Nicola Piepoli, grande guru dei sondaggi, rimette tutti con i piedi sulla terra, mentre nelle varie trasmissioni televisive infuria il dibattito, un po’ surreale, su chi ha vinto il “referendum sulle trivelle”, con una serie di “se”, di “ma”, di “forse” che servono solo ad alimentare chiacchiere in salotto, non in politica. Piepoli dice: “Renzi ha stravinto. Passerà le amministrative di giugno e stravincerà a ottobre”.
Piepoli, lei non lascia proprio speranze a chi cerca di fare una battaglia contro quello che ormai si chiama “renzismo”.
Mi limito a osservare che il Presidente del Consiglio ha suggerito di non andare a votare e che la maggioranza degli italiani non è andata a votare. Dirò in più una cosa: dopo aver stravinto, Renzi ha gratificato tutti, ringraziando sia quelli che si sono astenuti, sia quelli che hanno votato “no” e anche quelli che hanno votato “sì”. Ha praticamente fatto tutto lui, mentre altri farfugliavano.
La quota dei votanti al referendum non ha raggiunto il quorum ma è stata alta, significativa. Ben 13 milioni e mezzo di italiani hanno “firmato” un “sì” in quest’occasione. Oltre 16 milioni sono andati ai seggi e viviamo in un Paese dove ormai sembra che andare a votare non sia più di “moda”. In sintesi brutale, c’è più del 40 per cento di italiani che si tiene lontano, ormai sistematicamente, dalle urne.
Eppure questa volta l’intenzione di andare al voto, rilevata in più di un’occasione, era molto alta. Il calcolo che alcuni, tra cui io, ho potuto verificare con i sondaggi e le analisi che abbiamo condotto era quella del 70 per cento di intenzionati ad andare a votare.
Evidentemente sono stati colti da un’improvvisa “pigrizia elettorale”, perché alla fine nell’urna ci sono entrati meno di 32 italiani su cento.
A me pare, sinceramente, che si stia sottovalutando la furbizia, la scaltrezza e anche l’abilità di Matteo Renzi. Lui non ha mai venduto pubblicità come aveva fatto Silvio Berlusconi. Ma è più bravo del Cavaliere nel fare, letteralmente, il mercato della politica. Riesce a crearlo da solo, questo mercato. Guardate com’è stato gestito questo referendum. Lui ha fatto una mossa abile per politicizzarlo, ma gli altri ci sono caduti in pieno, politicizzandolo al massimo e creando così un’aspettativa che aveva poco senso in una simile circostanza e di fronte a un quesito referendario come questo. Risultato? La stravittoria di Renzi, come dicevo all’inizio, su tutta la linea. E suppongo, anzi sono pronto a sbilanciarmi anche sulle due altre scadenze di quest’anno, l’anno che dovrebbe essere problematico per il presidente del Consiglio.
Qui ci addentriamo nel campo delle “scommesse clandestine”, Piepoli. Non mi dica che è pronto persino a fornire delle quote da “betting” per le prossime amministrative di giugno e per il referendum di ottobre sulle riforme costituzionali.
Non sono un allibratore, non fornisco quote e non raccolgo scommesse.
Lasciamo perdere le battute e veniamo alle previsioni.
Io penso che Renzi passerà le prossime amministrative di giugno, con un risultato che potrà sembrare una vittoria. Ci sono rischi e incertezze, ma alla fine non mi pare che queste amministrative possano rappresentare un grande ostacolo, o comunque un banco di prova decisivo.
Vediamo che cosa rischia e dove soprattutto. Lei è convinto che a Milano il candidato di Renzi, Beppe Sala, il mitico “mister Expo” riesca ancora a spuntarla nonostante una certa compattezza del centrodestra e Passera in arrivo?
Ragiono sempre sull’argomento che ho sottolineato sin dal primo giorno in cui si pose la sua candidatura. Chi altro ha portato a Milano 4 punti di Pil come Sala? Io non ne trovo in giro di candidati a Palazzo Marino come questi. E’ indubbio che la partita adesso è più dura, più equilibrata, ma a mio parere la candidatura Sala resta sempre una candidatura molto forte. Proprio perché siamo a Milano, si fanno i conti e i 4 punti di Pil contano.
Non mi dica che vede il renzismo insediarsi anche a Napoli, dove è successo quello che è successo all’interno del Pd e l’attuale sindaco de Magistris non risparmia bordate sul presidente del Consiglio.
A Napoli convengo che la vittoria dovrebbe essere appannaggio di Masaniello, cioè del sindaco Luigi de Magistris. La situazione è talmente complicata nel capoluogo campano che un ribaltamento non mi pare possibile. E poi la città è complementare a Masaniello, così come Masaniello è complementare a Napoli. E’ una sorta di fidanzamento destinato ancora a durare. Non so per quanto, ma certamente per adesso funziona.
Allora lei vede un rischio soprattutto a Roma per Renzi?
Certo, lì c’è un rischio, c’è una partita dura, ma anche in questo caso aperta.
Mi vuole dire che Roberto Giachetti, dopo tutto quello che è capitato a Roma con il “marziano”, mafia-capitale e tutto il resto, è preferibile alla bella avvocato Virginia Raggi, candidata del rampante M5s? Guardi Piepoli che Grillo ha dichiarato che si dà fuoco se la Raggi perde. Potrebbe averlo sulla coscienza.
Io dico che la partita è aperta e Virginia Raggi è sopravvalutata. Vorrei porre io una domanda: ma lei crede che al “generone” romano una candidata così compunta vada bene? Qui non ho affatto certezze. Faccio una valutazione che comporta un rischio: Giachetti se la può giocare e la Raggi è favorita ma sopravalutata.
Andiamo avanti Piepoli e arriviamo al referendum dei referendum, quello di ottobre sulle riforme costituzionali. Il referendum della “grande svolta”.
Non ascolto neppure la domanda. Renzi lo stravince.
Va bè, ma allora non ci si diverte nemmeno quest’anno.
Finché non ci sarà un’alternativa credibile, Renzi non può essere scalzato. Dovrebbe avere un’alternativa all’interno del suo partito. Ma non mi sembra possibile, perché quelli che erano potenziali alternative sono stati tutti esautorati. E dove tornerebbe il Pd senza Renzi? I sondaggi sono supportati anche da un’analisi politica della situazione.
Insomma lei mi sta dicendo che la situazione economica, la mancata crescita, la deflazione, la disoccupazione non avranno alcun peso sul referendum di ottobre?
Renzi cercherà di sistemare con la manovra di settembre alcuni problemi. Le cose andranno male da un punto di vista economico? Ma la colpa, dirà Renzi, è della vecchia politica che ha reso il sistema non competitivo, non idoneo ad attrarre investimenti. Quindi bisogna riformarlo al più presto.
Praticamente sta al governo e fa anche l’opposizione.
Gliel’ho già spiegato che è lui che crea il mercato politico. E senza alternative credibili è un po’ difficile scalzarlo da Palazzo Chigi e dalla segreteria del Pd.
(Gianluigi Da Rold)