Il documento contro il referendum costituzionale d’ottobre, che porterà i cittadini a votare per il ddl Boschi, presentato oggi da 50 costituzionalisti non porterà sicuramente calma nell’agone politico del voto sulla riforma renziana per eccellenza. «La riforma costituzionale che sarà sottoposta a referendum in autunno pur originato da condivisibili intenti di miglioramento della funzionalità delle nostre istituzioni, si è tradotto in una potenziale fonte di nuove disfunzioni del sistema istituzionale». A parlare è il documento sottoscritto da 50 importanti costituzionalisti italiani tra cui scorgiamo in nomi illustri di Valerio Onida e Gustavo Zagrebelsky, ma anche Luca Antonini, Gianmaria Flick, Enzo Cheli e Fernando Santuosuosso. Per questi studiosi e magistrati il ddl Boschi ha configurato un Senato estremamente indebolito ma non solo: «per superare un bicameralismo perfetto si è configurata una pluralità di procedimenti legislativi differenziati con rochi di incertezze e di conflitti con Regioni e autorità locali». Bocciata anche la lotta i costi, visto che “non si ottiene tagliando il numero di persone investite di cariche pubbliche”, per finire con la sonora condanna: «si toglie con questo voto quasi ogni spazio di competenza legislativa». Bocciato il ddl, ma la bocciatura suona sonora per Renzi e anche Napolitano: la battaglia sarà ancora più dura, come reagirà il governo?



Ha parlato in vista del lancio per il comitato del Sì del referendum costituzionale d’ottobre 2016, Sandro Gozi, sottosegretario agli Affari Europei del Governo: il renziano di ferro è promotore dell’appuntamento organizzato a Cesena e che porterà il lungo percorso della battaglia sul ddl Boschi alle urne fino al voto d’ottobre. Convinto del Sì, Gozi lancia il Comitato proprio nella cittadina emiliana domani, sabato pomeriggio alle 17.30 al Bar Roma: si avrà un incontro informativo per discutere proprio della riforma costituzionale. «Siamo convinti che la Riforma Boschi, approvata alla Camera da poco, segnerà una svolta importantissima per il nostro Paese, rendendolo più semplice ed efficiente. Uno dei maggiori pericoli delle democrazie infatti non è quello di decidere troppo, ma di non riuscire a decidere, come ricordava Calamandrei». All’evento parteciperanno molte forze politiche locali, assieme al politologo Salvatore Vassallo e con l’intervento anche di Elena Ferioli, giurista dell’Università di Bologna.



Il referendum costituzionale si terrà ad ottobre 2016 e sarà l’ago della bilancia del Governo Renzi, come oramai tutte le parti politiche sono pronte a scommetter, premier in testa con la sua frase, “se perdo, vado a casa” che potrebbe essere un boomerang in entrambe le posizioni. Il ddl Boschi sulla riforma costituzionale è osteggiate da parecchi fronti e giusto ieri è stata data notizia della fondazione del primo Comitato del No: ad Aosta il 1 maggio si terrà la raccolta firme per il referendum, in modo da poter fermare il progetto di riforme renziane. Il neo comitato presentato ieri alla stampa si rifà al Coordinamento nazionale per la democrazia costituzionale che conta tr i tanti promotori e aderenti il giudice costituzionale Gustavo Zagrebelsky. «È importante che a fianco dei deputati ci siano a chiedere il referendum anche 500mila cittadini, questi ci permette di arrivare al voto ad ottobre evitando un voto a giugno più volte annunciato dal Premier», scrive Luca Sacchi, tra i promotori del Comitato del No al referendum costituzionale. Le critiche del Comitato sono «sull’intero impianto della riforma che sposta l’asse istituzionale a favore dell’esecutivo con l’introduzione in Costituzione di un governo dominus dell’agenda dei lavori parlamentati, oltre l’azzeramenti di ogni rappresentatività del Senato».



È lontano, ma il referendum costituzionale frutto del passaggio del ddld Boschi è già entrato in piena bagarre politica: prima c’è stato il post voto sulle trivelle, con le opposizioni in rivolta contro la scelta di astensione per Renzi e la maggioranza di governo; poi il caos sulle firme da presentare per il prossimo referendum d’ottobre, con le opposizioni che anticipano il Governo e con la minoranza dem che va contro il proprio segretario e si rifiuta di firmare la richiesta del voto. Ciliegina sulla torta, la rimessa in discussione dell’Italicum da parte di Bersani e dei suoi che non vuole “consegnare il Paese ad un rischio di deriva autoritaria”. I dolori del giovane Premier, così potremmo titolare: ma la battaglia sul voto confermativo della riforma Costituzionale è molto lunga e per il segretario fiorentino le armi al proprio bagaglio sono ancora molte. La perfetta interprete del mandato renziano, Maria Elena Boschi, nonché firmataria del disegno di legge in attesa del voto dei cittadini, ha voluto rilanciare la sfida ad opposizioni e minoranza dem sul voto di ottobre, con una punta piuttosto polemica sul voto delle trivelle. Ecco un estratto dalla recente intervista al Corriere della Sera per il Ministro delle Riforme: «Si tratta di due referendum molto diversi: noi abbiamo fortemente voluto sin dall’inizio questo referendum che prevede un sì o un no secco senza quorum di partecipazione, perché riteniamo che su un tema che coinvolge 40 articoli della nostra Costituzione, non si possa non sentire l’opinione dei cittadini, riguarda il futuro di tutti noi». Altro che trivelle insomma, dato che in un altro passaggio dell’intervista la bella ministra afferma senza nascondersi, «se adesso, altro che il voto, le regioni promotrici si occupassero di sistemare i depuratori e ridurre le liste d’attesa nella sanità penso che saremmo tutti più felici». E come finirà secondo la Boschi il referendum d’ottobre? «Beh se vincerà il no, il nostro governo nato per fare le riforme, non potrebbe fare finta di niente. Ma se invece passeranno i sì, si andrà avanti fino alle elezioni del 2018».