Ci risiamo. Spaventato dai venti di Potenza, inchiodato dai 115 miliardi di incremento del debito pubblico dal giorno del suo insediamento, atterrito dalle cifre sciorinate all’opinione pubblica europea dalla ministra degli interni austriaca che ha parlato di 300mila immigrati in marcia verso l’Italia dalle spiagge libiche, Matteo Renzi tenta la mossa del cavallo.
Da giorni i suoi emissari, tra cui l’alacre Aquilanti, già segretario generale del Senato e uomo chiave nelle manovre di palazzo di questo governo, e la mai doma Maria Elena Boschi hanno cinto d’assedio costituzionalisti di fama e alti funzionari degli uffici giudiziari della Cassazione per riuscire nell’intento di abbinare il referendum sulla riforma costituzionale al secondo turno delle amministrative il 19 giugno 2016.
Il dettaglio del piano meticoloso quanto ardito merita qualche approfondimento.
Lo scopo delle manovre di primavera è, ottenuto il voto finale della Camera dei deputati questa settimana, anzitutto con tempismo renziano battere tutti in velocità depositando all’indomani del voto le firme dei parlamentari della maggioranza a suffragio della richiesta di referendum. Di seguito al via libera della Cassazione accelerare i tempi previsti per la convocazione dei comizi dalla legge 352/1970 con un apposito decreto e nel frattempo suonare la grancassa mediatica delle magnifiche sorti e progressive del risultato della corsa alla modifica costituzionale.
Come dire: crisi economica, immigrazione, debito, Libia… Tutto si risolverà dando pieni poteri al presidente del Consiglio. A superMatteo.
I migliori costituzionalisti sono stati allettati con richieste di consulenza, i funzionari blanditi per ottenere un’interpretazione delle regole di indizione del referendum simpatetica con le aspettative del governo. Così si potrà affrontare un turno difficile di amministrative con la copertura della battaglia referendaria sul tema su cui lo stesso Renzi ha più volte detto di giocarsi tutto, e per di più senza che gli italiani abbiano il tempo di documentarsi sulle bislacche riforme costituzionali proposte.
Non più una campagna elettorale sui fragili candidati sindaci Pd. Ma su superMatteo. Un colpo di teatro. Un colpo di genio che impedisce agli avversari di organizzare e sostenere le proprie argomentazioni. Un colpo ad effetto. Un colpo… di Stato?