E il quorum non viene raggiunto: nel voto del referendum trivelle di oggi, 17 aprile 2016, l’affluenza non raggiunge la soglia attesa dal Comitato del Sì, ovvero il 50% più uno degli aventi diritto al voto. Sembra ormai molto difficile superare questo tipo di quorum, tant’è che nella prossima riforma costituzionale al vaglio proprio del referendum di ottobre verrà chiesta agli italiani se la norma implementata sul cambio delle regole per il voto referendario (il 50% più uno dei votanti alle ultime elezioni politiche) sia voluta oppure no. Rimangono dunque in vigore e attive la trivellazioni a 12 miglia dalla costa con il reperimento di giacimento gas e petrolio che continuerà fino all’esaurimento ultimo. Dagli ultimi dati del Viminale, l’affluenza si attesta attorno al 30%, ben lontano dalla cifra sperata dai comitati del Sì al voto e per i No-Triv. La soglia, dopo le schermaglie anche durante l’intera giornata di oggi, non viene raggiunta e sicuramente per il Premier Renzi e gran parte del Partito Democratico si può dire che sia una vittoria, un braccio di ferro vinto sulla fronda interna capeggiata da Michele Emiliano, governatore della Puglia – unica regione a superare al momento il quorum – e sulla minoranza idem. Ecco le prime parole di Renzi da Palazzo Chigi: «Non vince il governo ma vincono gli ingegneri e gli operai che da domani possono tornare a sognare un futuro e un lavoro che non se ne va. Ho sofferto la scelta di non andare a votare, non per dubbi costituzionali (il quorum permette di esprimere un dissenso anche con la non partecipazione) ma abrogazione di questa norma avrebbe portato a 11mila licenziamenti». Renzi sceglie per questi posti di lavoro, racconta mente si dice contento per un voto partecipato ma concluso senza la chiusura dei giacimenti già in corso. Attacca le regioni, come la Puglia, per le polemiche sul voto: «si riparte con le rinnovabili ma non si può dire che si fa da domani, sarebbe ipocrita: ora pensiamo al futuro e lo facciamo con ingegneri che hanno un lavoro e non sono in mezzo ad una strada».
Si chiude ora il sipario sul voto del referendum trivelle di oggi 17 aprile 2016: scatta ora, alle ore 23, la fine delle votazioni con le urne e i seggi che vengono chiusi dopo una lunga giornata referendaria. Ora qualche minuto e scatta subito la trasmissione dell’affluenza da ogni circoscrizione in Italia al sito centrale del Viminale che in pochi minuti dovrebbe elaborare il dato definito sul quorum per capire se è stato raggiunto o se, come sembra dopo le ultime proiezioni che danno affluenza non sufficiente per convalidare il voto, il referendum vedrà la vittoria dell’astensione, come tra l’altro si auspica la maggioranza del Partito Democratico. Impazzano sul web e social sfottò e fotomontaggi su questa fine compagna e voto sulle trivelle con il premier Matteo Renzi, che tra pochi secondi comincerà la conferenza stampa, come bersaglio preferito. A breve sapremo il suo primo commento che arriverà in contemporanea con i dati ufficiali e risultati di questo voto referendario: ci sarà stato il colpo di coda finale degli elettori No-Triv?
Tra pochi minuti si chiude il voto del referendum trivelle 2016 con i risultati ufficiali che arriveranno poco dopo le 23, orario di chiusura dei seggi in tutta Italia. Il quorum si avrà negli istanti successivi, con i dati del Viminale che verranno pubblicati sul sito istituzionale: l’affluenza, stando alle ultime proiezioni di YuoTrend e alla percentuale bassa delle ore 19, non dovrebbe arrivare al 50% più no degli aventi diritto di voto. A meno di improvvise sorprese dunque il Sì all’abrogazione delle norme concessionarie attuale sulle trivellazioni a 12 miglia dalla costa rimarranno in vigore, e si potrà dunque continuare nell’attività di estrazione già in atto fino all’esaurimento del giacimento sia gas che petrolio. Si attende però la conferenza stampa di Matteo Renzi per suggellare il risultato definitivo di questa lungo voto referendario che da settimane ha trascinato la politica italiana dentro e più spesso fuori dal tema preciso delle proposta di 9 regioni italiane. «A chi chiede come mai non twitto sul Referendum 17 aprile: rispetto fino all’ultimo il silenzio elettorale. Dirò la mia alle 23 da Palazzo Chigi», così il Premier su Twitter poche ore fa. Intanto l’ultima proiezione di YouTrend indica come alle urne si sono recati un range di elettori tra i 16 e i 18 milioni di italiani, ma al momento non bastano rispetto ai 25 milioni utili per convalidare il voto.
