Le firme sono state depositate e il referendum d’ottobre costituzionale ci sarà, bisogna solo decidere il giorno: eppure per il ddl Boschi le sfide e gli ostacoli non sono solo sulle opposizioni, legittimamente, ma anche e sopratutto a livello interno. Nel Pd sta pesando dopo la presentazione delle firme alla Camera questa mattina, la mancanza dei big della minoranza dem, da Cuperlo a Bersani passando per Speranza. «Per una questione di logica ed eleganza penso sia giusto che siano le opposizioni ad avanzarla», dichiara Cuperlo in uscita dal Parlamento alla stampa. Miguel Gotor va giù ancora più duro e tocca il punto: «io non firmo perché il referendum è uno strumento che le opposizioni hanno per contrastare una maggioranza parlamentare. L’opposizione ha già raccolto le firme, andava evitato questo sovraccarico, non va bene che la consultazione assuma carattere plebiscitario. Ed è inevitabile quando è la maggioranza che chiede un referendum su di sé». La risposta del premier è secca e molto netta, direttamente dal Messico dove è in viaggio istituzionale in questi giorni: «Ormai non è più una novità, nel Partito Democratico c’è una parte che fa opposizione su tutto. Ce ne faremo una ragione». L’impressione è che siano solo “schermaglie” prima della grande battaglia di ottobre.



Il referendum costituzionale che si terrà molto probabilmente ad ottobre sembra davvero che lo vogliano tutti e ovviamente per ragioni diversi: Renzi, perché il ddl Boschi rappresenta la riforma chiave dell’intero mandato. La minoranza dem, per cercare di “godere” dei benefici in entrambi gli esiti del voto, le opposizioni per far cadere definitivamente il governo renziano e il Comitato No Riforma che da iniziativa die cittadini non vuole l’abolizione del Senato elettivo. Il Comitato ha deciso proprio stamattina di raccogliere le firme per arrivare al referendum costituzionale con queste motivazioni: “la scelta è perché si vuol far vivere nella futura campagna referendaria non solo la presenza di chi in Parlamento si è espresso contro questa deformazione della Costituzioni, ma soprattutto punta a far sentire con forza la volontà dei cittadini”, affermano in una nota distribuita alla stampa. Nella raccolta firme si legge anche una doppia proposta di abrogazione per norme fondamentali della legge elettorale come il premio di maggioranza e i candidati bloccati. La raccolta inizierà il 25 aprile, 71esimo anniversario della Liberazione, data scelta non a caso.



Sul referendum costituzionale di ottobre arrivano questa mattina anche le firme di richiesta per il voto in autunno del Pd e della maggioranza, dopo che ieri le opposizioni avevano anticipato l’iter presentando le firme necessarie per il Referendum, ovviamente con l’intento opposto a Renzi. Matteo Mauri (Pd) ha presentato pochi minuti fa alla Camera la richiesta di referendum sulla riforma costituzionale, il famoso ddl Boschi, raggiungendo quella già presentata ieri da Toninelli del M5s: «Sono indicati come delegati a cura dei quali la richiesta di referendum sarà depositata presso la cancelleria della Corte di Cassazione i deputati Ettore Rosato, Maurizio Lupi e Lorenzo Dellai», spiega il vicepresidente Simone Baldelli all’Assemblea di Montecitorio, facendo così capire che anche il Nuovo Centrodestra appoggia il referendum costituzionale, dopo aver anche votato in aula il ddl Boschi. Stessa scena al Senato, con il tesoriere del Pd Mauro Del Barba ha presentato il modulo per la richiesta ma le firme necessarie per il voto arriveranno probabilmente già oggi.



Si farà e sarà ad ottobre, come pre annunciato da Renzi qualche settimana fa: dopo il passaggio definitivo del ddl Boschi alla Camera, ieri sono state presentate – prima addirittura della maggioranza – le firme dell’opposizione per richiedere il referendum costituzionale ad ottobre sui punti decisivi della riforma firmata dal Ministro Boschi. Si avvicina dunque la grande battaglia che porterà la politica fino ad ottobre, con il voto-sondaggio sulla persona di Renzi che sembra sempre più attuale. È stato raggiunto il quorum per la richiesta del referendum popolare sulle riforme con i voti di M5s, Forza Italia, Sel-Sinistra Italiana e Lega Nord, 166 deputati in tutto che non hanno di fatto reso necessario neanche una firma della maggioranza che comunque questa mattina presenteranno le loro richieste. Evidente la differenza di posizione, con le opposizioni che con forza chiedono il No al referendum confermativo – ricordiamo che non ci sarà il quorum, dettaglio importante, specie dopo le querelle sul voto trivelle del 17 aprile – mentre i renziani faranno campagna elettorale per un deciso Sì alle riforme base del Governo. Durissime la parole di Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, che su Twitter lancia l’hashtag #schiforme per definire le nuove riforme nel ddl Boschi: «opposizioni hanno chiesto referendum, vanificata volontà di Matteo Renzi. Solo nei regimi maggioranza convoca plebiscito su se stessa». Siamo certi ora, la battaglia è davvero cominciata.

