“Abbiamo realizzato un sondaggio i primi di aprile da cui risultava che l’affluenza dichiarata era sotto al 40%. Normalmente l’affluenza reale è di 7-8 punti più bassa”. E’ quanto prevede Roberto Weber, sondaggista di Ixè, secondo cui “chi andrà a votare sì lo farà perché è sensibile alle tematiche ambientali, e non invece perché è contrario al governo Renzi. La partecipazione sarà più elevata tra gli elettori di sinistra e M5s e tra i giovani, e ci possono inoltre essere delle differenze tra regione a regione”. Il referendum di domenica, come è noto, riguarda 64 piattaforme per l’estrazione del gas naturale e 2 per l’estrazione di petrolio entro le 12 miglia marine dalla costa. Se vincono i sì l’estrazione dovrà interrompersi allo scadere della concessione, se vincono i no o non si raggiunge il quorum potrà continuare fino all’esaurirsi del giacimento.



Il referendum sulle trivelle raggiungerà il quorum?

Non credo. Noi abbiamo realizzato un sondaggio i primi di aprile da cui risultava che l’affluenza dichiarata era sotto al 40%. Normalmente l’affluenza reale è di 7-8 punti più bassa. A mancare è anche un clima tale da incoraggiare la partecipazione, e questo non perché Renzi abbia invitato all’astensione quanto piuttosto perché non è il momento.



In che senso non è il momento?

Quella delle piattaforme in mare in questo momento non è una tematica in grado di spostare o raccogliere opinioni forti. In Italia non c’è mai stata una tradizione consolidata rispetto al tema della sostenibilità ambientale. Naturalmente siamo tutti più attenti di quanto lo fossimo 25 anni fa, ma ciò non è tale da produrre un movimento d’opinione potente.

Quanti saranno i sì e i no tra i votanti?

Secondo quel sondaggio dei primi di aprile tra chi va a votare c’è una percentuale molto rilevante di sì, anche se non totalizzante: i sì sarebbero il 60-65% e i no il 35%.



Chi va a votare e chi no, e perché?

Chi va a votare lo fa per una preoccupazione di tipo ecologista. Non mi sembra invece che ci sia invece un’aggregazione di tipo politico che miri a colpire Renzi o il governo.

E se alla fine si trasformasse in un referendum anti-Renzi?

Non credo. Queste sono ipotesi che appassionano i giornali, i cultori della politica, qualche uomo politico, ma non l’opinione pubblica. A votare contro Renzi o a compiere un atto di intenzionalità politica forte contro Renzi saranno frange, e non settori estesi dell’opinione pubblica. Quando gli italiani vorranno dire no a Renzi, lo faranno diversamente.

L’inchiesta sul petrolio e il caso Guidi possono aumentare il numero dei votanti?

In parte sì, ma poco. La vicenda si è già attenuata nei suoi aspetti deflagranti, e anche sui quotidiani è passata dalla prima pagina alla quarta o quinta. Inoltre le responsabilità del governo ci sono, ma c’è stata una risposta prontissima da parte di Renzi sul caso Guidi. C’è poi il solito malaffare, che non impatta però direttamente sul governo.

 

Tra chi andrà a votare ci sono differenze sulla base dell’appartenenza politica?

L’affluenza sarà più marcata tra gli elettori di sinistra e in un pezzo di mondo legato a M5s. La componente di sinistra è storicamente più forte sulle tematiche ambientali, mentre quella di destra lo è sempre stata di meno. Al contrario l’attitudine industrialista è più di destra che di sinistra. Poi sull’ambiente c’è sicuramente una sensibilità più forte tra i giovani e tra i residenti delle regioni direttamente interessate.

 

(Pietro Vernizzi)