Greenpeace attacca tutto e tutti in questo periodo di referendum trivelle che il prossimo 17 aprile deciderà sulla possibilità o meno di continuare a trivellare in alcune piattaforme già presenti nel Mediterraneo. Ma ecco che l’associazione ambientalista si scaglia contro il massimo simbolo di petrolio e trivelle in Italia, l’Eni: «Sono senza controllo oltre 100 piattaforme petrolifere nei mari italiani». La società energetica italiana tra le più potenti e redditizie al mondo ribatte immediatamente, sempre a mezzo stampa, sostenendo che i valori citati dal rapporto di Greenpeace (secondo cui ci sono valori di sostanze oltre gli standard di qualità ambientale) valgono per le acque interne, cioè quelle vicino alle coste. «Sulle 100 piattaforme mancanti, quelle di nostra pertinenza non emettono scarichi a mare, né effettuano re-iniezione di acque di produzione in giacimento, pertanto non ci sono piani di monitoraggio prescritti e nessuno dato da fornire». Ribatte ancora Greenpeace a pochi giorni dal referendum Trivelle, dicendo come l’ammissione di una assenza di controlli su questi impianti è un fatto gravissimo, “siamo al Far West”, dichiara Alessandro Gianni, ambientalista di Greenpeace.



Interviene nel dibattuto sul Referendum Trivelle del prossimo 17 aprile 2016 anche una importante sezione della Confartigianato, a Ravenna (dove è scoppiata la forte polemica per gli interventi di Greenpeace), e si schiera apertamente a favore della proposta Pd sull’astensione al voto contro il proseguimento delle trivellazioni su alcune piattaforme nel Mediterraneo entro le 12 miglia dalla costa. «Riteniamo che il lavoro e le eccellenze del nostro territorio vadano difese e valorizzate e non svendute dietro slogan slegati dalla realtà. Il referendum è demagogico e sbagliato nel metodo e nel merito». Secondo gli artigiani ravennati, ma inquadrano il giudizio di larga parte di associazioni di lavoratori e consumatori del centro Italia, la green economy un valore importante in cui l’Italia è al centro e all’avanguardia ma proprio per questo si conosce come ancora sia una piccola parte del fabbisogno energetico nazionale e locale. «Per il nostro territorio, proporre l’astensione al referendum è una mano tesa a tante imprese e migliaia di lavoratori senza questo comprometta la tutela ambientale».



«Referendum trivelle? Il pasticcio è tutto nostro, il Pd ha creato il danno e comunque vada perderà». A dirlo non sono né Salvini e né Grillo, ma un esponente del Pd e neanche uno qualunque, ma un ex segretario come Pierluigi Bersani: intervenendo in una intervista su Huffington Post, il leader della minoranza del partito si scaglia contro il premier Renzi alle porte della direzione Pd che probabilmente porrà al centro dell’attenzione il voto referendario. Per il Matteo premier il voto sulle trivelle non è decisivo e necessiterebbe dell’astensione, per Bersani esattamente il contrario: «Certo che andrò a votare, e al momento giusto dirò anche se voterò si o no, non voglio mica fare misteri. Ma prima di tutto voglio capire cosa farà il Pd, e lavorare perché il mio partito dica la cosa giusta. Un dato è certo, comunque vada sarà una sconfitta per il Pd, il guaio l’abbiamo fatto tutto noi», afferma amaro l’ex segretario dem. Bersani ha in mente una soluzione possibile da proporre, «ma prima voglio vedere in direzione come si imposta la discussione. Se si affronta il tema con umiltà e buon senso sono disposta a dare una mano. Altrimenti ognuno farà quello che ritiene più opportuno».



Si sono scagliati contro l’associazione Greenpeace i lavoratori offshore di Ravenna. Con un’azione dimostrativa a favore del referendum trivelle alcuni attivisti dell’associazione ambientalista ieri si sono dati appuntamento ad Agostino B, al largo di Marina di Ravenna e hanno aperto sulla piattaforma dell’Eni due striscioni “Stop trivelle” e “17 aprile vota Sì”. Ma il blitz pro referendum trivelle è stato condannato dall’azienda e dai dipendenti che in una nota, riportata dall’agenzia di stampa Agi, hanno spiegato: “Ancora una volta assistiamo ad un gesto illecito e provocatorio da parte di un’associazione che senza il minimo scrupolo e in spregio ad ogni supporto scientifico, attacca l’estrazione di gas in Adriatico. A costoro, che possono permettersi il lusso di solcare i mari per affiggere manifesti, quando invece sono in ballo migliaia di posti di lavoro, devono essere ricordate le leggi che regolano l’approdo alle piattaforme, fonte di produzione energetica per il Paese. Le aziende del settore offshore ravennate, composte da soci, dirigenti, lavoratori e famiglie condannano questo gesto e continueranno a sostenere la richiesta di astensione dal referendum, affinché il tema energetico venga discusso nelle sedi appropriate e non affidato alla demagogia di pochi”.