Il secondo appuntamento dell'”Italian-German High Level Dialogue” di Torino è stata l’occasione, promossa dai due presidenti della Repubblica Joachim Gauck e Sergio Mattarella, per parlare di due temi fondamentali per il futuro dell’Europa: immigrazione e digitalizzazione. Due sessioni di lavoro separate hanno affrontato le due questioni sul tavolo con un approccio a 360° che andava oltre i confini nazionali e si proponeva di diventare un punto di partenza per costruire l’Europa di domani. 



Ovviamente il tema dei profughi è stato centrale nella discussione, spinto anche dalle recenti decisioni del governo austriaco. I flussi nei due paesi sono stati importanti nello scorso anno: 1,1 milioni di migranti in Germania e 150 mila in Italia. “Le soluzioni nazionali – ha ricordato Michael Roth, Ministro di stato per l’Europa della Repubblica federale di Germania – sono fuori questione. Noi dobbiamo arrivare a soluzioni comuni. L’anno scorso l’Italia ci ha accusato di averla lasciata sola nell’affrontare il problema. Certo, siamo arrivati in ritardo. Speriamo non troppo in ritardo. Dobbiamo dimostrare che quello che abbiamo pensato funziona. Di concerto, dobbiamo realizzare quello che abbiamo annunciato. Dobbiamo essere in grado di offrire una prospettiva ai rifugiati. Ecco perché abbiamo stanziato 6 miliardi di euro e stiamo sostenendo i paesi come Libano e Giordania che stanno esercitando un ruolo chiave per gestire il flusso. Ci sono 20 milioni di persone in fuga e tra poco ce ne saranno 60 milioni, un numero maggiore di quello della seconda guerra mondiale”. 



Quale la via di uscita? Provare ad aiutare questi popoli nei loro paesi di origine. Nessuno, è stato ricordato, scapperebbe dal proprio Paese se questo garantisse pace e potenzialità economiche. Il lavoro diplomatico e strategico che va fatto è proprio questo, tenendo conto che nell’area sia stanno delineando anche scenari politici mutati in cui, dopo l’uscita degli Stati Uniti, Russia e Turchia stanno giocando un ruolo primario. Compito dell’Europa è quello di trovare il proprio in modo autorevole. “La questione migratoria – ha ricordato Laura Garavini, parlamentare europea – sta mettendo in discussione l’esistenza stessa dell’Europa. Se pensiamo all’Austria e alle soluzioni che sta adottando, comprendiamo come sia necessario avere più Europa e non meno Europa. Dobbiamo riportare l’attenzione sulle frontiere europee in tema di sicurezza in mare e politiche migratorie. Dobbiamo promuovere l’integrazione a livello sociale, culturale identitario. Abbiamo molto da fare e Italia e Germania hanno un ruolo importante per far capire quanto sia importante l’Europa”. 



Concetti ribadito da Paola Severino, ex ministro della Giustizia del Governo Monti, che ha dichiarato: “Bisogna evitare che la pressione migratoria sia diretta solo verso alcuni Stati e che sotto l’impatto del problema ci siano reazioni emotive che potrebbero indurre alla tentazione di una revisione di patti e regole senza pensare alle conseguenze. Bisogna distinguere tra migrazione legale e illegale. E già qui ci sono differenze tra i paesi e quindi emerge la necessità di una normativa comune. Bisogna combattere il traffico di uomini e definire migrazione sostenibile e insostenibile. Non è con i muri che si risolvono i problemi. Ce lo insegna la Germania. Perché quando i muri sono sottoposti a forti pressioni, crollano”. 

È emersa con forza anche l’esigenza di rivedere la Convenzione di Dublino in tema di diritto di asilo che delega i costi determinati dai flussi in esclusiva ai paesi ospitanti, con aggravi di bilancio importanti e senza supporto europeo”. Molto chiaro e netto il discorso del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “L’Europa deve rimanere al passo della rivoluzione digitale. Ha garantito decenni di pace e di prosperità e bisogna operare con lungimiranza equilibrio e rispetto dei principi fondatori. Lasciare senza risposta chi bussa alle porte dell’Europa non è possibile. A questa umanità in movimento dobbiamo dare una risposta all’altezza dei nostri valori. Non abbiamo un piano B. Laddove l’Europa ha mancato è stato per una carenza di Europa e non per un suo eccesso. Diventiamo tutti più vulnerabili se l’Europa non farà passi avanti. Ci abbiamo messo 70 anni ad abbattere i muri, non possiamo tornare indietro”. 

Concetti sposati e spiegati anche dal presidente Gauck che ha ribadito la partnership storica dei due paesi e il ruolo chiave all’interno dell’Unione europea sin dalla fondazione. Uno sguardo a un futuro aperto e integrato che guarda oltre il Brennero.