Il referendum sulle trivelle 2016, con il voto tra soli sei giorni (domenica 17 aprile), fa alzare ancora di più la polemica politica attorno alla scena ambientalista, energetica o astensionista, semplificando in estremo le posizioni in campo. Poco fa è intervenuto il fondatore del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, che sceglie di mettere ancora più carne al fuoco chiamando in causa niente meno che il Presidente della Repubblica: «Mattarella sull’energia dovrebbe prendere una posizione, bisogna ogni tanto che prenda una posizione. Sull’energia è una quesitone di civiltà e quindi dovrebbe prendere una scelta, e sicuramente lo farà», si dice certo Grillo invitando direttamente l’inquilino del Quirinale. Dopo le polemiche per la richiesta di Renzi sull’astensione e dopo anche le parole del presidente della Consulta che riporta il “si deve votare” per il prossimo referendum trivelle, la politica torna a schierarsi e pronunciarsi sul voto ormai davvero inflazionato. Si cerca in questo modo, per i sostenitori del sì, che il quorum dopo tutte le polemiche possa davvero alzarsi.



Faranno certamente discutere le parole di Grossi sul referendum trivelle del prossimo 17 aprile 2016: ha parlato oggi il presidente della Corte Costituzionale, Paolo Grossi, che durante la relazione annuale della Consulta ha decisamente preso le distanze dalla posizione di Renzi che persegue nella libertà di coscienza, come giusto che sia, ma con la personale opinione che l’astensione sarebbe il voto migliore. «Si deve votare, ogni cittadino è libero di farlo nel modo in cui ritiene giusto, ma credo si debba partecipare al voto: significa essere pienamente cittadini. Fa parte della carta d’identità del buon cittadino», sono le parole del Presidente Consulta che di certo ha, senza bisogno di citarlo direttamente, attaccato la posizione da “non cittadino” del Premier Renzi rispetto a questo tipo di voto referendario. Riprende dunque una certa distanze nell’effettivo tra Governo e magistratura, nonostante le parole di Renzi siano sempre molto accorte per evitare di fare la fine di un illustre predecessore che con la lotta ai magistrati ci ha costruito una proposta politica.



La campagna elettorale sul referendum trivelle ormai viene detta in questo modo perché il voto del prossimo 17 aprile 2016 è di fatto diventato un importante test politico per Renzi e per tutto il Governo. La campagna astensionista del Pd renziano provoca nello stesso Partito Democratico fratture e critiche: la bordata di oggi arriva da Michele Emiliano, presidente della regione Puglia e maggiore esponente del Sì al referendum trivelle che interviene con dichiarazioni molto forti nell’intervista odierna della Stampa. «La campagna astensionista mi provoca un grande dolore. Lo stesso governo che nella riforma costituzionale ha abbassato il quorum sul referendum fa campagna per far mancare il quorum: nella base del Pd c’è immensa tristezza per aver sposato la parte peggiore del Paese contro la nostra storia». La “sparata” arriva poi diretta sul premier Renzi, responsabile di questa grave mancanza che porta, secondo Emiliano, la sinistra in bocca al mondo delle lobby: «Renzi aveva giurato di rottamare le lobby, invece vive e lotta insieme a loro».



È bufera a sette giorni dal referendum trivelle di domenica prossima, 17 aprile 2016, in Sardegna per le parole espresse dal presidente della Regione, Francesco Pigliaru: «Penso che non sia un referendum tra chi è a favore delle trivelle e chi è contro: nessuno vuole un governo centrale capace di imporre una proliferazioni di trivellazioni nelle 12 miglia, contro la volontà dei territori coinvolti. È un referendum su una cosa infinitamente più piccola», scrive su Facebook il Governatore Pd, ma è subito bufera per il suo posto: era la prima volta che Pigliaru si esprimeva su un tema che la Sardegna discute da settimane e la decisione di farlo a pochi giorni dal voto del 17 aprile acuisce l’eco della dichiarazione. Il Partito Democratico, una volta di più, si spacca anche in Sardegna con la rivolta di alcuni sostenitori dello stesso presidente sardo: «è una posizione deludente da parte di un uomo che io stimo» o ancora “vergogna il mio presidente” si legge sotto il suo post su Fb. Il caso è particolare anche perché la Sardegna figura tra le regioni che hanno promosso il referendum trivelle e ora il suo presidente si schiera apertamente contro il voto in questi termini. Il post di Pigliaru è durante contestato dal presidente del Consiglio Regionale, Gianfranco Ganau dopo che anche nei giorni scorsi, dopo le parole del segretario Pd sardo, Renato Soru, contro il voto, si è contrariato scegliendo convitante di scendere in campo a sostegno del referendum 17 aprile 2016. Come si risolverà la querelle? IN Sardegna, come in altre regioni, il dubbio ora cresce: con il destare delle polemiche probabilmente si alzerà il quorum, ma basterà per rendere il voto valido?