Il referendum trivelle 2016 si avvicina sempre di più ed in vista della consultazione elettorale del 17 aprile gli attivisti di Greenpeace cercano di pubblicizzare la loro battaglia anche con delle azioni eclatanti. Si veda ad esempio quello che è accaduto oggi a Napoli, dove i manifestanti come riporta “Il Fatto Quotidiano” hanno affisso una foto di 150 metri quadrati della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon riportante la scritta “mai più”. Il riferimento è al disastro ambientale provocato nel 2010 dall’incidente petrolifero della British Petroleum nel Golfo del Messico. La speranza degli attivisti di Greenpeace che hanno manifestato alla Galleria Umberto I di Napoli è che i passanti raccolgano il loro appello e votino “sì”. Secondo Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace, quel disastro “avrebbe dovuto rappresentare un monito globale e definitivo sui rischi connessi all’estrazione di idrocarburi in mare. A distanza di soli sei anni da quella tragedia, invece, in Italia il governo Renzi ha ripetutamente tentato di avviare un piano di vasta scala per lo sfruttamento delle misere riserve di petrolio e gas presenti sotto i nostri fondali“. Clicca qui per le foto della manifestazione degli attivisti di Greenpeace a Napoli offerte da “Ilfattoquotidiano.it”

Nel dibattito riguardante il referendum trivelle del prossimo 17 aprile 2016 arriva finalmente la dichiarazione di voto di Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente. In una nota riportata dall’Ansa, il titolare del dicastero ha annunciato il suo “no” alla consultazione referendaria:”Ho sempre ritenuto tutte pienamente legittime le posizioni in campo nel referendum sulle trivellazioni, compresa quella di chi sceglierà l’astensione puntando al mancato raggiungimento del quorum. Poiché da più parti mi viene chiesto cosa farò domenica, la mia risposta è che andrò a votare e sosterrò le buone ragioni del “No”“. Le dichiarazioni di Galletti si aggiungono alle voci di dissenso rispetto alla volontà del Presidente del Consiglio Renzi che per domenica prossima aveva auspicato la vittoria del partito dell’astensione.

Mancano pochi giorni al via del referendum trivelle del 17 aprile 2016 e mai come questa volta la linea dei partiti rispetto alla prossima consultazione è apparsa confusa. Cosa dovrà fare ad esempio un elettore che si riconosca nel centrosinistra? Proviamo a sintetizzare le varie posizioni: la linea ufficiale del Partito Democratico, dettata dal segretario Matteo Renzi è quella dell’astensione. Come riporta “Il Post”, Renzi ha auspicato che tutti coloro che siano contari al “sì” decidano di non andare a votare facendo fallire il referendum, che per essere valido necessita del voto del 50% degli aventi diritto più uno. All’interno del Pd stesso però vi sono dei distinguo: Roberto Speranza, Davide Zoggia e Miguel Gotor hanno annunciato per esempio che voteranno “sì”; Pierluigi Bersani invece andrà a votare ma dirà di “no” al quesito abrogativo. Per quanto riguarda gli altri partiti del centrosinistra Sel ha già annunciato il proprio sì al pari del movimento di Pippo Civati “Possibile”, de “L’altra Europa con Tsipras”, dei Verdi e dell’Italia dei Valori.

A pochi giorni dal referendum trivelle del 17 aprile 2016 cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sulla posizione dei partiti rispetto alla prossima consultazione elettorale. Cosa accade ad esempio nel centrodestra? Come riporta “Il Post” molti partiti di “destra” tra cui Lega Nord, Fratelli d’Italia, Forza Nuova e Casapound, il movimento neofascista, voteranno tutti per il sì. Per quanto riguarda invece i partiti più moderati, da Forza Italia a Ncd, bisogna fare delle distinzioni: nel movimento di Silvio Berlusconi la linea predominante, stando alle dichiarazioni di molti esponenti del partito in Puglia, Abruzzo ed Emilia Romagna e considerando che Giovanni Toti è uno dei promotori del referendum, è quella del “sì” anche se una posizione ufficiale non è stata ancora annunciata. In Ncd invece sembra prevalere il sostegno all’astensione, sebbene alcuni dirigenti abbiano annunciato il proprio sì al referendum.

A sorpresa sul referendum trivelle di domenica 17 aprile 2016, intervengono le tre sigle nazionali dei sindacati generali, Cisl, Cgil e Uil e il loro giudizio (questa è la vera sorpresa) è del tutto contro il voto referendario. Il giorno dopo le schermaglie politiche molto pesanti dopo le parole del Presidente Consulta (“bisogna andare a votare, è un diritto-dovere del cittadino”) e la stoccata di Beppe Grillo (“Mattarella deve prendere posizione sul tema”) arrivano le parole in un comunicato congiunto di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil e sono, a sorpresa, contro il Sì. «Ribadiamo la nostra ferma contrarierà ad una iniziativa referendaria che riteniamo inutile e dannosa per il Paese». Secondo i tre segretari di settore, Emilio Miceli, Angelo Colombini e Paolo Pirani, il voto sulle trivelle è inutile perche interviene su una materia già definita dalle normative recentemente approvate dalle istituzioni competenti e dannosa per le conseguenze che un’eventuale affermazione del Sì comporterebbe sull’occupazione e le professionalità del settore. Altri problemi che genererebbe questo referendum 17 aprile, secondo i sindacati, «sono la fiscalità locale e centrale, l’autonomia energetica del paese e i danni ambientali che redigerebbero dall’aumento del traffico navale interno per conseguenti maggiori importazioni di petrolio via mare». La proposta di Cgil, Cisl, e Uil è dunque semplice nelle parole, molto più complessa nella possibile implicazione dei fatti: «per questo motivazioni invitiamo ad affrontare il dibattito sulla transizione energetica fuori fa posizioni dogmatiche e precostituire, invitando Governo, istituzioni locali e aziende del settore ad aprire con urgenza un confronto di merito sulla realizzazione della Strategia Energetica Nazionale, a sostegno di investimenti e innovazione delle infrastrutture». Ad incidere per l’inutilità del voto, sempre secondo i sindacati, sarebbero gli impatti occupazionali se passasse il Sì e soprattutto il merito della questione: «il quesito referenzio non chiede di autorizzare o meno nuove trivellazioni, ma chiese il blocco delle concessioni di impianti off shore operativi in questo momento e on ancora presenza ricca di idrocarburi e fondamentali per la produzione interna».