Le polemiche sul referendum trivelle non sono terminate nemmeno durante l’ultima giornata di votazioni. Anzi, forse è addirittura aumentata. Nelle ultime ore, riporta Repubblica, un hashtag in particolare è diventato trend topic di Twitter nel giro di poche ore, ovvero quel #ciaone detto dal membro della segreteria del Pd Ernesto Carbone. La contestazione del politico sui social riguarda proprio la bassa affluenza al referendum da parte degli italiani e conseguente quorum mancato: “Prima dicevano quorum”, scrive Carbone, “poi il 40. Poi il 35. Adesso, per loro, l’importante è partecipare”. La risposta da parte di Miguel Gotor, senatore della minoranza, è arrivato nel giro di pochi minuti, sottolineando come sia “imbarazzante che in queste ore dirigenti di spicco del Partito democratico stiano irridendo a colpi di tweet quei cittadini che hanno scelto di votare al referendum”. Segue una serie di risposte a catena in stile domino da parte di politici e cittadini che proprio non hanno apprezzato l’intervento di Carbone. presente all’appello anche Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana che ha rimandato il termine “ciaone” alla parola in rima “cialtrone”. Diverse le reazioni dei cittadini, molte delle quali aggressive, ma anche dubbiose sulla “pubblicità” fatta sul referendum di oggi.
Ufficiali i dati del Viminale: per il referendum trivelle 2016 alle ore 19 hanno votato il 23,5% degli elettori con diritto di voto. Il quorum a questo punto apre difficile da raggiungere per poter rendere valido il voto referendario, anche se le varie associazioni e comitati per il Sì ancora ci credono. Le regioni con affluenza più alta alle 19 sono la Basilicata, al 33,2%, il Veneto (28,5%) e la Puglia con il 28,2%. Dati sensibilmente più bassi in Campania, 17,7% e Calabria al 18,1%. In Italia l’unica località che avrebbe già fatto passare il referendum sulle trivellazioni sarebbero le Isole Tremiti, dove ha votato il 50% degli elettori. Partito Democratico ancora diviso, specie dopo la querelle tra il Governatore Puglia Michele Emiliano e il dem Ernesto Carbone: per le 23.05 è prevista una conferenza stampa di Renzi che vorrà immediatamente commentare il giudizio finale del voto per gli elettori e gli scenari politici ed energetici che si apriranno dopo i risultati ufficiali di questa campagna referendaria.
Stanno uscendo in questi minuti i primi dati delle ore 19 forniti dal Viminale sul referendum trivelle di oggi, domenica 17 aprile 2016: dopo i dati mandati da 2433 comuni su 8mila totali, la percentuale del quorum si alza ma non si impenna come si attendevano i sostenitori del Sì al voto referendario. La situazione attuale dunque vede circa il 22% di affluenza ufficiale fino alle ore 19: i dati degli elettori arrivati alle urne sono in costante aggiornamento live dal sito del Viminale con i comuni che di volta in volta mandano i risultati parziali delle votazioni ai propri seggi e circoscrizioni. Il quorum dunque potrebbe alzarsi fino ad un massimo del 24-25% ma forse non ancora bastevole per superare alle ore 23, chiusura totale dei seggi, la quota di 50% più uno degli aventi diritto al voto.
Il referendum sulle trivelle rappresenta il tema caldo del giorno. A metà della giornata di voto che si concluderà alle ore 23:00, il dibattito vede soprattutto protagonisti due aspetti: il dato sull’affluenza degli italiani e le ipotesi sul raggiungimento del quorum. In merito ai due punti ha voluto dire la sua anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, positivo in merito all’affluenza, dopo l’8,3% registrato alle ore 12:00. “Il risultato è straordinario in termini di affluenza nonostante la giornata bellissima e gli innumerevoli inviti all’astensione”, ha commentato Emiliano, come riporta Repubblica.it. L’invito all’astensione, a detta del presidente della Regione Puglia, sarebbe così da considerarsi “fallito”. A rendere possibile ciò, sempre secondo Emiliano, avrebbe contribuito “la grande attività dei comitati per i referendum delle regioni”. Subito dopo la chiusura delle urne, il premier Matteo Renzi ha già annunciato che parlerà alla stampa, verso le ore 23:05.