Le opposizioni oggi hanno sancito ufficialmente il referendum costituzionale di ottobre sul ddl Boschi: in anticipo rispetto alla maggioranza, che domani mattina presenterà la stessa richiesta per un referendum popolare sulla riforma costituzionale. M5s, Forza Italia, Lega e Sel hanno dunque superato il quorum richiesto di un quinto dei parlamentari per richiedere il voto e il parere die cittadini su una riforma tra le più importanti degli ultimi dieci anni.Ovviamente, per motivi opposti le richieste: se il Governo Renzi punta diritto sull’immagine di questo esecutivo e che farà campagna elettorale per il Sì al referendum confermativo, le opposizioni con Danilo Tondelli, proponente del voto referendario dichiarano «Renzi e i suoi possono stare comodi, non c’è bisogno che si sforzino a raccogliere firme per il referendum confermativo, ci abbiamo già pensato noi. Grazie all’iniziativa del M5s si sono raggiunte le sottoscrizioni necessarie». Forza Italia e Sel sulla scia, scrivono nelle loro note la richiesta di votare No per questa riforma definita la “sciagura di Renzi”: «con questa riforma combinata con la riforma elettorale si sta consegnando tutto il potere in capo ad una persona. Noi invece siamo per dare il potere ai cittadini e per questo diremo No all ddl Boschi».

Il voto di ottobre sul referendum costituzionale entra, nonostante manchino parecchi mesi, già nel dibattito politico vista la vicinanza ancora molto stretta con i risultati del referendum trivelle che ha visto trionfare l’astensione “invitata” dal premier Renzi. Dalle trivelle alle riforme costituzionali, il passo è lungo come iter ma molto breve come obiettivo: è sempre il giovane segretario del Pd ad essere, nel bene o nel male, al centro del voto di ottobre tanto quanto in negativo lo è stato per quello del 17 aprile dove con il suo non voto ha scatenato discussioni politiche e accuse istituzionali continue. Ma è lo stesso Renzi che ora rilancia sul voto di ottobre in una intervista al Tg1, mettendosi una volta di più ancora in prima persona: «il quesito di ottobre non riguarda il referendum o altro, riguarda una cosa molto semplice: volete cambiare la Costituzione e rendere più semplice il sistema politico, riducendo il numero di politici, cambiando ruolo al senato, eliminando troppi poteri alle regioni e abbassando gli stipendi dei consiglieri regionali? Questo prescrive la nuova Costituzione e gli italiani devono dire sì o no». In conclusione il lancio diretto per il voto-Renzi, visto che queste parole rimarranno scolpite per tempo (e potrebbero anche ritorcersi contro): «se saremo bravi a spiegare le nostre ragioni otterremo un concesso ma il voto sulla persona non c’entra niente. Io, a differenza degli altri, se perdo lo dico e vado a casa». Insomma, se non è voto sulla persona questo…

Era inevitabile, “morto” un referendum se ne fa un altro: al referendum costituzionale che si terrà in ottobre 2016, anche se manca ancora l’ufficialità, verrà testata in maniera decisiva la nuova riforma costituzionale, il famoso ddl Boschi. Lo scorso 12 aprile la Camera ha dato il via libera alle Riforme Costituzionali contenute nel ddl del ministro Maria Elena Boschi. Ora però saranno i cittadini ha decidere sull’entrata o meno in vigore di quella riforma che porterebbe alcune modifiche fondamentali nella vita politica e sociale italiana. Sarà infatti un referendum confermativo, ovvero senza quorum e dove si calcolerà il sì o il no come mero strumento di democrazia diretta. Un referendum costituzionale viene ufficializzato entro tre mesi dalla pubblicazione su Gazzetta Ufficiale, ne facciamo richiesta un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque consigli regionali. Iter che dovrebbe essere confermato proprio in quesi giorni, ma la sostanza dice che i cittadini saranno chiamati a votare, come ha ripetuto Renzi più volte in questi mesi, tra due opzioni: confermare o non confermare le modifiche costituzionale del ddl Boschi (Senato ridotto, addio bicameralismo perfetto, cambio regole referendum, semplificazione da burocrazia, federalismo differenziato tra Stato e regioni, taglio del Cnel). Ma questo voto odora molto da vicino di sondaggio decisivo per il premier: un po’ perché Renzi stesso ha posto questo referendum come ago della bilancia per la sua politica, “se perdo vado a casa” e ci giocherà la faccia più di tutte le altre riforme portate a casa in questi mesi. Inoltre il voto sulla sua persona è anche un modo per “mascherare” l’eventuale sconfitta che comunque sconfesserebbe la base finora incrollabile e originaria del suo Governo, la svolta sulle riforme costituzionali. Dopo la vittoria ottenuta al recente voto sulle trivelle si ripone una nuova sfida per il giovane e ambizioso premier; senza il quorum il tutto acquisterà però una sorta di arma a doppio taglio. Non c’è l’incubo dell’astensione ma si tratterà di un Renzi sì-Renzi No. Chi la spunterà?