Annuncia il suo voto per il sì al referendum trivelle lo scrittore Erri De Luca e lo fa in un’intervista a Il Fatto Quotidiano, come riporta l’Huffington Post. Erri De Luca è già noto per le sue battaglie sulla Tav in Val Susa e quella per gli ulivi pugliesi. Adesso si schiera anche contro le trivellazioni in mare: il prossimo 17 aprile si voterà infatti per decidere se interrompere o proseguire le trivellazioni in alcune aree del Mediterraneo entro le 12 miglia dalla costa. Il si al referendum trivelle di Erri De Luca ha l’obiettivo di “essere una prova anche di adrenalina,un risarcimento a noi stessi, alle nostre capacità di ribellione e rivalsa”. Lo scrittore spiega al quotidiano: “Vado dove mi porta la ragione, dove sento il bisogno di stare,la necessità di dar voce… Oramai non c’è opera pubblica che non sia collaterale a fenomeni di banditismo. E non c’è opera che non arrechi danno al territorio. Come si fa a non mettere in conto che in Val Susa si bucano montagne di amianto?E come si fa a non capire che in Lucania i reflui petroliferi sono veleni puri?…Siamo la generazione cavia da un punto di vista storico e biologico. Siamo tecnicamente sottoposti a processi vasti e sconosciuti di aggressione alla nostra salute”.
Interviene di nuovo sul referendum trivelle il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti e lo fa in un’intervista al Quotidiano nazionale, come riportato da Meteoweb. Per ribadire il suo no alla consultazione a due settimane dal voto in programma il prossimo 17 aprile quando gli elettori saranno chiamati a decidere se interrompere o proseguire le trivellazioni in alcune aree del Mediterraneo entro le 12 miglia dalla costa. Riguardo la voto Galletti precisa: “Non ho ancora deciso se andarci. Nel caso, voterò no. La bassa affluenza sarebbe un segnale politico preciso sull’irrilevanza del referendum”. Secondo il ministro, se vincesse il sì, potrebbero esserci “ricadute occupazionali pesantissime: si parla di 10mila posti più l’indotto e miliardi di investimenti. Inoltre, bisogna considerare l’effetto a catena su tutto il settore oil-gas dei mancati investimenti futuri o riallocazioni all’estero della produzione”.
Mancano due settimane al referendum trivelle, in programma il prossimo 17 aprile: gli elettori dovranno decidere se interrompere o proseguire le trivellazioni in alcune aree del Mediterraneo entro le 12 miglia dalla costa. In questi giorni, sul referendum trivelle, si fa più aspro lo scontro tra sostenitori del sì e del no e chi invece fa appello all’astensione. Contrasti che si sono acuiti ancora di più dopo le dimissioni lo scorso 31 marzo del Ministro per lo Sviluppo Economico Federica Guidi (per un’indagine su un centro di estrazione petrolifera in Basilicata). Per il vicepresidente del Wwf Italia Dante Caserta,”l’Italia è un paradiso fiscale per le aziende petrolifere. Le servitù estrattive mettono a rischio economia, ambiente e salute”. A riferire le sue dichiarazioni è l’agenzia di stampa Ansa, come riportato dal sito della regione Valle d’Aosta: “Dalle dimissioni del ministro Guidi il tema petrolio e appalti è su tutte le pagine dei giornali per i suoi aspetti di illegalità, ma mi sento di dire, proprio oggi, che è anche il sistema assolutamente legittimo con cui si gestisce il settore estrattivo che è pieno di opacità e di privilegi che fa dell’Italia un paradiso fiscale per le aziende petrolifere. Un sistema che andrebbe riformato facendo pagare il dovuto, valutando i costi delle ricadute ambientali e sulla salute”.