Ha sempre avuto una visione politico-strategica, il direttorio di M5s invece ne è privo. Il caso emblematico è stata la gestione della vicenda di Quarto, che ha fatto emergere tutta l’incapacità di agire del direttorio stesso. Sarà un grosso problema, perché un partito che non ha una visione politica prima o poi si indebolisce”. E’ il commento di Paolo Becchi, professore di filosofia del diritto nell’Università di Genova ed ex iscritto dell’M5s, alla notizia della morte di Gianroberto Casaleggio. In un’intervista all’Ansa, Casaleggio aveva lasciato una sorta di testamento politico: “Non ci sono capi e l’unico leader riconosciuto sono i cittadini che fanno parte della comunità del M5s. Siamo una comunità che si autodetermina in Rete e gli strumenti a nostra disposizione evolvono ogni giorno”.



Professore, qual è il suo ricordo di Gianroberto Casaleggio?

E’ un uomo che va ricordato innanzitutto per quello che ha fatto, cioè portare dal nulla 9 milioni di persone a votare M5s alle elezioni politiche del 2013. Chi ha organizzato tutto ciò è stato certamente Casaleggio. Prima di proiettarci al futuro, cioè a quello che succederà nel movimento, guardiamo per un istante ai grandi meriti di quest’uomo. In seguito ho assunto delle posizioni di dissenso nei suoi confronti, ma questo è del tutto indipendente dalla valutazione politica che si può e si deve dare di lui.



Però è inevitabile chiederci che cosa succederà adesso…

Come si dice, lo scopriremo solo vivendo. Io presumo che la linea istituzionalista nella quale il movimento si era incanalato continuerà, e quindi il partito di lotta e di governo diventerà sempre più di governo e sempre meno di lotta. D’altra parte nell’ultimo periodo la linea di Casaleggio era questa, e io credo che il direttorio continuerà sulla strada tracciata.

L’idea che ha incarnato Casaleggio è che oggi la democrazia rappresentativa è condannata, perché Internet permette di decidere tutto con pochi click. Che cosa rimane di questa intuizione?



Il problema è proprio questo. L’M5s si era fondato su una visione, cioè sulla democrazia diretta e sulla volontà di riportare i cittadini alla vita politica attiva. I cittadini dovevano avere un rapporto diretto con lo Stato senza il bisogno dell’intermediazione dei partiti. Adesso le cose cambiano, e c’è effettivamente il rischio reale che M5s diventi un partito come tutti gli altri. Questo pericolo è stato già presente nell’ultima fase e a questo punto potrebbe accentuarsi.

I consensi di M5s rimangono anche senza il suo fondatore?

Nel futuro immediato prevedo che ci sarà una loro crescita. Casaleggio è stata una figura simbolica, e quindi sicuramente l’emozione spingerà i consensi ad aumentare ulteriormente. Bisognerà poi vedere che cosa succederà nei prossimi mesi, perché l’intelligenza politica di Casaleggio era superiore a quella di tante altre persone. Tra i leader dei 5 Stelle oggi non vedo molti che abbiano la sua stessa intelligenza politica. In ogni caso il direttorio era stato creato apposta nell’ottica della successione, ora tocca a loro farsi avanti.

Si diceva che tutte le decisioni fossero prese da Casaleggio. In M5s c’è qualcuno in grado di prendere le decisioni?

Difficile dirlo. Casaleggio ha tentato di favorire una successione nel partito con il direttorio, e adesso questo organismo dovrà cercare di assumere un ruolo maggiore. Anche se resta il fatto che finora, pur essendoci il direttorio, di fatto le decisioni politiche le prendeva Casaleggio.

 

Il direttorio ha una visione strategica della politica o cercherà soltanto di barcamenarsi?

Il direttorio non ha una visione politico-strategica, chi ce l’aveva era Casaleggio. Nell’ultimo periodo si poteva dire che purtroppo questa visione strategica mancava. Il caso emblematico è stato l’atteggiamento ondivago cui abbiamo assistito nella gestione della vicenda di Quarto. Anche di fronte a una questione così modesta rispetto ai reali problemi dell’Italia, è emersa tutta l’incapacità di agire del direttorio.

 

Come andrà a finire?

Sarà un grosso problema, perché un movimento o un partito che non ha una visione politica prima o poi si indebolisce. Casaleggio ha preso i voti in virtù della sua visione politica, ed è quest’ultima a qualificare le grandi forze. Alla base c’erano temi come la partecipazione diretta e la lotta alla corruzione, se questi vengono a mancare l’M5s diventerà un partito come gli altri. Ho l’impressione che questa sia la tendenza già in atto e che con il tempo si accentuerà ulteriormente.

 

Grillo tornerà a svolgere un ruolo centrale in M5s come all’inizio?

Grillo potrebbe rinunciare a fare un passo indietro e tornare in campo. I Cinque Stelle hanno bisogno quantomeno di un garante: se Casaleggio è morto e Grillo si fa da parte, le cose si metteranno molto male. Sicuramente quindi Grillo dovrà fare qualcosa in più, quantomeno nell’immediato. In questo momento è molto difficile che possa ritornare a fare teatro.

 

(Pietro Vernizzi)