Ha voluto esprimere un giudizio come al solito colorito sul referendum trivelle in corso in queste ore il governatore della regione Campania, Vincenzo De Luca: mentre le votazioni proseguono e si attendono i risultati delle seconde proiezioni ufficiali del Viminale su quorum e affluenza, il giudizio particolare arriva dal presidente campano. «Sul referendum di oggi sapere come la penso: per me è una palla. Quello che conta è il prossimo, quello di ottobre sulle riforme costituzionali». Battuta ma non troppo, De Luca ha voluto così esprimere la sua personale opinione sul voto trivelle, considerato una sorta di “bufala” per la mancanza di importanza reale. Non è ovviamente passato inosservato il commento di De Luca anche per le opposizioni: Oreste Agosto, avvocato vicino al Movimento 5 Stelle ha annunciato tramite le colonne del Fatto Quotidiano online che domani presenterà un esposto alla Procura di Salerno. Intanto la segreteria del Partito Democratico ha fatto sapere che il premier Renzi interverrà a commentare il voto del referendum 17 aprile dopo i risultati delle 23.
Il voto sulle trivelle vede impegnati milioni di elettori con il referendum del 17 aprile che entra nel vivo in queste ultime ore di votazioni: gli snodi decisivi sono il quorum e l’affluenza che decideranno sul risultato finale del voto referendario. Intanto, come nei giorni scorsi, i comitati no-Triv e “Vota Sì per fermare le trivelle” proseguono nella denuncia di alcuni atti presunti per ostacolare il voto: sul Fatto Quotidiano i comitati No-Triv denunciano per questa mattina alcune anomalie ai seggi. In particolare a Roma «alcuni cittadini hanno denunciato di aver trovato sbarrato il seggio dove erano soliti votare come nel caso di via della Magliana 296, senza aver avuto preventiva informazione dell’accorpamento del seggio da parte del Municipio di competenza». In altre zone di Roma, prosegue ancora il comunicato, del Comitato per il Sì, ci sono state anche aperture dei seggi senza ancora le urne, consegnate alle 8 ad un’ora e passa dall’inizio del voto. Per quanto riguarda invece le circoscrizioni estere, polemiche dalle parole del segretario nazionale di Rifondazione comunista Paolo Ferrero. «Segnalo il problema della mancata distribuzione delle schede elettorali, in particolare in Venezuela», il caso riguarda la mancata distribuzione delle schede affidata ai corrieri privati e mai arrivati alla meta. «In questo modo molti nostri concittadini che sono stati impossibilitati a votare, anche su questo denunceremo il presidente del consiglio Renzi», chiude sempre Ferrero.
Mentre è in corso il referendum sulle trivelle, in tutte le città italiane, da Nord a Sud, si fa il conteggio dell’affluenza alle urne che resteranno aperte fino alle ore 23:00 e che finora hanno visto partecipare al voto anche numerosi esponenti politici. In base a quanto riportato da Affariitaliani.it, anche il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, questa mattina alle ore 10:00 si è recato al seggio in una scuola del capoluogo fiorentino per dare il suo personale voto in merito al referendum abrogativo sulla durata delle trivellazioni in mare. “Io credo che votare sia un dovere civico”, ha sottolineato, facendo intendere già nei giorni scorsi come il suo sia stato un “Sì” già ampiamente preannunciato. “Sono contrario a concessioni perpetue su beni comuni”, ha ancora commentato Rossi.
Il voto del referendum sulle trivelle è in pieno svolgimento ma il rebus sul quorum rimane aperto e sarà così ovviamente fino alle 23 quando ci sarà lo spoglio ufficiale del voto. Comprendere se l’affluenza basti per far giungere al quorum necessario questo referendum del 17 aprile appare molto difficile visto che l’unico paragone utile potrebbe essere quello del 1999, ovvero l’unico altro voto referendario che si svolse di recente in un solo giorno. All’epoca, il voto era sul sistema elettorale maggioritario, alle 11 si ebbe l’affluenza del 6,7% e a fine giornata si sfiorò il successo con il 49,58%, ad un passo dal quorum. L’ultimo voto, quello sull’acqua pubblica – che fu anche l’unico referendum che riuscì ad essere validato – ebbe una simile affluenza alle ore 12 ma ebbe anche un giorno in più per far esprimere il voto agli italiani. Il voto sulle trivelle resta dunque in forte dubbio e così anche il destino immediato del Partito Democratico, profondamente spaccato su questa chiamata alle urne per 48 milioni di italiani.
