A Roma il candidato del Pd, Roberto Giachetti, è tra il 23 e il 28% e Fassina tra il 5 e il 10%. Se il centrodestra non si ricompatta, la sfida più probabile al ballottaggio sarà quella tra Giachetti e la candidata di M5s, Virginia Raggi. E’ quanto prevede Nicola Piepoli, sondaggista e fondatore dell’Istituto Piepoli, secondo cui nelle grandi città l’unico che ha le carte per vincere al primo turno è Virginio Merola, sindaco uscente del Pd a Bologna. Per Piepoli, “a Milano Sala è convinto di avere già vinto, ma questa è proprio la sua grande debolezza e alla fine potrebbe spuntarla Parisi”. A Napoli è in testa de Magistris, ma non passerà al primo turno e quindi tutto si giocherà poi al ballottaggio. Mentre nel referendum sulle trivelle il 70% degli elettori dice che sicuramente o probabilmente andranno a votare. Ma chi effettivamente si recherà nei seggi sarà soltanto l’80% di quanti affermano che lo faranno sicuramente e il 50% di quanti dicono che lo faranno probabilmente.



Presentando il suo nuovo libro, Ignazio Marino ha polemizzato duramente con il Pd. Eppure, il Marziano ha escluso la sua candidatura.

In effetti quelle di Marino non sono dichiarazioni di uno che si vuole candidare, ma soltanto di uno che è stato detronizzato. Per candidarsi uno dovrebbe fare delle proposte, e non mi sembra che queste siano presenti nelle ultime affermazioni dell’ex sindaco.



Che cosa prevede che accada alle Comunali a Roma?

A Roma circa un terzo tende a votare per il centrosinistra, circa un terzo per M5s e circa un terzo per il centrodestra: si tratta di tre forze abbastanza paritetiche. Mentre M5s però non ha nessun concorrente interno, e lo stesso Giachetti non ha concorrenti nel centrosinistra, nel centrodestra c’è una profonda divisione.

Fassina quanti voti toglie a Giachetti?

Fassina prenderà tra il 5 e il 10%. Se quindi gli elettori di centrosinistra sono il 33% del totale, con Fassina al 10% e Giachetti al 23% il candidato del Pd arriverebbe secondo. Con Fassina al 5%, Giachetti avrebbe invece il 28% e arriverebbe primo. Poi però il ballottaggio sarebbe tutto da disputare.



Il centrodestra romano come può uscire dalla marginalità in cui rischia di confinarsi?

Grazie a un accordo tra i suoi leader sul territorio, per esempio con un ticket Meloni-Storace o Pivetti-Marchini. L’ideale sarebbe un terzetto in cui uno diventa il sindaco, uno il vicesindaco e uno il presidente del consiglio comunale. Se viceversa i leader sono tutti contro tutti, il centrodestra non arriva al ballottaggio.

Come vede invece la sfida di Milano?

A Milano si andrà al ballottaggio tra Sala e Parisi, il centrodestra è secondo ma sta crescendo. Gianluca Corrado, candidato di M5s a Milano, vale sicuramente meno di Virginia Raggi, candidata di M5s a Roma.

Alla fine Parisi potrebbe riuscire a battere Sala?

Il problema è che sembra che Sala interpreti la tornata elettorale come una passeggiata di piacere. In realtà la vittoria finale bisogna guadagnarsela lavorando duramente, e dimostrando di farlo per la città. Quanto sta avvenendo a Sala è quello che un filosofo della storia chiama “idealizzazione di un io effimero”. Sala idealizza il suo io effimero per avere vinto l’Expo, ma non si rende conto che in questo modo rischia di perdere le comunali.

 

Quanto vale in questo momento la Lega nord?

C’è un abisso a seconda delle diverse aree geografiche: la Lega vale per esempio il 15% a Milano e il 5% a Roma.

 

A Napoli e Bologna come andrà a finire?

A Napoli vincerà Luigi de Magistris al ballottaggio. L’unico che potrebbe vincere al primo turno è Virginio Merola, sindaco uscente del Pd a Bologna.

 

Il referendum sulle trivelle del 17 aprile raggiungerà il quorum?

Circa il 70% degli italiani afferma che certamente o probabilmente andrà a votare. Sul piano strettamente numerico quindi la propensione ad andare a votare è elevata. Se si va a votare vince il “sì”, cioè il blocco delle trivelle attualmente funzionanti entro le 12 miglia marittime dalla costa. Sui referendum però noi siamo abituati a utilizzare dei correttori.

 

Cioè?

Stimiamo che andrà effettivamente a votare l’80% di quanti hanno detto che intendono farlo certamente e il 50% di quanti hanno detto che intendono farlo probabilmente. Il quorum è quindi proprio sul filo di lana. L’unico modo perché vinca il “no”, cioè la possibilità di continuare a usare le trivelle già installate, è quella di non andare a votare.

 

(Pietro Vernizzi)