E’ stato discusso oggi al Tar del Lazio il ricorso promosso dal Codacons contro la data del referendum trivelle 2016 – che si terrà il 17 aprilee per l’accorpamento della consultazione con le elezioni amministrative previste per il 5 giugno. Il ricorso è appoggiato dalla Regione Veneto, dalla Regione Puglia e dal Comune di Napoli, i cui avvocati erano presenti oggi in udienza. A breve i giudici si esprimeranno sulla richiesta avanzata dall’associazione. Nel corso dell’udienza odierna, il Presidente del Codacons Carlo Rienzi, candidato a sindaco di Roma, ha fornito una nuova ed ulteriore prova circa la violazione delle norme vigenti. “Nello specifico – ha spiegato Rienzi, come si legge sul sito del Codacons – è stato violato l’obbligo di adeguato periodo temporale per la necessaria informazione sul quesito referendario. L’Agcom ha infatti emanato il regolamento sulle tribune referendarie solo lo scorso 29 marzo, di fatto riducendo a 19 i giorni utili per informare i cittadini, non sufficienti ai fini della adeguata informazione agli elettori”.



Ancora dichiarazioni di voto per il referendum trivelle che si terrà domenica prossima 17 aprile e per il quale gli italiani saranno chiamati a decidere se far proseguire o interrompere le concessioni per le trivellazioni in mare entro 12 miglia dalla costa. La presidente della Camera Laura Boldrini annuncia che andrà a votare, come riporta la Repubblica: “Andrò a votare al referendum perché ritengo che sia un dovere andare a votare – le sue parole, rilasciate ai giornalisti a Montecitorio -. In un tempo in cui c’è molta sfiducia verso la politica, non andare a votare è la conferma di questo disamore, di questa disillusione”. Per Boldrini è “importante andare a votare. Poi ognuno vota ciò che vuole”. Cosa voterà Boldrini? “Questo non ve lo dico”. Continua così lo scontro politico tra chi sostiene il voto e chi al contrario l’astensionismo, come lo stesso premier Matteo Renzi. La politica si spacca poi anche sul sì e sul no, pure all’interno degli stessi partiti, tra chi ritiene che la norma debba essere abrogata (e quindi voterà sì) e chi al contrario è per il suo mantenimento (e quindi si esprimerà per il no).



Continua a far discutere il referendum trivelle 2016 che si svolgerà domenica prossima 17 aprile. Ci sarebbero delle piattaforme con concessioni scadute che avrebbero continuato ad estrarre, secondo i dati in possesso di Ilfattoquotidiano.it, confermati dal Ministero dello Sviluppo. Il quotidiano scrive che “9 delle 44 concessioni oggetto del referendum del 17 aprile erano già scadute a fine 2015, alcune da mesi, altre da anni (una addirittura dal 2009). Le compagnie avevano già presentato istanza di proroga e il Mise non aveva ancora dato il via libera. Eppure si è continuato a operare o comunque a mantenere in piedi le piattaforme. Si tratta di concessioni che riguardano la produzione di gas in quattro regioni (Emilia Romagna, Veneto, Abruzzo e Marche) ed oggi non sono più considerate scadute per effetto della legge di Stabilità”. Enrico Gagliano, del Coordinamento Nazionale No Triv, ritiene che “quanto accaduto ha dell’incredibile” e “la legge evidentemente serviva a sanare il pregresso e a rimettere in carreggiata le relative concessioni, quasi tutte di Eni”. Nessuna risposta invece dalla multinazionale. (clicca qui per leggere tutto)



Si avvicina il referendum trivelle – si voterà domenica prossima, il 17 aprile 2016 – e si scalda sempre di più il confronto – scontro tra i sostenitori del sì e quelli del no. Dopo le dichiarazioni di voto o non voto da parte dei politici di tutti gli schieramenti e gli appelli delle varie associazioni ambientaliste, arriva anche l’invito degli scienziati. In 50 hanno firmato un appello per votare sì al referendum trivelle: tra di loro, come riporta l’agenzia di stampa Ansa, Gianni Silvestrini, Luca Mercalli, Flavia Marzano, Giorgio Parisi, Vincenzo Balzani, Mario Tozzi, Enzo Boschi, Marcello Buiatti, Stefano Caserini. Gli scienziati scrivono: “Votiamo sì perché vogliamo che il governo intraprenda con decisione la strada della transizione energetica, per favorire la ricerca e la diffusione di tecnologie e fonti energetiche che ci liberino dalla dipendenza dai combustibili fossili”. E sottolineano il motivo: “Il quantitativo di petrolio e di gas naturale fornito al nostro Paese dalle piattaforme entro le 12 miglia non supera rispettivamente lo 0,9% ed il 3% dei consumi nazionali. Una quantità irrisoria. Le rinnovabili rappresentano la prima voce di investimento nel mondo” che nel 2015 “hanno raggiunto 329 mld di dollari (quintuplicati rispetto a 5 anni prima). La crescita nel mondo dell’energia elettrica prodotta da rinnovabili nel 2015 è stata dell’8,3%”.