“I Cinque Stelle vinceranno le Comunali a Roma, ma poi per loro inizieranno le divisioni e la discesa nell’abisso di un consenso sempre più basso”. E’ il commento di Mauro Suttora, inviato di Oggi ed esperto del fenomeno M5s. Lunedì ha suscitato polemiche la dichiarazione di Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, che ha detto: “Noi ci candideremo alle prossime elezioni e ci presenteremo con una squadra di ministri e un candidato presidente del Consiglio prima delle elezioni perché vogliamo giocare a carte scoperte. Però non c’è un leader perché questo movimento sta puntando al’autogoverno”.
Che cosa si aspetta che accada nell’M5s?
Fino a fine giugno non succederà nulla, perché non sono così stupidi da sprecare l’opportunità di vincere a Roma. Dopo si scateneranno le lotte più a livello personale che di linea politica.
Grillo potrebbe tornare ad avere un ruolo di primo piano?
No, Grillo è stufo di fare politica, sua moglie gli ha chiesto di allentare molto e adesso deve riprendere a fare gli spettacoli. Alla base c’è una motivazione molto terra terra: gli mancano i soldi. Più che una famiglia, Grillo deve mantenere una tribù con otto figli tra il primo, il secondo e il terzo matrimonio, oltre ai figli della moglie. Grillo inoltre non ha nessuna voglia di ripiombare nelle beghe tra questi miracolati della politica che adesso si scannano l’uno con l’altro.
In M5s c’è qualcuno con una visione strategica della politica?
Assolutamente no. Lo ha dimostrato Di Maio con questa sua improvvida dichiarazione, che ha fatto infuriare moltissimi dentro al movimento. Mi stupisce a maggior ragione perché Di Maio è un perfetto democristiano, bravissimo a fare politica.
In che senso Di Maio è un perfetto democristiano?
De Mita sarebbe impazzito per Di Maio, lo avrebbe subito nominato capo dei giovani democristiani. E’ bravo, è diplomatico, riesce a evitare le domande, insomma è un perfetto politico.
Può essere lui il nuovo leader di M5s?
Alla fine Di Maio potrà anche fare ingoiare la sua leadership a quanti fanno finta di essergli amici. Ma in ogni caso sarà il capo di un partito reso innocuo per il fatto di essere crollato dall’attuale 25% fino al 10-15%, come accadde alla Lega dopo le fiammate dei primi anni ’90.
Il voto di protesta resterà comunque intatto?
Finché gli altri partiti continueranno a rubare e daranno spazio a personaggi di secondo piano, ai Cinque Stelle basterà restare fermi per raccogliere il risultato in modo parassitario. Ma non si può andare sempre avanti così, ormai la gente ha capito che loro sono bravi a criticare ma non a costruire. Infatti nelle città dove c’è un minimo di buona amministrazione, come a Milano, M5s non riesce ad andare oltre il 15%.
Renzi beneficerà ancora a lungo del vuoto nel campo dell’opposizione?
Sì, il risultato del referendum sulle trivelle lo documenta.
Come escono i Cinque Stelle dall’esito del referendum?
I Cinque Stelle sono disperati. In pubblico non lo dicono, ma in queste settimane hanno subito un “uno due”, come si dice nel linguaggio della boxe: prima la scomparsa del loro capo Casaleggio, quindi la sconfitta al referendum. Loro speravano in una partecipazione al voto intorno al 40%, mentre invece è stata del 31,2%.
Come andrà la Raggi alle Comunali di Roma?
La Raggi potrebbe vincere, ma è tutta colpa degli altri. Se si sommassero i voti di tutti i candidati di sinistra e di tutti i candidati di destra, sarebbero loro ad arrivare al ballottaggio. Se cioè Giachetti avesse i voti di Fassina, e Marchini avesse i voti della Meloni e di Bertolaso, la sfida al secondo turno sarebbe tra centrodestra e centrosinistra.
Quali effetti avrebbe a livello nazionale una vittoria della Raggi a Roma?
Per M5s avrebbe un effetto corroborante. Subito dopo però i Cinque Stelle si confronteranno con la realtà, e faranno la fine di Varoufakis in Grecia o dei Fratelli musulmani in Egitto, che dopo sei mesi al governo sono stati cacciati per incompetenza.
La mancanza di esperienza politica sarà fatale ai Cinque Stelle?
L’esperienza politica si può anche acquisire in due o tre anni, come è avvenuto ai più furbi dei grillini. A mancare loro è soprattutto il rispetto per la cultura e per la verità. C’è uno scadimento nella propaganda di basso conio e nella battutina. Basta vedere la loro scelta di candidare persone di bassissima qualità. Al di là della Raggi, che è una persona simpatica e dal bel viso, ma “bugiardina” perché si è dimenticata di scrivere nel curriculum che aveva lavorato per Cesare Previti. Ma al di là dell’immagine, c’è soltanto il nulla prima culturale e poi politico.
(Pietro Vernizzi)