L referendum trivelle di oggi domenica 17 aprile 2016 è arrivato ben oltre il giro di boa e la situazione per il quorum non è positiva ma neanche del tutto negativa: sembra insomma aperta la sfida per i sostenitori del Sì contro la trivellazioni nel Mediterraneo presso alcune piattaforme specifiche. Se da un lato l’affluenza delle 12 in via ufficiale ha registrato l’8,35% del quorum per gli elettori che si sono recati alle urne, dall’altra nel primo pomeriggio e prima di cena di norma avvengono le impennate della presenza ai seggi. Non essendoci però il voto anche domani, il rischio è che lo sforzo degli ambienti a favore del Sì al referendum trivelle in corso possa non pagare: in diretta a Sky Tg24 il ministro Alfano ha dichiarato che andrà a votare, mentre questa mattina si sono visti nei rispettivi seggi i presidenti delle due Camere, Pietro Grasso e Laura Bolrdini. «Rispetto ogni posizione, ma sono affezionato all’idea di esprimere quando, da cittadini, siamo chiamati a farlo», scrive su Twitter, Grasso. Per la Boldrini invece il “voto è un valore come la partecipazione”. Si attendono le secondo proiezioni di affluenza alle ore 19 ma intanto il lavoro nei seggi continua senza sosta.
Record di elettori nella regione Puglia rispetto alla media nazionale. Se questa infatti alle ore 12 era ferma all’8,3%, nella regione di uno dei massimi promotori del referendum il governatore Michele Emiliano, essa ha toccato il 10,86%. Ma al primo posto come affluenza è però la regione Basilicata che invece ha toccato l’11,4%. Il record nazionale come singola città lo ha invece toccato la città di Lecce con il 12,2%. Il commento di Michele Emiliano: “”Punto a dieci milioni di voti. I loro soldi non possono comprarci le loro bugie non possono convincerci. Andiamo a votare e convinciamo indecisi e indifferenti”.
Arrivano i primi dati ufficiali sul referendum trivelle di oggi 17 aprile 2016: l’affluenza delle ore 12 arrivata dal Viminale dà pessime notizie per i sostenitori del Sì la voto sulle trivellazioni. Molto bassa infatti l’affluenza alle urne dalle 7 di questa mattina fino alle 12: sono 2651 comuni su 8000 consultati e la percentuale rimane al 7,7%, un quorum decisamente basso per essere di fatto a metà giornata. Lo ricordiamo, se il quorum non arriva al 50% più uno degli aventi diritto al voto il voto è da considerarsi nulla, facendo così vincere il “no” all’abrogazione delle norme vigenti su alcune concessioni di trivelle nel Mediterraneo e a livello politico avrebbe “vinto” Matteo Renzi e il suo giudizio di voto inutile con la scelta dell’astensione che ha fatto scalpore nei giorni scorsi. Prossimo appuntamento con i dati del Viminale alle ore 19, intanto ecco qui i primissimi dati ufficiali arrivati dal ministero degli Interni, cliccando qui.
La partita del referendum sulle trivelle di oggi 17 aprile 2016 si gioca tutto su un numero che si sostenitori del Sì abrogativo del voto stanno sperando che venga raggiunto: è 25.393.171, ovvero gli elettori che dovranno andare a votare perché il referendum sia valido. Il quorum in quel modo sarebbe raggiunto, con il 50% più uno degli aventi diritto al voto e molto probabilmente anche il Sì vincerebbe visto che la maggiorate di chi si recherà oggi alle urne per esprimere il proprio voto sulla questione trivelle metterà il simbolo Sì. Per chi invece è contrario la scelta dell’astensione, come in tutti gli ultimi appuntamenti referendari sarà quella preferita; l’obiettivo sarà difficile da raggiungere, come mostrano gli ultimi anni. Lontanissimi dal’875 di quorum del referendum sul divorzio: di fatto dal 1997, se si eccettua il voto sull’acqua pubblica, il quorum non viene raggiunto nei referendum proposti. Nel 20122 il quorum fu raggiunto anche di poco con il 54% che si era recato alle urne: come sarà invece la partita di oggi sulle trivelle?
