Il voto sul referendum costituzionale d’ottobre 2016 per l’Anpi vede un ipotizzabile previsione sulla scelta, oggi confermata dalla neopresidente Anna Cocchi, intervenuta a Bologna per le celebrazioni del 25 aprile. «Il referendum costituzionale di ottobre sarà un referendum cardine: l’ampi, pur ribadendo di essere un’associazione apartitica, non può che prendere posizione a difesa della Carta costituzionale e contro le modifiche che possono portare ad una riduzione degli spazi della democrazia». Parole molto dure quelle dell’associazioni Partigiani che non vede di buon occhio la riforma approvata dal governo e ora al vaglio dei cittadini in ottobre: il sindaco di Bologna, Virginio Merola (Pd) presente durante l’attacco dell’Anpi al referendum, ha cercato di spegnare il fuoco immediatamente con queste parole, rilasciate al Giorno. «Sono preoccupazioni che l’ampi ha sempre espresso, bisogna lavorare per tranquillizzare sul fatto che i principi fondamentali della prima parte della Costituzione non vengono intaccati da questa riforma».
Da Genova ha parlato questa mattina sul referendum costituzionale di ottobre 2016, il presidente della Camera Laura Boldrini, a margine delle celebrazioni per la Festa della Liberazione d’Italia. «Il referendum di ottobre sulla Costituzione non tocca la prima parte della Carta che sono i nostri valori fondativi: in Parlamento c’è stato un dibattito, tutti erano d’accordo a rivedere il bicameralismo perfetto ma certamente non tutti erano d’accordo su come farlo. Abbiamo passato il testimone agli italiani», commenta la Boldrini il voto così tanto discusso in questi gironi sul ddl Boschi che ha di fatto scatenato la nuova lotta politica-magistratura tra Renzi e il Csm. Il premier ha affermato questa mattina su Repubblica che è finito il tempo in cui la politica vive la subalternità con i giudici: di certo si infiamma ancora di più un clima non proprio tranquillo su queste modifiche costituzionali che la riforma Boschi introduce e a cui gli italiani sono invitati a votare nel prossimo autunno. «Spero che ci sia un’informazione sul merito al di là della polemiche, che si riesca a far capire agli italiani qual’è la questione sulla quale dovranno esprimersi», chiude la Boldrini su Il Secolo XIX.
Non si placa lo scontro politica-giustizia sul tema del referendum costituzionale d’ottobre sul ddl Boschi: la riforma che contiene le modifiche della Costituzione non viene vista di buon occhio da molti costituzionalisti che nei giorni scorsi hanno lanciato un importante documento firmato da 56 giuristi in cui si pone l’accento sulle varie problematiche della riforma Boschi. Polemica esplosa, con il Governo che teme una frizione ulteriore nel già difficile rapporto politica-giustizia, con relative accuse al premier Renzi di “rifare” la stessa esperienza di Berlusconi, quantomeno nel contestare gli interventi della magistratura. Parla intervistato da Repubblica, Valerio Onida, uno dei massimi esperti di costituzione in Italia nonché promotore del documento anti-Ddl Boschi. «Questa riforma non ci piace nei contenuti, e il nostro intervento ha lo scopo di evitare che il confronto referendario si riduca a uno scontro pro o contro il governo, dopo la scelta di Renzi di legare le proprie sorti a questo testi. Così si pone agli elettori una questione di fiducia: un fatto che svilisce la Costituzione stessa». Renzi sta cercando di abbassare i toni sul questo referendum d’ottobre ma di certo l’attacco di Onida non va nella stessa direzione: ex presidente della Corte Costituzionale, considera il referendum costituzionale confermativo l’ultimo modo per poter fermare la “deriva statalista” come la definisce lo stesso Onida. «La Carta non è intoccabile, ma si può migliorare a patto che le modifiche siano puntuali e corrette: riformare la Costituzione non è comunque una priorità per il nostro Paese». Duro il passaggio sul ddl nei contenuti: «il difetto più grande del ddl Boschi non raggiunge l’obiettivo di superare il bicameralismo perfetto. Se si era deciso di togliere al Senato la funzione di Camera politica che vota la fiducia al Governo, bisognava trasformarlo in una assemblea davvero rappresentativa delle autonomie locali, come in Germania». Per Onida, così il Senato appare come una camera debolissima priva di poteri significativi: «questo Senato è una ricentralizzazione che taglia le ali alle regioni e fa risorgere lo statalismo che tanti danni ha già fatto al Paese».