Dice addio a Forza Italia Michaela Biancofiore, che si definiva “berlusconiana ante litteram, prima dopo e per sempre”. Ad annunciarlo è stata lei stessa ieri, come riferisce L’Espresso: “Non rinnovo la tessera del partito dopo ventidue anni”. L’addio al partito sarà in ogni caso deciso ufficialmente soltanto dopo i risultati delle elezioni comunali a Bolzano, che si svolgeranno il prossimo 8 maggio. Aggiunge poi Michaela Biancofiore per spiegare i motivi di questa scelta politica: “Non sono io che esco da Forza Italia, ma è questa Fi ad uscire da me”. E qualche giorno fa al quotidiano Libero Biancofiore aveva dichiarato, come riporta sempre L’Espresso: “Ho sempre detto che sarei rimasta finché c’era Berlusconi, e lui non c’è più. Non ha più voglia di vincere. Non ci crede più”.
Forza Italia nello scenario politico attuale certamente rimane il partito più in difficoltà tra i maggiori movimenti nazionali: costretto ad inseguire a livello nazionale e locale, con l’unica “isola felice” legata alla candidatura di Parisi a sindaco di Milano, seppur in competizione con un osso duro come Beppe Sala. Ma se si toglie la situazione attuale a Milano, il resto vede nubi molto grigie all’orizzonte di Silvio Berlusconi e della sua Forza Italia, con le vicende di Roma che riassumono alla perfezione la situazione attuale. Un Berlusconi impantanato tra la decisione personale di insistere su una linea (a Roma è la candidatura di Bertolaso contro tutto e tutti ormai) e la rassegnazione a passare come leader in secondo piano (non gli si addice per temperamento e storia) lasciando strada ai Salvini e Meloni della situazione. «Quei due ragazzotti vorrebbero mandarmi all’ospizio», confida ai suoi fedelissimi il buon Silvio: che si fa dunque? L’impressione è che Bertolaso (e parallelamente l’orgoglio di Berlusconi) abbia un timer molto pressante: o succede un cambio di marcia, di ritmo, decisivo, oppure Forza Italia rischia di passare in un secondo piano politico da cui sarebbe difficile uscire, se non in una larga coalizione del Centrodestra (cosa non certo semplice, sempre vedendo il caso di Roma). Ci potrebbe essere una terza via, una exit strategy per cui Bertolaso si ritira “volontariamente” e il partito azzurro si dirige verso Marchini a Roma e verso qualche altro candidato su cui puntare in maniera forte. Già, ma chiunque sarà dovrà sempre cavarsela nel confronto stretto con Berlusconi, una soluzione dunque molto, ma molto, complessa.