25.393.171 sono gli elettori necessari perché si raggiunga il quorum al referendum che si tiene oggi. E’ dal 1997 che a un referendum non si raggiunge il quorum necessario al di là della vittoria di uno schieramento dell’altro, con l’eccezione naturalmente del referendum del 2011 sull’acqua. . Senza quorum infatti il referendum è dichiarato nullo. Verso mezzogiorno si saprà la prima percentuale provvisoria dei votanti, un dato importante per capire come è l’andamento, se la gente va a votare o no. Ed è anche scontato che chi va a votare va a votare sì, perché gli unici davvero interessati a questo referendum dai contorni un po’ fumosi. Per l’occasione oggi si torna a votare in una sola giornata, questa, come già succedeva una ventina di anni fa, nelle ultime due volte si era invece votato anche di lunedì.
Il voto sul referendum trivelle di oggi, 17 aprile 2016, è cominciato questa mattina ufficialmente alle ore 7: la chiamata alle urne per questa domenica vedrà i seggi aperti fino alle ore 23 con l’attesa divenuta molta specie per le grandi polemiche pro e contro Governo Renzi degli ultimi due mesi, tra scandali, invito ad astensione e problemi ambientalisti. Decisiva, come ogni referendum abrogativo, sarà la situazione dell’affluenza: come tutti sanno, perché sia valido il voto di oggi sulle trivelle e sulle trivellazioni nel Mediterraneo vi sarà bisogno del raggiungimento del quorum, ovvero del 50% più uno degli aventi diritto al voto. Perché sia conosciuta in tempo reale la situazione dell’affluenza di questo voto il Viminale ha già indicato che interverrà con i dati ufficiali sull’affluenza alle ore 12, alle 19 e quella finale alle 23. Seggi aperti, polemiche sospese fino ai risultati di questa sera, che vivremo in costante aggiornamento con la nostra diretta live del voto che potrebbe cambiare, se non la situazione ambientale, quantomeno le dinamiche politiche in vista del referendum molto più importante sulla riforma costituzionale che vedrà Renzi impegnata tout court nei prossimi mesi.
E’ il giorno del referendum sulle trivelle che seguiremo in tutte le sue fasi salienti in diretta live e in streaming video aggiornandovi con dati e ultime notizie dai seggi. Soprattutto un occhio di riguardo lo avremo per l’affluenza e il forum che sono stati oggetto di appelli e contro appelli degli ultimi giorni da parte dei maggiori leader politici. Infatti uno dei dubbi maggiori riguardanti il referendum trivelle di questa domenica 17 aprile 2016 è il seguente: la consultazione raggiungerà il quorum? Le ipotesi sono le più disparate: ma com’è andata le ultime volte che l’Italia è stata chiamata a dire la sua in un referendum abrogativo? Tra il 21 e il 22 giugno 2009 solo il 23% degli elettori italiani decise di recarsi alle urne per rispondere al quesito proposto da Mario Segni e Giovanni Guzzetta che stabiliva l’abrogazione della possibilità di collegamento tra liste e di attribuzione del premio di maggioranza ad una coalizione di liste alla Camera e al Senato, nonché l’impossibilità per una stessa persona di candidarsi in più circoscrizioni. Nell’ultimo referendum del 12 e 13 giugno 2011 il quorum invece è stato raggiunto con una percentuale di votanti di poco inferiore al 55%. In questo caso agli italiani era chiesto di abrogare le norme che consentivano di affidare la gestione dei servizi pubblici locali a operatori privati e di quelle che prevedevano all’interno della tariffa dell’acqua fosse compresa anche la remunerazione del capitale investito dal gestore. In più gli italiani dissero sì all’abrogazione delle norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia nucleare e all’abolizione della legge sul legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri.
