La battaglia per le elezioni comunali 2016 nella città di Roma comincia ad entrare nel vivo. Il candidato civico Alfio Marchini ad esempio, non le manda a dire e in un’intervista rilasciata a “Roma Incontra” attacca i suoi competitor:”A 52 giorni dal voto nessuno dei candidati ha ancora un programma, tranne noi. Ciò significa che questa città è usata per fare altre cose e che di Roma non frega niente a nessuno“. Come riporta Adnkronos, per Marchini il degrado della Capitale non è dovuto ad una carenza di investimenti:”I soldi a Roma non mancano, ma sono spesi male perché i fondi degli investimenti sono stati spostati sulla spesa corrente, con qualsiasi dirigente che può impegnare il Comune di Roma su qualsiasi importo. Il secondo grande errore è che, furbescamente, hanno tramutato i diritti in privilegi. Io ho un’idea diversa per Roma e continuerò a sostenerla. In 3 anni mi hanno offerto qualsiasi cosa: posti, assessorati. Ma siamo rimasti fedeli alla linea. Identità e appartenenza sono le uniche due cose che rendono felici. E la felicità è un percorso collettivo, di una famiglia o di un gruppo“.
Sono ore cruciali a Roma, fasi decisive per l’esito delle elezioni comunali 2016 che decideranno il/la prossimo/a inquilino/a del Campidoglio. A tenere banco è in particolare la situazione del centrodestra: Guido Bertolaso, prima candidato unitario dello schieramento, dopo il dietrofront di Meloni e Salvini si è ritrovato ad essere il rappresentante della sola Forza Italia di Silvio Berlusconi. Ed è proprio Berlusconi adesso a dover decidere la prossima mossa da fare: Giorgia Meloni, come riferisce “Il Tempo”, ha indicato nel Natale di Roma (il 21 aprile), la data dell’inizio ufficiale della sua campagna elettorale. A quel punto le alleanze dovranno essere già stabilite: impossibile condurre una campagna elettorale tacendo sulla mancata alleanza con Forza Italia. Ecco allora che sono rimasti due giorni per capire se Berlusconi deciderà di mantenere la parola data a Bertolaso, così come ha annunciato il capogruppo forzista alla Camera Renato Brunetta, o si piegherà ai sondaggi che vogliono Mister Emergenze sotto il 10%. Un rebus difficile da sciogliere, con una terza via al momento inesplorata: quella di dare vita ad un’alleanza civica con Alfio Marchini. Ma anche qui non è ben chiaro a chi tocchi fare la prima mossa, chi debba rinunciare al ruolo di candidato sindaco in favore dell’altro: ma il tempo passa e la soluzione del rebus è sempre più vicina.
E la campagna elettorale per elezioni comunali 2016 ora è ufficialmente iniziata con annesse schermaglie che diverranno sempre più presenti nelle prossime settimane: liberate “dal giogo” del voto sulle trivelle, le Amministrative entrano nel vivo del dibattito politico e dalle città principali ripartono le schermaglie tra candidati e opposizioni che diventeranno pane quotidiana fino al voto del 5 giugno. A Milano è singolare lo scontro delle ultime ore tra il sindaco uscente Giuliano Pisapia e il candidato della sinistra Basilio Rizzo: scontro molto duro con reazione su un tema che nel centrosinistra ritorna dopo il caso clamoroso della Regione Liguria, con la sconfitta della Paita contro Toti grazie alla fuoruscita di Cofferati e parte dell’ala più sinistra a pochi mesi dal voto. Pisapia ha attaccato la lista Milano in Comune con parole insilai per il suo solito aplomb: «il mondo è cambiato ma c’è chi a sinistra è rimasto ancora a trent’anni fa e si senti più puro degli altri. C’è chi considera il Pd nemico da abbattere e c’è chi manda a rotoli quello con cui lavorava fino al giorno prima e così ha regalato la Liguria alla destra e a Milano ha espresso cinque candidati sindaci. Quando sento che Renzi è uguale a Berlusconi io mi ribello». Parole fortissime che Basilio Rizzo non ha certo preso benissimo: «il sindaco ha perso il suo aplomb e ha usato termini che non voglio mi siano attribuiti. Quando c’era il vento in poppa si poteva tagliare fuori la sinistra radicale e anche Pisapia nei mesi passati parlava di primarie del centrosinistra di governo e tutti capirono che escludevano noi che avevamo commesso il peccato di aver chiesto più chiarezza su delibere importanti come la M4 e gli scali ferroviari». Chiusura ancora già amara per Rizzo che chiosa con una “adesso serpeggia la paura, il merito andrebbe a chi si tura il naso pur di vincere e il torto a chi continua a difendere il progetto arancione”. Più pisapiano di Pisapia? Il centrosinistra nella sfida tra Sala e Parisi è chiaro cosa dovrebbe votare ma per il sindaco attuale di Milano certe liste rischia di aiutare più la destra paradossalmente togliendo voti a Sala. Si arriverà ad una quadra o sarà battaglia totale?