapporto pubblicato dall’associazione il 3 marzo. Rapporto che per Greenpeace, ‘ha reso pubblici per la prima volta i piani di monitoraggio di 34 impianti di proprietà di Eni, svelando che in tre casi su quattro questi impianti non operano nel rispetto degli standard di qualità ambientale stabiliti dal Ministero dell’Ambiente’. La piattaforma Agostino B, per Greenpeace, ‘è una delle più inquinanti tra quelle monitorate’ “.
Continua la polemica politica intorno al referendum trivelle che si terrà il prossimo 17 aprile: gli elettori saranno chiamati a decidere se mantenere le concessioni e continuare a trivellare entro le 12 miglia dalla costa in giacimenti già esistenti. Negli ultimi giorni è scoppiato lo scontro politico tra i sostenitori del sì, quelli del no, e anche chi promuove l’astensionismo per non far raggiungere il quorum. Dopo le recenti dichiarazioni del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, che ha affermato che voterà no al referendum quindi a favore delle trivelle, arriva il commento di Beppe Grillo che sul suo blog scrive: “Gian Luca Galletti, esponente del partito estinto UDC, ministro dell’ambiente ma più noto (e con maggior successo) come commercialista di Casini, ha dichiarato che voterà no al referendum del 17 aprile, quindi a favore delle trivelle. Galletti è un ambientalista doc: voleva mettere centrali nucleari in Emilia Romagna ed è stato un fiero oppositore del referendum sull’acqua pubblica che infatti il governo sta stralciando in questi giorni. Il ministro fossile ha le idee chiare: ‘Trovo che questo referendum non abbia ragione. Il problema oggi, ricordo a tutti, non è quello di non estrarre petrolio ma di consumarne meno, di là dalla demagogia e dall’ipocrisia’. Trivellare i fondali marini e esporre le coste italiane a rischi di maree nere come accaduto da poco in Tunisia non è un problema, basterà consumare con moderazione il petrolio che arriverà in spiaggia in caso di incidenti. Ps: peggio di Galletti è chi invita i cittadini a non informarsi e a non esercitare il proprio diritto di voto. Il 17 aprile vota sì”.
Il voto del 17 aprile sul Referendum trivelle, dove si deciderà se mantenere le concessioni e continuare a trivellare entro le 12 miglia dalla costa in giacimenti già esistenti, sta scaldando la situazione politica più di quanto si poteva prevedere. E questo avviene per via della decisione del Partito Democratico “contro” alcuni suoi governatori di Regione: l’astensione richiesta dal premier Renzi non è piaciuta a molti e sono sempre di più gli esponenti di vario tipo, nazionali e locali che si esprimono contro la decisione della maggioranza dem. «Il prossimo 17 aprile andrò a votare Sì al referendum per bloccare lo sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi che si trovano al di sotto dei fondali del nostro mare», così parla Sergio Blasi, consigliere regionale Pd in Puglia, che si allinea al proprio Governatore, Michele Emiliano, uno degli esponenti più di spicco nell’opposizione a Renzi sul tema referendum. «Ogni consultazione popolare, in particolare quella referendaria, esprime l’essenza dell’organizzazione democratica di una nazione. Bisogna dare corpo ad una precisa volontà politica, col futuro del nostro paese che non passa da un maggiore impiego di carburanti o energie fossili», ha proseguito intervistato dal quotidiano localo Il Paese Nuovo. Sono sbagliati gli inviti all’astensione, afferma ancora Blasi, mostrando tutta la sua distanza dal governo centrale: si attende a questo punto la resa dei conti nella prossima direzione del partito, il 4 aprile, per capire come e se troveranno una “quadra” i renziani e la minoranza dem.