Urne aperte oggi, 16 aprile, dalle 7 alle 13 per il referendum trivelle: gli italiani sono chiamati a decidere se far proseguire o interrompere le concessioni per le piattaforme che estraggono in mare entro 12 miglia dalla costa. Dopo settimane di scontro politico tra sostenitori del sì, del no e anche dell’astensione, oggi il verdetto degli elettori sulla consultazione. La battaglia di oggisulle trivelle sarà quella del quorum: il referendum trivelle sarà infatti valido se andrà alle urne oltre il 50% dei votanti. E proprio sul quorum arriva un appello del Movimento 5 Stelle. Dario Tamburrano, portavoce M5S Europa, scrive sul blog di Beppe Grillo: “Per colpire al quorum i petrolieri, bisogna andare alle urne al mattino presto. L’istituto Piepoli, specializzato in ricerche di opinione, ha constatato che é possibile raggiungere il quorum al referendum trivelle di domenica. Per colpire al quorum i petrolieri bisogna quindi andare alle urne al mattino perché la percentuale dei votanti a mezzogiorno influenzerà in modo decisivo il comportamento degli altri elettori: se sarà relativamente alta, li indurrà a recarsi ai seggi; se invece sarà bassa, produrrà ulteriore astensionismo”
Alla vigilia del referendum trivelle che si terrà domenica 17 aprile Forza Italia ha lasciato libertà di coscienza in primis ai propri elettori e poi ai suoi parlamentari. A parlare a poche ore dalla consultazione sono stati due esponenti di rilievo del partito di Silvio Berlusconi, Mara Carfagna e Renato Brunetta. La prima, come riporta “Il Secolo d’Italia”, ha dichiarato che domani si recherà alle urne e voterà “No”:”Come sapete Forza Italia ha lasciato libertà di coscienza, e all’interno di Forza Italia sono rappresentate entrambe le posizioni, sia quella di chi è convinto di votare per il si, (così come rappresentanti delle regioni che hanno promosso questo referendum), sia quelli convinti di votare per il no“. Il capogruppo forzista Renato Brunetta invece non esprime la sua intenzione di voto ma attribuisce alla consultazione un rilievo politico:”Per noi ogni occasione di democrazia diretta come un referendum è un’occasione importante per mandare a casa Renzi. Siccome noi pensiamo che questo sia un governo illegittimo, non nato da una elezione politica ma da una congiura di palazzo e vissuto grazie ai 130 deputati figli del premio di maggioranza dichiarato incostituzionale dalla Corte, e da 60 senatori comprati nel mercato politico da Renzi e dai suoi cari, qualsiasi occasione di consultazione popolare e elettorale noi la vediamo di buon grado“.
A poche ore dal referendum trivelle di domani, domenica17 aprile 2016, si rincorrono gli ultimi appelli dei partiti politici che hanno deciso di schierarsi per il sì, per il no o per l’astensione. Non fa eccezione il Movimento Cinque Stelle che tramite uno dei suoi esponenti più popolari, Alessandro Di Battista, rinnova il proprio invito a “votare sì” alla consultazione di domenica. Di Battista, in un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo spiega che “se domenica 17 vincerà il Sì, le piattaforme petrolifere entro le 12 miglia cesseranno di estrarre quando scadranno i loro contratti, quindi non il giorno dopo il referendum. Quindi non si perderanno posti di lavoro, e non aumenteranno le nostre bollette. Se vincerà il No o l’astensionismo, potranno estrarre per decine e decine di anni anche poco petrolio e gas all’anno e così non pagheranno le tasse, i rischi inquinamento aumenteranno anche perché molte piattaforme sono ferrivecchi e soprattutto non dovranno mai tirare fuori qualche milioncino di euro per smantellarle“. Di Battista attacca frontalmente Renzi (“un premier non eletto da nessuno“) e Napolitano (“uno che entra in Parlamento nel 1953 l’anno della morte di Stalin“) per i loro invito all’astensione e ribadisce:”Domenica possiamo mandare un segnale a questi politicanti che non rispondono alle richieste dei cittadini. E’ un’occasione per indicargli un altro modello di sviluppo, e per fargli capire che sono fossili dentro“.
Parlano anche gli operai delle piattaforme estrattive, a poche ore dal referendum trivelle che si terrà domani 17 aprile. Per chiarire di “non essere inquinatori”. E sottolineare che “se domani perdiamo altri 2500 andranno a casa, sarebbe come chiudere un pezzo di storia”. Sono i lavoratori della Garibaldi C, a 10 km dalla costa di Ravenna, il reportage è della Repubblica. “Nelle piattaforme di Ravenna e Cervia – spiega al quotidiano l’ingegner Paolo Carnevale, responsabile del distretto centro settentrionale dell’Eni – estraiamo un terzo del gas di tutto il distretto: 3 milioni e mezzo di metri cubi al giorno. La metanizzazione dell’Italia è nata qui. Chiudere le piattaforme, come chiedono quelli del Sì al referendum, sarebbe come chiudere un pezzo di storia. Noi abbiamo portato energia pulita al Paese. Ne eravamo, e ne siamo, orgogliosi. Per questo viviamo questi giorni con amarezza e dispiacere” (clicca qui per leggere tutto)
Sono in maggioranza a favore del sì al referendum trivelle di domani 17 aprile i tweet pubblicati sul social network. E’ stata infatti condotta un’indagine da Catchy per La Stampa sulle conversazioni su Twitter tra il 3 e il 14 aprile. Prima sono stati individuati gli hashtag: #17aprile, #referendum17aprile, #petrolio, #trivelle, #StopTrivelle, #IoVotoSÌ, #unmarediSI, #notriv, #iononvoto, #iomiastengo, #unmarediballe, #iovoton, #nostopitaly, #sìtriv. Poi dall’analisi dei tweet è emerso che quelli “che includono hashtag non schierati (#17aprile, #trivelle, #referendum17aprile) presentano volumi nettamente superiori (oltre il 60% delle conversazioni). Tali tweet, pur confermando il referendum come argomento di discussione, non indicano una specifica presa di posizione dell’utente”. Mentre per quanto riguarda le intenzioni di voto nei tweet “il 32,24% è invece marcato da hashtag che promuovono e sostengono le ragioni del Sì (#notriv, #stoptrivelle #unmarediSI), mentre solo il 4% dei messaggi sono contrassegnati da hashtag che sostengono il NO o l’astensione (#sìtriv, #iomiastengo, #iovotono, #iononvoto)”.
Si vota domani 17 aprile per il referendum trivelle e il premier Renzi torna a spiegare la sua posizione in un’intervista pubblicata da Quotidiano Nazionale, dopo che nei giorni scorsi ha definito “legittimo” astenersi, riprendendo le parole dell’ex capo dello Stato Napolitano. Il premier sostiene che la consultazione è una “situazione assurda, non è un referendum politico, non si vota sul governo”: “Si vota sul futuro energetico del Paese e sul destino di 11mila lavoratori. Poiché il riscaldamento di inverno ci serve e non andiamo a lavorare in monopattino, sarà bene che l’Italia sfrutti tutte le risorse di cui dispone. Le alternative sarebbero le petroliere russe e arabe, che inquinerebbero anche di più i nostri mari”. Al referendum trivelle gli italiani sono chiamati a decidere se interrompere o far proseguire le concessioni per le estrazioni in mare da parte delle piattaforme già esistenti entro 12 miglia dalla costa.
A un giorno dal referendum trivelle – si vota domani 17 aprile – si infuoca sempre di più lo scontro politico tra i sostenitori del sì, del no e dell’astensione. Un dibattito in cui non sono intervenuti sono leader di partiti ma anche personaggi famosi, scienziati, oltre alle varie associazioni ambientaliste e a difesa dei consumatori. Ha detto la sua anche il cantante Adriano Celentano dalle pagine del suo blog virtuale. Già da giorni Celentano ha pubblicato dei post chiamati ‘bollettini’. Ieri è arrivato il quarto, affiancato da un video, in cui il cantante ha accusato i mezzi di informazione di “non essere stati trasparenti” sul referendum trivelle: “Ciao ragazzi!!! Il fatto che tutti i quotidiani, i TG e i vari talk show, come ad esempio quello della Gruber, non abbiano voluto dare visibilità ai miei bollettini a causa della mia indiscussa CREDIBILITÀ, vi fa capire fino a che punto i giochi di potere e la totale mancanza di trasparenza dei “mezzi di comunicazione di massa” abbiano il fucile puntato contro di voi. (…) Purtroppo in tutta questa faccenda (mi riferisco al referendum) c’è un clamoroso errore di fondo fatto dal governo nel momento in cui dice ai cittadini: “non andate a votare” che in parole povere significa: “l’unica opinione che conta non è la vostra, ma la MIA”. Renzi non si è accorto che, trivellando l’opinione pubblica, ha cominciato a trivellare se stesso. Adriano” (clicca qui per leggere il post e vedere il video)